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ACS NIgeria: sempre più i cristiani uccisi nel Paese

Sono 36mila i morti e 2 milioni di sfollati le vittime delle violenza nel Paese africano. Nel nord, in particolare, gli attacchi sono quasi quotidiani. In questo preciso momento, i cristiani vengono assassinati senza che il governo nigeriano intraprenda azioni efficaci per proteggerli. I vescovi cattolici tornano a farsi sentire

Tiziana Campisi - Città del Vaticano

Sono 178 i cristiani uccisi negli ultimi 7 mesi nello stato di Kaduna, nella Nigeria centro-settentrionale. Lo denuncia Aiuto alla Chiesa che Soffre che enumera i dati dell’Onu di questo decennio specificando che il conflitto armato inizialmente guidato dal gruppo islamista Boko Haram, ha provocato più di 36mila morti e 2 milioni di sfollati.

Attacchi senza intervento del governo

Cristiani, musulmani, seguaci della religione tradizionale, sono stati vittime di Boko Haram e di altri terroristi che proliferano nelle aree più povere. “La nostra associazione denuncia i crimini commessi in Nigeria dal 2012 - afferma Benoît de Blanpré, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Francia -. Nel nord del Paese, in particolare, gli attacchi sono quasi quotidiani. In questo preciso momento, i cristiani vengono assassinati senza che il governo nigeriano intraprenda azioni efficaci per proteggerli. I nigeriani - prosegue - hanno urgente bisogno del sostegno della comunità internazionale, ma purtroppo abbiamo la sensazione di piangere nel deserto”.

La paura è generalizzata

Padre Sam Ebute, sacerdote della Società delle Missioni Africane, racconta che nella diocesi di Kafanchan, a Kagoro, una delle comunità colpite dagli ultimi attacchi, di recente 21 suoi parrocchiani sono stati uccisi e 30 sono rimasti feriti il 21 luglio scorso durante una violenta incursione notturna nel villaggio di Kukum Daji, dove si stava svolgendo un incontro di giovani. “Da 4 anni seppellisco regolarmente i fedeli della mia parrocchia” dice descrivendo il clima di paura che si è diffuso. “Questi recenti attacchi ci hanno spaventati tutti - aggiunge -. Abbiamo paura soprattutto dell’ignoto, perché non sappiamo quando si verificheranno i prossimi attacchi o cosa li causerà. Non possiamo praticare la nostra fede in pace e non pensiamo che le nostre case siano al sicuro”. Padre Ebute spiega ancora che i fedeli non possono svolgere liberamente le loro attività e che adesso, che è la stagione del raccolto, non osano andare nei campi per paura.

C'è chi ha perso tutto

In una dichiarazione del mese scorso, i vescovi cattolici della provincia di Kaduna hanno affermato che il Paese “è stato completamente falciato dalla morte” e che “gli autori di queste violenze hanno preso il controllo del territorio”. “Negli ultimi tre anni, siamo stati testimoni di attacchi implacabili - hanno precisato - e di saccheggi di intere comunità da parte di banditi nel Benue, Kebbi, Plateau, Kaduna, Katsina, Nasarawa, Niger, Sokoto e Zamfara (…) le devastazioni commesse dai Boko Haram, dagli allevatori di bestiame e da rapitori e banditi, hanno fatto di tutti noi delle vittime”. Padre Ebute sostiene che “ciò che rende tutto ancora più difficile, è che il governo non sta intraprendendo azioni decisive per contenere la minaccia. “Questa è la cosa più devastante e frustrante - conclude -. È anche difficile predicare il perdono, la riconciliazione, la pace e l’amore a quanti non hanno più mezzi di sussistenza in seguito a questi attacchi”.

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22 settembre 2020, 08:00