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India. Respinta la richiesta di scarcerazione di padre Swamy

L'istanza di libertà su cauzione era stata presentata dai legali del sacerdote per motivi di salute. Ora, l'anziano gesuita è custodito nel reparto di quarantena del carcere di Taloja, nei pressi di Mumbai. L'impegno della Chiesa e delle organizzazioni per i diritti umani non si ferma, così come quello dei partiti dell’opposizione che, insieme, chiedono l’immediata liberazione di padre Swamy, noto per il suo impegno a favore delle popolazioni indigene

Lisa Zengarini - Città del Vaticano

Padre Swamy è stato arrestato l'8 ottobre dall’Agenzia di investigazione nazionale (Nia) con l’accusa di sedizione e di terrorismo, del tutto rigettate dal religioso. 

Ricovero nell'infermeria di un carcere a Mumbai

Il 23 ottobre, un tribunale speciale della Nia ha respinto la richiesta di libertà su cauzione per il gesuita presentata dai suoi legali per motivi di salute. Ora, l'anziano gesuita è custodito nel reparto di quarantena del carcere di Taloja, nei pressi di Mumbai. E in tutto il Paese non si fermano le numerose manifestazioni di solidarietà, anche sui social. Già il 18 ottobre - riporta l'agenzia Ucanews - le chiese nello Stato del Tamil Nadu avevano celebrato Messe speciali proprio per la buona salute del sacerdote. In un messaggio, il presidente del Consiglio dei vescovi del Tamil Nadu monsignor Antony Poppusamy, arcivescovo di Madurai, ha ricordato l’instancabile impegno del gesuita per i diritti dei popoli indigeni e dei Dalit, gli ex intoccabili. Il 16 ottobre nello Stato del Jharkhand, un migliaio di cristiani, tra cui l’arcivescovo di Ranchi Felix Toppo, vescovi, sacerdoti e religiose, hanno partecipato a una catena umana di cinque chilometri organizzata dal vescovo ausiliare dell’arcidiocesi, monsignor Theodore Mascarenhas per ribadire la falsità delle accuse e chiedere l'immediata scarcerazione del religioso. 

Una marcia per la giustizia

Contro l’arresto si sono mobilitati anche diversi leader politici dell’opposizione, tra quali esponenti del Partito del Congresso, che hanno partecipato nei giorni scorsi a una Marcia per la giustizia ('Nyaya March'), parlando di accuse e prove manipolate dalle autorità per incastrare il sacerdote, colpevole di avere difeso i diritti degli oppressi.

“Più di 1.500 persone in India sarebbero state incarcerate per avere protestato e molte sono accusate ai sensi della Uapa, una legge molto criticata perché non rispetta gli standard internazionali sui diritti umani”

Solidarietà è stata espressa anche dall’organizzazione indiana per i diritti civili People’s Union for Civil Liberties che ha organizzato una conferenza stampa virtuale sul caso. Intanto una squadra di avvocati di Mumbai sta lavorando per presentare ricorso contro la custodia giudiziaria di padre Swamy in quanto le prove a suo carico sono state create ad arte. Nelle ultime settimane altre 16 persone sono state arrestate con accuse simili, inclusi i noti difensori dei diritti umani Arun Ferreira e Sudha Bharadwaj, entrambi avvocati, e Vernon Gonsalves e Varavara Rao, scrittori. 

L'intervento Onu per la difesa dei diritti umani

Sulla vicenda - riporta ancora l'agenzia - è intervenuto anche l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, che in una dichiarazione ha chiesto al Governo indiano di proteggere i diritti degli attivisti umani e delle ong, chiamando in causa la controversa l’Unlawful Activities Prevention Act (Uapa), la Legge sulla prevenzione delle attività illegali in forza della quale padre Swamy è stato arrestato. "Più di 1.500 persone in India sarebbero state incarcerate per avere protestato e molte sono accusate ai sensi della Uapa, una legge molto criticata perché non rispetta gli standard internazionali sui diritti umani”, afferma la Bachelet nella dichiarazione, che cita proprio il caso di padre Swamy. Secca la replica dal Governo di New Delhi per il quale la violazione della legge non può essere ammessa con il pretesto dei diritti umani. Un portavoce dell’Esecutivo ha respinto le affermazioni della Bachelet affermando che l’India è un Paese democratico fondato sullo Stato di diritto in cui è garantita l’indipendenza del potere giudiziario.

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25 ottobre 2020, 08:00