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L'insicurezza e le difficoltà della popolazione del Kenya al centro delle preoccupazioni del Consiglio interreligioso nazionale (Afp) L'insicurezza e le difficoltà della popolazione del Kenya al centro delle preoccupazioni del Consiglio interreligioso nazionale (Afp)

Nel 2022, Kenya al voto. Appello dei leader religiosi per una “coesistenza pacifica”

Il Paese africano andrà alle urne per le elezioni generali ad agosto del prossimo anno, ma già oggi si registrano tensioni e scontri politici. Il Consiglio interreligioso nazionale (Irck) chiede con forza che le votazioni siano giuste e pacifiche

Isabella Piro – Città del Vaticano

È il crescente clima di “intolleranza politica” a destare “profonda preoccupazione” tra i membri del Consiglio interreligioso del Kenya (Irck) che guardano alle elezioni generali, in programma nel Paese l’8 agosto 2022. Di fronte a tali tensioni, i leader religiosi, in una nota congiunta redatta insieme alla Commissione nazionale per la coesione e l’integrazione (Ncic) e diffusa su Facebook, lanciano un appello al bene comune e all’onestà, così da contrastare “le polarizzazioni politiche” e “la tendenza alla violenza” che si sta diffondendo anche tra i giovani. “Chiediamo ai politici – sottolinea l’Irck – di abbracciare la diversità di opinione e invitiamo tutti i partiti a firmare e a rispettare il Codice di condotta elettorale elaborato dalla Commissione elettorale indipendente”. Quest’ultima, dal suo canto, viene esortata a focalizzarsi sulle criticità tecniche, così da risolverle e permettere lo svolgimento regolare del voto.

“Giovani, usate il voto per cambiare il vostro destino”

Rivolgendosi, poi, ai propri fedeli, il Consiglio interreligioso li esorta ad “abbracciare il dovere civico di prendere decisioni informate, iscriversi al Registro elettorale ed essere pronti a votare”, rispettando “la legge e l’ordine” sia prima che durante e dopo le elezioni. Al contempo, i leader religiosi si impegnano a “sostenere le istituzioni” ed a svolgere il loro compito “nell’assicurare votazioni pacifiche”, offrendosi di entrare a far parte di “un gruppo di mediazione nazionale che faciliti il dialogo e la risoluzione di controversie tra le parti interessate”. L’Irck si dice disponibile anche ad “utilizzare le sue strutture e istituzioni religiose per dialogare con i candidati ed i giovani”. Ad essi, in particolare, i leader chiedono di mettere a frutto il loro potenziale “come costruttori di pace”, ponendo fine a quella “narrazione distruttiva” che li cataloga come “generatori o vittime di conflitti”. “Usate il voto come un’opportunità per cambiare il vostro destino”, dice il Consiglio interreligioso alle giovani generazioni.

Costruire un Paese giusto, unito e libero

Anche i mass-media vengono chiamati in causa: a loro, l’Irck chiede di “mantenere un alto livello di professionalità, accuratezza e imparzialità” nella diffusione delle informazioni durante il periodo elettorale. Per questo, l’invito è anche ad evitare di trasformare i social network in “uno spazio di violenza e incitamento all’odio, piuttosto che di promozione della pace”. L’auspicio del Consiglio interreligioso, infine, è che dalle elezioni possa uscire una nazione basata sui “principî della giustizia sociale, l’unità, la pace, la libertà e il timore di Dio”.

Cosa c’è alle origini delle tensioni politiche

Da ricordare che la crisi politica attualmente in corso in Kenya è dovuta alle tensioni tra il presidente, Uhuru Kenyatta, ed il suo vice, William Ruto. Al centro del contendere, le riforme elettorali e costituzionali, nonché l’iniziativa “Costruire ponti - Building Bridges Initiative (Bbi)”. Pensato nel 2018 dal presidente Kenyatta, tale progetto prevede di modificare l’attuale sistema presidenziale creando nuove cariche nell’esecutivo: un primo ministro, due vicepremier e un leader dell’opposizione, nonché di aumentare da 290 a 360 il numero dei parlamentari. Secondo Kenyatta, questa distribuzione degli incarichi eviterebbe accentramenti di potere pericolosi, ma i suoi oppositori la vedono come una strategia del presidente, che non può candidarsi per un terzo mandato, per restare al potere ricoprendo la carica di primo ministro. Recentemente, la Corte d’Appello ha bocciato la Bbi, stabilendo che il Capo dello Stato non ha il diritto costituzionale di avviare tale riforma.

Critica anche la sicurezza della popolazione, vittima di numerosi scontri perpetrati tra le comunità di Laikipia, Marsabit e Kerio Valley, dove da tempo alcune famiglie latifondiste si sono appropriate di vasti appezzamenti terrieri rivendicati, invece, dagli abitanti locali. Resta grave, infine, il decorso della pandemia da Covid-19: in tutto il Paese, ad oggi, si contano 253mila contagi ed oltre 5.200 decessi, a fronte di una campagna di vaccinazione che ha raggiunto solo il 2,9 per cento della popolazione.

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30 ottobre 2021, 12:54