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Coronavirus a Roma, Palmieri: grande sforzo di solidarietà

Monsignor Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma, racconta l’impegno straordinario di solidarietà delle istituzioni ecclesiali e civili in questa fase di emergenza legata alla pandemia. La Caritas romana apre un nuovo centro di accoglienza per i senza tetto, le mense restano aperte, come resta il servizio di distribuzione del cibo per strada

Fabio Colagrande - Città del Vaticano 

“Sempre di più ci rendiamo conto che la situazione creata dal coronavirus e dagli inevitabili provvedimenti che il Governo sta prendendo creerà e sta già creando delle gravi difficoltà economiche a livello sociale”. Mons. Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma per il Settore Est e delegato diocesano per la Carità, ai microfoni di Radio Vaticana Italia, riflette sulle parole di Papa Francesco che lunedì 23 marzo da Casa Santa Marta ha pregato per coloro che, a causa della pandemia, cominciano a “sentire problemi economici”.

Ascolta l'intervista al vescovo Palmieri

R.- È chiaro che un po' tutte le componenti della vita sociale, la Chiesa in modo particolare, sono chiamate a collaborare per poter venire incontro a queste difficoltà economiche. Un problema che sicuramente si registrerà riguarderà proprio ‘gli ultimi degli ultimi’ e cioè soprattutto le persone che hanno difficoltà a reperire provviste alimentari. Qui a Roma sono circa una trentina i centri di ascolto ancora attivi nelle parrocchie ed è attraverso queste realtà, in modo particolare attraverso questi centri Caritas, che si cerca di provvedere a queste emergenze di tipo alimentare. Ma ovviamente il problema riguarda anche chi perde il lavoro e anche qui come Chiese siamo chiamati a pensare a forme di solidarietà e di vicinanza.

La diocesi di Roma venerdì 20 marzo ha aggiunto ai quattro centri di accoglienza diocesani per i senza tetto un centro di accoglienza straordinario. Perché?

R.- Abbiamo aperto la struttura temporanea ‘Fraterna Domus” a Sacrofano, nei pressi di Roma, per venire incontro a un’esigenza legata al rischio contagio. Uno dei problemi legati alla diffusione del Covid-19 è che nelle strutture Caritas per i senza fissa dimora già esistenti a Roma, dove sono accolte molte persone, il rischio di diffusione del virus potrebbe essere deflagrante. Grazie a Dio finora non si sono verificati fenomeni di contagio né tra gli ospiti né tra i volontari. Ma era necessario dividere gli ospiti in più spazi e, grazie all'impegno economico della diocesi e all'aiuto della Conferenza episcopale italiana, abbiamo potuto aprire questa casa. Qui, con l'aiuto dei frati minori che la gestiscono, verranno trasferiti 90 ospiti dell'ostello di Via Marsala che ha normalmente 180 presenze. Bisogna tener conto che a Roma sono presenti nelle 5 strutture Caritas circa 350 persone e altre 90 sono accolte nelle ospitalità diffuse in circa 20 parrocchie, dove il numero esiguo crea meno rischi di contagio.

In questa fase di emergenza le mense diocesane continuano la loro attività?

R.- Sì, sono stati ampliati gli spazi in cui gli ospiti possono consumare gli alimenti per rispettare le distanze di sicurezza, mentre la mensa Giovanni Paolo II a Colle Oppio dal 24 marzo è aperta anche per cena. Teniamo conto che in questa fase i volontari che hanno superato i 60 anni, persone che si pensano più a rischio, si sono dovuti a malincuore allontanare. Però si stanno presentando dei nuovi volontari giovani e anche persone che non hanno mai fatto volontariato e che danno la loro disponibilità. Questo permette alle mense Caritas di andare avanti. Resta aperto anche quella di Sant'Egidio, tre volte a settimana, e poi ci sono anche altre mense parrocchiali che nella maggioranza dei casi continuano in forma ridotta il loro servizio. Molte realtà si stanno trasformando da luoghi dove generalmente ci si siede e si è accolti in posti dove viene dato un pranzo o una cena da portare via. Proprio per evitare il diffondersi del contagio del virus. Anche il forum delle associazioni di volontariato che fanno distribuzione del cibo per strada continua il suo servizio. Alcune realtà hanno deciso di interromperlo, non avendo più volontari, ma altre continuano il loro servizio in maniera generosa facendosi carico di tutte le situazioni. Resta però il grande problema di chi a Roma vive per strada, parliamo di circa 8000 persone. È un’emergenza permanente che riguarda la città e che adesso diventa un'emergenza anche di tipo alimentare.

Più in generale, come sta reagendo la città a questa emergenza senza precedenti?

R.- Parlo soprattutto delle realtà ecclesiali ma penso di poter parlare anche a nome della realtà civili. Credo si stia facendo uno sforzo gigantesco di solidarietà. Giustamente le indicazioni che ci vengono sono quelle di rimanere in casa, di non uscire. Però, nello stesso tempo, tante persone che la casa non ce l'hanno meritano tutta la nostra attenzione e tutta la nostra solidarietà. Quindi va ricordato lo sforzo di chi nella comunità cristiana, come nella Protezione civile o nella Croce Rossa, continua a svolgere questo servizio di solidarietà. Come Chiesa di Roma abbiamo fatto un gesto significativo da questo punto di vista: una delle nostre strutture diocesane che normalmente è una struttura per pellegrini è stata messa a disposizione per quei volontari che fossero venuti in contatto con persone contagiate e avessero quindi bisogno di un isolamento preventivo che per ovvi motivi preferiscono non effettuare in famiglia. È un altro modo con cui la Chiesa si fa vicina.
 

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24 marzo 2020, 06:58