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Scontri tra dimostranti e polizia contro il presidente Jovenel Moise - Port-au-Prince, Haiti (REUTERS) Scontri tra dimostranti e polizia contro il presidente Jovenel Moise - Port-au-Prince, Haiti (REUTERS)

Da Haiti, l'allarme dei vescovi: “Paese sull’orlo dell’esplosione"

Le drammatiche parole contenute nel messaggio diffuso dalla Conferenza episcopale locale (Ceh) per esortare tutti gli abitanti del Paese ad “essere solidali gli uni con gli altri, specialmente con coloro che soffrono”

Isabella Piro - Città del Vaticano

Haiti sta vivendo “una situazione di estremo disagio” ed è “sull’orlo dell’esplosione”: queste le drammatiche parole contenute nel messaggio diffuso dalla Conferenza episcopale locale (Ceh) per esortare tutti gli abitanti del Paese ad “essere solidali gli uni con gli altri, specialmente con coloro che soffrono”. “La vita quotidiana della popolazione – scrivono i vescovi – è fatta di morte, omicidi, impunità, insicurezza” che hanno causato malcontento “ovunque, in quasi tutte le regioni”. Al contempo, i presuli ribadiscono che “nessuno è al di sopra della legge e della Costituzione nazionale”; pertanto, alcune questioni come quella di “istituire un Consiglio elettorale provvisorio o redigere un’altra Costituzione” non hanno fatto altro aggravare le tensioni già esistenti, portando il Paese ad essere “totalmente inabitabile”. A tutto ciò si aggiungono la piaga dei “continui rapimenti” e una grave “crisi socio-politica ed economica, alimentata dal veleno dell’odio e della sfiducia”. “Dovremmo davvero accettare o tollerare tutto questo?” si domanda la Conferenza episcopale.

Urgente un dialogo sociale e istituzionale

“Nella sequela di Cristo – scrivono ancora i vescovi – la Chiesa sta sempre dal lato della legge, della verità, della giustizia, e del rispetto della vita e della dignità umana”. Auspicando, quindi, che si possa “cercare e trovare il consenso su ogni questione spinosa”, la Ceh propone “un dialogo sociale e istituzionale, così da evitare conseguenze disastrose”. “La chiave di tutto è il consenso – ribadiscono i vescovi – Solo così, possiamo evitare che Haiti sprofondi ancor di più nell’abisso”. Al contempo, la Chiesa di Port-au-Prince chiede alla popolazione di “dimostrare disciplina, ragione e saggezza nel perseguire i migliori interessi della nazione”. Anche le forze di sicurezza vengono chiamate in causa: a loro si chiede di proteggere la vita e la proprietà della cittadinanza, ponendo fine agli atti di violenza. Infine, esortando tutti a darsi da fare “rapidamente e senza timori”, la Ceh conclude il suo messaggio con la speranza che ognuno possa “rinnovare il suo amore per la nostra patria comune”.

Una lunga crisi

La situazione di Haiti è drammatica da diverso tempo: nell’ottobre del 2019, la popolazione è scesa in piazza in segno di protesta contro il presidente Jovanel Moise, accusato di corruzione. Il clima di insicurezza costante ha fatto saltare le elezioni previste nel gennaio del 2020 per il rinnovo del Parlamento ed ha portato il governo ad agire tramite continui decreti. La situazione si è ulteriormente aggravata con l’arrivo della pandemia da Covid-19 che ha provocato quasi 12mila contagi e 245 decessi. A tutto ciò si aggiungono le violenze perpetrate da bande armate, i così detti “squadroni della morte” che seminano terrore ovunque, per di più “in un contesto di impunità quasi totale”, come denunciato dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet. Il Paese, intanto, si prepara ad una triplice tornata elettorale: il 25 aprile è previsto un referendum sulla nuova Costituzione che, però, è ancora in fase di stesura ed è oggetto di critiche sia da parte delle forze di opposizione, sia degli ambienti vicini al Capo dello Stato; a settembre, sono in programma le elezioni presidenziali e legislative, mentre a novembre si attendono quelle amministrative.

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08 febbraio 2021, 08:32