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Nel dolce nome di Maria

La Chiesa cattolica celebra il 12 settembre la ricorrenza legata al Santissimo Nome di Maria. Una festa, afferma Papa Francesco, “che un tempo si chiamava il dolce nome di Maria”

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Nel Vangelo di Luca il nome di Maria ricorre spesso, “La vergine si chiamava Maria” (1,27), e poco più avanti l’angelo la chiama per nome: “Non temere, Maria” (1,30).

Questo è anche il nome della sorella di Mosè nell’Antico Testamento (Cr 4,1-7) e di alcune donne nei Vangeli come Maria di Magdala e la madre di Giacomo, ma Maria  si distingue: è la “Piena di grazia” (1,28).  

Che l’origine onomastica sia egiziana o ebraica, che nell’etimologia significhi “stella”, “goccia” o “padrona del mare” – questione al centro di un dibattito che parte fin dai padri e i dottori della Chiesa, soprattutto  san Gerolamo (De nomin. Hebraic., De Exod., De Matth., PL, XXIII, col, 789, 842) – è innegabile come il fascino della Madre di Dio  si riversi anche nel suo nome e ne rievochi la bellezza, la perfezione. Una bellezza piena, insuperabile, che si può appena immaginare nel confronto con gli elementi più splendidi del creato, nell’immensità dell’incontro del cielo con il mare e nei loro colori: l’azzurro profondo, il bianco candido e l’argento che ritroviamo nelle sue vesti. All’ambiente marino sembra riportare il suono del nome Maria, che ricorda quello di un’onda lenta che sale e si increspa appena sulla lettera “i”, per infrangersi dolcemente sulla riva.

Maria Stella del mare

 “Stella del mare è un nome che conviene perfettamente alla Vergine Maria”, scrive san Bernardo in un discorso riportato anche da Pio XII nell’enciclica  Doctor mellifluus, a lui dedicata. Il santo di Chiaravalle prosegue: “La si compara a ragione ad un astro che diffonde la sua luce senza diminuire d'intensità, così come la Vergine partorisce suo Figlio senza perdere nulla della sua purezza verginale… Ella è questa nobile stella uscita da Giacobbe, i cui raggi illuminano l'universo intero, brillano nei cieli e penetrano fin negli abissi.
Ella irradia la terra, riscalda le anime anziché i corpi, favorisce lo sviluppo delle virtù e consuma i vizi. Ella è questa stella bella e meravigliosa che, indispensabile, doveva levarsi al di sopra del mare immenso con la brillantezza dei suoi meriti e la luce del suo esempio.
Chiunque tu sia, in questo mare che è il mondo, tu che piuttosto che calcare la terra ferma ti senti sballottato quaggiù, nel mezzo di uragani e tempeste, non distogliere mai i tuoi occhi dalla luce di quest'astro, se non vuoi vederti subito sommerso dai flutti della marea. Se il vento delle tentazioni ti assale, se gli scogli della sventura ti si parano davanti, guarda la Stella, rivolgiti a Maria. (…) Che il suo nome mai abbandoni le tue labbra e il tuo cuore. E per ottenere il sostegno della sua preghiera, non cessare di imitare l’esempio della sua vita. Seguendola, non ti smarrirai; pregandola, non conoscerai la disperazione, pensando a Lei, non ti sbaglierai. Se Ella ti sostiene, non affonderai; se Ella ti protegge, non avrai timore di nulla; sotto la sua guida non temere la fatica; con la sua protezione raggiungerai il porto. Tu proverai allora, con la tua personale esperienza, con quale verità siano state dette quelle parole: ‘II nome della Vergine era Maria’” (Hom. II super «Missus est», 17: PL 183, 70BCD, 71A).

Il nome di Maria di Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni ha dedicato al nome di Maria un inno in occasione della festa del 12 settembre, ma venuto alla luce più tardi, tra il novembre del 1812 e l’aprile del 1813, a pochi anni dalla sua riconversione al cattolicesimo. I versi ripercorrono il Vangelo di Luca, all’inizio incentrati sull’accettazione della Vergine della sacra maternità, per poi rivolgersi all’umanità intera, che in ogni luogo della terra, la chiama per nome:

È il nome tuo, Maria.
A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s’agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortal persona,
O che gli vegna appresso?
Salve beata! in quale età scortese
Quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l’apprese?

(…)

O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d’un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela.

Tutti conoscono il suono del nome di Maria, come sillabato dai tre rintocchi delle campane di mattina, a mezzogiorno e al tramonto, ricorda il poeta. E dal vecchio mondo arriva fino a quello nuovo, fin nelle terre più lontane e sperdute, alle Americhe, fin nelle “lande selvagge”. Il padre lo insegna al figlio, lo invocano il “fanciulletto tremante”, il marinaio che teme la furia del mare, l’umile “femminetta”, tutti si rivolgono a lei con fiducia e devozione.

E nei quattro versi finali, l’invito a pregare il dolce nome è salutato e associato agli appellativi che ben conosciamo:

Salve, o degnata del secondo nome,
o Rosa, o Stella ai periglianti scampo,
inclita come il sol, terribil come
oste schierata in campo.

Il dolce nome di Maria

Papa Francesco, durante una delle prime meditazioni a Santa Marta, proprio il 12 settembre dice: “Oggi festeggiamo l’onomastico della Madonna. Il santo nome di Maria. Una volta questa festa si chiamava il dolce nome di Maria e oggi nella preghiera abbiamo chiesto la grazia di sperimentare la forza e la dolcezza di Maria. Poi è cambiato, ma nella preghiera è rimasta questa dolcezza del suo nome. Abbiamo bisogno oggi della dolcezza della Madonna per capire queste cose che Gesù ci chiede. È un elenco non facile da vivere: amate i nemici, fate del bene, prestate senza sperare nulla, a chi ti percuote sulla guancia offri anche l’altra, a chi ti strappa il mantello non rifiutare anche la tunica. Sono cose forti. Ma tutto questo, a suo modo, è stato vissuto dalla Madonna: la grazia della mansuetudine, la grazia della mitezza”.

 

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12 settembre 2020, 12:42