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 Dormizione della Vergine, Chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul,  XIV secolo Dormizione della Vergine, Chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul, XIV secolo 

Maria porta del cielo, attraverso l’Assunzione si fa più vicina

Per la Chiesa la festa dell’Assunzione è mistero di fede che ha ispirato una singolare iconografia del ciclo artistico riguardante la dormizione, il transito e l’ascesa corporea della Vergine: quella di una neonata, “l’animula di Maria”, portata in braccio da suo figlio Gesù

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

La festa del 15 agosto, dedicata all'Assunzione di Maria, è molto antica e radicata, ma non trova riscontro diretto nelle Sacre Scritture. Non vi è neppure una tradizione univoca e ininterrotta. Il quadro che si tenta di ricostruire appare frammentario, ma un fatto è evidente: fin dall’inizio, quasi seguendo un ragionamento non soltanto di fede, ma anche deduttivo e logico, non è stata mai messa in dubbio l’incorruttibilità del suo corpo.

D’altra parte questo momento viene chiamato in greco koimesis e in latino dormitio e poi transitus, cioè "dormizione" e "passaggio", perché non sarebbe accettabile per lei un destino mortale. Mistero svelato dalle parole del Magnificat che come spiega papa Francesco “ci lascia anche intuire il senso compiuto della vicenda di Maria: se la misericordia del Signore è il motore della storia, allora non poteva ‘conoscere la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita’” (Omelia, 15 agosto 2015). 

Il silenzio delle Scritture

I primi accenni risalgono al IV secolo quando sant’Epifanio di Salamina spiega il silenzio della Scrittura come una precisa volontà di Dio “per non suscitare un eccessivo stupore nell’animo degli uomini”.

Invece i Vangeli apocrifi, nei racconti del Transitus o della Dormitio Mariae, si diffondono in ampi e dettagliati racconti sulla morte della madre del Signore, sulla sua sepoltura e sul trasferimento del suo corpo. Si tratta, ad esempio, del libro dello Pseudo-Giovanni evangelista, del Libro dello Pseudo-Melitone di Sardi, del Transito Romano, o di quello del Transito Siriaco.

Il più autorevole sembra sia stato lo Pseudo Dionigi Areopagita che ha largamente influenzato i suoi successori e in particolare i testi omiletici di VIII e IX secolo. La stessa Legenda aurea, il libro di Iacopo da Varazze, che ha ispirato in modo sostanziale l’iconografia cristiana medievale, lo cita di continuo.

I pellegrinaggi nei luoghi considerati della morte e poi della sepoltura della Vergine - soprattutto alla basilica teodosiana nella zona del Getsemani, denominata Tomba di Maria Santissima Madre di Gesù - i testi innumerevoli e le immagini ispirate a questi avvenimenti della vita di Maria testimoniano l’importanza del suo culto fin da tempi precoci e ne evidenziano in modo intensissimo la devozione. Papa Pio XII, nella costituzione apostolica del primo novembre 1950, la Munificentissimus Deus che ne definisce il dogma, descrive quanto fosse pressante e accorata la richiesta da parte dei fedeli affinché, dopo quello dell’Immacolata Concezione, proclamato dal suo predecessore Pio IX, fosse accolto anche questo.

Maria, l’immagine più bella

La figura di Maria è l’immagine più raffigurata in assoluto, e non solo in ambito cristiano. Come tutte le varianti che la riguardano, anche l’iconografia della sua morte e assunzione, descritta in vario modo, gode di larga diffusione, una delle quali, di derivazione orientale, ritrae il momento della dormizione di Maria. L’esempio più antico, risalente al VI secolo e proveniente da Scitopoli, l’odierna Beth She-Sn, è impresso su un gettone in terracotta. Si tratta di un’eulogia, un oggetto devozionale, dove Maria è raffigurata distesa e attorniata dagli apostoli. Purtroppo lo stato di conservazione non permette analisi più dettagliate.

Su un avorio del Metropolitan Museum, del X secolo, oltre agli apostoli ai lati e a due angeli che scendono dall’alto, appare Gesù proprio al centro della figurazione mentre solleva un neonato in fasce. Si tratta dell’animula, l’anima di Maria. Una figurazione che ritroviamo oltre che in ambito orientale, ad esempio nei mosaici di Santa Chora, successivamente anche in Italia, nelle regioni meridionali, soprattutto nel Salento, per salire lungo tutta la Penisola fino a Venezia, di cultura notoriamente orientale, come nelle regioni del Nordovest. Queste immagini, distese su grandi pareti decorate a mosaico, come nelle basiliche romane di Santa Maria Maggiore e Santa Maria in Trastevere o nelle pitture parietali, come nella cattolica di Stilo o e nella chiesa di santa Maria in Grotta a Rongolise, sono diffuse ovunque, perdurando nel tempo anche quando prevarranno altre figurazioni, come l’ascesa al cielo e quello culminante dell’incoronazione.

Una iconografia emblematica

Cambiano gli stili, le convenzioni pittoriche, la plasticità e le prospettive, ma lo schema si conserva abbastanza simile, fino a stereotiparsi o a diradarsi soprattutto dopo il Quattrocento. Ad esempio, per citarne solo una, in un’opera del Mantegna, Maria è raffigurata con il viso solcato dalle rughe e dal tempo e l’"animula" è simile a una diafana statuetta nelle mani di Cristo che assiso in trono guarda dall’alto, distante. Il culmine di questa progressiva dissolvenza iconografica appare in modo definitivo ancora più tardi in un’opera del Caravaggio, che rende la figura di Maria tremendamente umana, perché pare che l’artista abbia preso a modello una giovane annegata nel Tevere, circondata dagli apostoli inghiottiti dal buio e senza la presenza del Figlio.

L’animula, la “piccola anima" di Maria

L’immagine della tenera neonata tra le braccia di Cristo non può racchiudere un significato semplicemente convenzionale. Nel mondo classico, l’anima dei defunti appare spesso nelle sembianze di piccole figure alate e nude. Non sembra che siano possibili confronti.

L’imperatore Adriano scrisse alcuni bellissimi versi malinconici, scelti anche da Marguerite Yourcenar per aprire Le memorie di Adriano: Animula vagula blandula..., “Piccola anima smarrita e soave…”. Il modo con il quale l’imperatore romano saluta la propria anima sembra suggerirci l’idea che sia qualcosa di fragile, un’essenza eterea e senza un luogo dove andare, che non possiamo accostare in alcun modo alla figurazione cristiana di Maria. Ovviamente le animulae Mariae trovano radici in aeree orientali, basti pensare ad esempio al ciclo dei mosaici della chiesa di San Salvatore in Chora di Istanbul, con una bellissima dormitio a fondo oro, dove Gesù è racchiuso nella vesica piscis o mandorla, l’antico simbolo dai molteplici significati sacri.

Il legame indissolubile di Gesù e Maria

Spesso la dormizione di Maria fa parte di un ciclo ampio dove sono raccontate le sue storie e quelle di Gesù, e ci sono dei casi la cui composizione non segue un ordine cronologico ma sembra intenzionale per volerci comunicare un messaggio preciso e più complesso, come nel caso dei mosaici della Martorana di Palermo, del XII secolo. Nell’intradosso di un arco si specchiano due figurazioni opposte. Da una parte vi è la natività di Gesù e dall’altra la dormitio. Nel centro la stella.

Vergine madre, figlia del tuo figlio

La tenerezza che vediamo nella totalità dei dipinti che raffigurano Maria con il Bambino è la stessa del Figlio verso la Madre, nuova neonata, come nella pala di Giotto conservata a Berlino, dove la bimba stretta tra le braccia del Figlio tende verso di Lui le piccole mani. Si guardano intensamente negli occhi, proprio con lo stesso sguardo della Natività degli Scrovegni. E in queste immagini comprendiamo a pieno i versi di Dante del XXXIII Canto del Paradiso: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio”.

Maria, porta del cielo e traguardo per l’umanità

C’è un’altra riflessione che la figura dell’"animula" di Maria nelle opere d’arte sembra suscitare in noi. Quella figurina dall’apparenza fragile, proprio perché così piccola ci sembra ancora più vicina. È un esempio umano, quindi possibile di un traguardo cui tendere, l’umiltà da imitare, nella quale sperare, sicuri che lei ci attende e ci protegge. E lo comprendiamo ancora meglio attraverso le parole di papa Francesco: “La festa dell’Assunzione di Maria è un richiamo per tutti noi, specialmente per quanti sono afflitti da dubbi e tristezze, e vivono con lo sguardo rivolto in basso, non riescono ad alzare lo sguardo. Guardiamo in alto, il cielo è aperto; non incute timore, non è più distante, perché sulla soglia del cielo c’è una madre che ci attende ed è nostra madre. Ci ama, ci sorride e ci soccorre con premura. Come ogni madre vuole il meglio per i suoi figli e ci dice: ‘Voi siete preziosi agli occhi di Dio; non siete fatti per i piccoli appagamenti del mondo, ma per le grandi gioie del cielo’” (Omelia del 16 agosto 2016).  

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Dormitio Virginis
15 agosto 2020, 07:30