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Scuole cattoliche, ignorate per la ripresa di settembre

Nuova didattica, nuovi edifici e distanziamento sociale. Dal dibattito sulla scuola, anche al Meeting di Rimini, le scuole paritarie cattoliche sembrano essere state escluse. Ne parliamo con padre Luigi Gaetani (Cism): “Abbiamo offerto patti civici ed educativi e spazi nei nostri istituti ma nessuno ci ha interpellato. Con la pandemia già cento nostre scuole sono state chiuse ed altre seguiranno la stessa sorte. Abbiamo chiesto aiuto, ma ci è stato sempre negato”

Federico Piana- Città del Vaticano

“Sulla prossima riapertura delle scuola non siamo stati coinvolti”. E’ padre Luigi Gaetani, presidente della Cism, la Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori, ad esprimere preoccupazione a nome di tutti gli Istituti pubblici paritari cattolici - spesso gestiti da congregazioni e famiglie religiose - per essere stati completamente dimenticati in una fase delicata per il riavvio in sicurezza delle lezioni. “Noi – afferma con amarezza – continuiamo ad essere invisibili. Al governo, abbiamo indicato patti civici ed educativi, abbiamo scritto al presidente del Consiglio, abbiamo scritto al ministro dell’Istruzione, abbiamo messo a disposizione i nostri spazi. Insomma, abbiamo cercato di dialogare in tutti i modi possibili, dicendo con forza: se non ripartirà la scuola, non ripartirà il Paese”.

Ascolta l'intervista a padre Luigi Gaetani

R. - Dobbiamo dirlo chiaramente: alla base c’è una questione ideologica. Sono stati abbattuti molti muri ideologici, ma purtroppo rimane in piedi quello legato alla scuola pubblica paritaria. La legge 62/2000 è stato un tentativo di superarlo, mettendo sullo stesso piano la scuola pubblica statale e la scuola pubblica paritaria: di fatto, però, il riconoscimento non c’è mai stato. Resta una terribile discriminante.

Voi, però, vie eravate messi a disposizione per interagire con il governo, segnalando anche alcune vostre difficoltà, come la chiusura di 100 istituti dovuta alla pandemia…

R. - Nei mesi scorsi avevamo già segnalato che la riapertura di molte nostre scuole a settembre non sarà possibile perché in queste condizioni non potrebbero sopravvivere. Le famiglie italiane hanno subito, a causa del virus, una seconda crisi economica la quale ha impedito loro di rinnovare l’iscrizione per i propri figli. Sono famiglie che pagano due volte per l’istruzione: la prima, attraverso la tassazione generale e la seconda, tramite le rette che hanno deciso di saldare facendo la scelta della scuola pubblica paritaria. Ecco, ora queste famiglie non possono permetterselo più, mandando in crisi molti istituti: il 30% delle nostre scuole è a rischio collasso.

 

La chiusura delle scuole pubbliche paritarie cattoliche potrebbe mandare in sofferenza il sistema scolastico pubblico statale e fare impennare i costi per la collettività, è così?

R.- Certamente. Migliaia di studenti, ora che le nostre scuole hanno serrato i battenti, dovranno essere assorbiti dalla scuola pubblica statale con un costo altissimo per la collettività, calcolando che ogni studente, allo Stato, costa circa 8.500 euro. Non solo: lo Stato dovrà assumere nuovi docenti e reperire nuovi spazi. Non sarà facile. Lo Stato non ha voluto investire un miliardo di euro per sostenere la scuola pubblica paritaria, ora ne dovrà spendere molti di più.

Cosa avevate proposto al governo per la riapertura di settembre?

R. - Al governo abbiamo detto: quello che possediamo lo mettiamo a disposizione. Innanzitutto, gli spazi, che sono fondamentali per poter garantire la sicurezza ai nostri ragazzi. Per esempio, si potrebbero spostare più classi – compresi i docenti- di una scuola pubblica statale nelle aule di una scuola pubblica paritaria, disponibile nelle vicinanze. Oppure, si potrebbero utilizzare quei 100 istituti paritari ormai chiusi per poter generare nuovi spazi . Ancora, però, nessuno ci ha interpellato.

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22 agosto 2020, 07:40