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Mozambico: servono aiuti per la ricostruzione dopo i cicloni Mozambico: servono aiuti per la ricostruzione dopo i cicloni 

Mozambico: il dramma dei poveri acuito dalle emergenze climatiche

La presenza fattiva della Chiesa in aiuto alle popolazioni del Mozambico, colpite nei mesi scorsi dai cicloni Idai e Kenneth, in un Paese segnato da diseguaglianze, acuite dalle emergenze climatiche. Intervista a Fabrizio Cavalletti della Caritas Italiana.

Roberta Gisotti – Radio Vaticana

Le “prime parole di vicinanza e solidarietà” del Papa, arrivato in terra africana sono state per “tutti coloro sui quali si sono abbattuti di recente i cicloni Idai e Kenneth”, che hanno colpito, tra marzo e aprile, il Mozambico e in misura minore il Malawi, lo Zimbabwe e le isole Comore. Sono stati oltre 1000 i morti, di cui 648 in Mozambico, 1700 i feriti e 430 mila gli sfollati, 277 mila le abitazioni distrutte o danneggiate in un’area di 3 mila Km2. L’eco di questi eventi drammatici si spegne purtroppo in breve tempo nelle cronache internazionali lasciando le popolazioni più bisognose prive di mezzi di sussistenza, dimenticate dal mondo, come denuncia Fabrizio Cavalletti, responsabile dell’Ufficio Africa della Caritas Italiana, impegnata con le Chiese locali a soccorrere le vittime e i sopravvissuti.

Ascolta l'intervista a Fabrizio Cavalletti

R. – I danni sono stati ingentissimi. Un recente studio del governo mozambicano ha rilevato che si è trattato della peggiore catastrofe che abbia mai colpito questo Paese, perché al di là del fatto che ci siano stati due cicloni di fortissima intensità in tempi così ravvicinati - cosa di per sé già molto inedita - il primo ciclone ha colpito frontalmente la città di Beira, che è la seconda città più popolosa del Mozambico. Inoltre, l’area colpita è veramente molto estesa, oltre 700 mila ettari. Tra l’altro in un momento in cui c’erano le coltivazioni, quindi i raccolti non erano stati ancora presi e ciò ha messo in ginocchio le famiglie, gli agricoltori che contavano su quei raccolti per la propria sicurezza alimentare. Quindi i danni sono stati veramente molto ingenti, anche alle infrastrutture, alle scuole: tantissime strutture scolastiche sono state distrutte. I cicloni poi sono stati preceduti e seguiti da alluvioni, da piogge torrenziali che sono durate per molti giorni, che hanno devastato enormi aree.

Questo disastro è avvenuto in un Paese, come avete denunciato anche voi in una nota, segnato da ingiustizie e diseguaglianze che vengono acuite da queste emergenze climatiche.

R.  – Certamente perché il Mozambico come altri Paesi del sud del mondo scontano maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici, di cui sono meno responsabili o non lo sono affatto. Certamente le popolazioni più povere non lo sono, però sono loro che scontano, appunto, che pagano il prezzo più alto dei cambiamenti climatici. Perché la vulnerabilità agli shock climatici di queste popolazioni è maggiore di quella che hanno i popoli più ricchi, evidentemente, perché queste popolazioni vivono di agricoltura, di pesca, di allevamento, dipendono dalle condizioni climatiche e questo li dispone molto alla variabilità del clima. In più c’è un aumento dell’intensità e della frequenza delle catastrofi, a causa di questo cambiamento climatico, pertanto questi due effetti creano un’ingiustizia globale che stiamo vivendo in quest’epoca, che potremmo chiamare un’ingiustizia socio-ambientale: le disuguaglianze da un punto di vista sociale ed economico si sommano a questa disuguaglianza in termini di capacità di resilienza e di far fronte agli shock climatici. E’ veramente un’ingiustizia odiosa di cui bisognerebbe tener conto anche rispetto poi agli impegni che si prendono nei confronti di questi Paesi, alle politiche che si adottano per cercare di aiutare queste popolazioni.

Gli aiuti alla cooperazione vengono invece calando, paradossalmente quando si sente ripetere spesso di fronte ai problemi dei flussi migratori: ‘aiutiamoli a casa loro’.

R. – Chiaramente è una grossa contraddizione che c’è: non solo gli aiuti allo sviluppo, la cooperazione calano, ma le politiche in generale di sostegno allo sviluppo non sono adeguate rispetto a quello che servirebbe a questi Paesi. Basti pensare anche sul piano dell’aiuto umanitario: sembrerebbe abbastanza scontato ci fosse una disponibilità nella risposta dei Paesi più ricchi, ma in realtà non è così perché vediamo che anche i piani di sostegno, di aiuto umanitario ogni volta sono difficilmente coperti e questo vale anche per il Mozambico. Pertanto ci sono delle contraddizioni enormi e ipocrisie che fanno un po’ male.

Ed è bene denunciarle…

R. – Certamente, sì.

A quasi sei mesi dalla catastrofe, prosegue e si intensifica l’opera della Caritas Italiana nei Paesi alluvionati. In totale ad oggi sono stati stanziati 1.100.00 euro, di cui 800 mila per interventi in Mozambico, dove in collaborazione con altre organizzazioni sono state soccorse 50 mila famiglie. Si punta ora all’aiuto di 14 mila famiglie con interventi integrati per dare loro mezzi di sussistenza, servizi igienici, strutture idriche, sostenere l’agricoltura, ricostruire abitazioni più sicure, permettere il rientro a scuola di 5 mila studenti. 

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06 settembre 2019, 13:30