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 Papa Francesco incontra i membri della Presidenza della Commissione degli Episcopati dell'Unione Europea (COM.E.C.E.) Papa Francesco incontra i membri della Presidenza della Commissione degli Episcopati dell'Unione Europea (COM.E.C.E.) 

Iran-Usa, appello per la pace dei vescovi europei

Monsignor Youssef Soueif, arcivescovo dei maroniti di Cipro e delegato della Comece nella nostra intervista rilancia la forza del dialogo come strumento di salvezza per l'umanità, in questo delicato momento internazionale in cui "la terza guerra mondiale è alle porte"

Federico Piana – Città del Vaticano

I vescovi europei osservano con crescente preoccupazione l’evolversi della crisi tra Iran e Stati Uniti, la recrudescenza delle violenze in Iraq e il perdurare della guerra in Libia e lanciano un appello al dialogo e alla pace. Monsignor Youssef Soueif, arcivescovo dei maroniti di Cipro e delegato della Comece, la Commissione delle conferenze episcopali della comunità europea, chiede che al più presto “si giunga ad una intesa” per evitare una guerra globale per la quale “a pagarne il costo più alto sarebbero gli innocenti, le persone disarmate, i cittadini semplici”. Per questo, afferma nella nostra intervista, la “Chiesa d’Europa si unisce all’appello di Papa Francesco per la pace rivolto ieri durante il suo discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede”.

Ascolta l'intervista a monsignor Soueif

Il dialogo rimane l’unico strumento per uscire da questa drammatica situazione?
R.- Certamente. Si devono mettere in primo piano gli interessi della persona umana. Questo è fondamentale, altrimenti il mondo entrerà nella terza guerra mondiale, peraltro già alle nostre porte. La cosa è molto seria e richiede di esercitare la sapienza, la logica, la calma e una riflessione approfondita per non mettere in pericolo quasi tutto il mondo. La Chiesa europea insiste su questa linea e si sente impegnata nel processo di pace con azioni quotidiane nel continente e nelle nostre realtà ecclesiali.

Eccellenza, lei conosce molto bene la situazione in Iraq, terreno di scontro tra Iran e Usa. Nel Paese le condizioni si fanno di giorno in giorno sempre più drammatiche, complicando il quadro diplomatico internazionale. E’ così?
R. - Ne sono convinto. L’Iraq da decenni non conosce pace, c’è una guerra dopo l’altra. Le cause dirette di questi conflitti sono da ricercare nei fattori economici, come il petrolio. Si cambiano nomi alle guerre ma l’obiettivo è sempre lo stesso: mettere le mani sulle risorse economiche. La gente non vuole le guerre, non vuole essere divisa: i cittadini iracheni sono pronti a vivere insieme in serenità.

Anche il Libano è una polveriera pronta ad esplodere, situazione che altrettanto preoccupa i vescovi europei…
R. - Io sono libanese d’origine e posso affermare che nel mio Paese c’è la stessa situazione che in Iraq. Conosco bene i tre mesi di rivolte che lo hanno colpito nell’anno appena trascorso. Sono state grida di dolore, grida trans-religiose e trans-culturali di persone che vogliono vivere in pace ed in tranquillità.

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10 gennaio 2020, 12:12