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Il cardinale Roger Etchegaray Il cardinale Roger Etchegaray 

La morte del cardinale Etchegaray. Papa Francesco: un uomo di dialogo e di pace

Il porporato francese aveva 96 anni. E' stato uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II, impegnato in missioni di pace nel mondo, promotore di dialogo ed ecumenismo. Ha organizzato lo storico incontro interreligioso di Assisi nel 1986. Francesco lo ha ricordato stamattina durante la Messa in nunziatura a Maputo insieme al cardinale Pimiento, scomparso martedì

Sergio Centofanti - Città del Vaticano

Si è spento nel pomeriggio di ieri, 4 settembre, nella cittadina basca di Cambo-les-Bains, in Francia, il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio "Cor Unum": fra pochi giorni avrebbe compiuto 97 anni. I funerali si svolgeranno lunedì prossimo nella Cattedrale di Santa Maria a Bayonne. 

Il dolore del Papa

Papa Francesco ha appreso “con dolore”, questa mattina, la notizia della sua scomparsa, ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni: “Durante la Santa Messa, celebrata nella Nunziatura di Maputo, in Mozambico, ha ricordato il cardinale francese, uomo di dialogo e di pace, e con lui il Cardinal Pimiento, scomparso il 3 settembre”. In un telegramma di cordoglio inviato a Marc Aillet, vescovo di Bayonne, il Papa ricorda con commozione il cardinale Etchegaray che - afferma - è stato non solo “un consigliere ascoltato e apprezzato, soprattutto in situazioni difficili per la vita della Chiesa in diverse regioni del mondo”, ma un pastore amato dalla gente e un “uomo di profonda fede e con lo sguardo rivolto agli estremi confini della terra, sempre vigile quando si trattava di annunciare il Vangelo agli uomini di oggi”.

Con la morte dei due porporati, il Collegio Cardinalizio risulta costituito da 213 cardinali, di cui 118 elettori e 95 non elettori.

Un cuore basco "universale"

Nato nel cuore dei Paesi Baschi ad Espelette (Diocesi di Bayonne), il 25 settembre del 1922, il padre era un meccanico agricolo, sente la chiamata a diventare sacerdote. La sua è una vocazione per tutti, credenti e non credenti. Si reca a Roma, dove ottiene la licenza in Teologia e il dottorato in Diritto Canonico. Ordinato sacerdote il 13 luglio 1947, inizia il ministero pastorale nella diocesi nativa. Dal 1966 al 1970 ricopre il ruolo di segretario generale dell'Episcopato francese; nel 1969 Paolo VI lo nomina ausiliare per l’Arcidiocesi di Parigi. L’anno successivo è arcivescovo di Marsiglia (dove rimane fino al 1984) e nel 1975 succede al cardinale Marty alla presidenza della Conferenza episcopale francese (fino al 1981).

Nel 1971 diventa il primo presidente del nuovo Consiglio Europeo delle Conferenze Episcopali. Fortemente impegnato nel rinnovamento ecclesiale avviato dal Concilio Vaticano II, promuove il dialogo e l’ecumenismo, la giustizia insieme all’evangelizzazione. Ama una Chiesa viva, attenta alle sfide dell’umanità concreta a partire da una fede fondata sull'incontro con Cristo.

Animatore dell'incontro di Assisi nel 1986

Nel 1979 Giovanni Paolo II lo crea cardinale e nel 1984 lo nomina presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (incarico mantenuto fino al 24 giugno 1998) e presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" (fino al 2 dicembre 1995). In questo periodo, Etchegaray svolge un instancabile servizio a favore della pace, dei diritti umani e dei bisogni dei più poveri. Organizza lo storico Incontro di pace di Assisi nel 1986 tra i rappresentanti delle principali religioni, di fronte alle tensioni crescenti nel mondo diviso in blocchi e davanti ai timori di una guerra nucleare. Compie importanti missioni diplomatiche per la Santa Sede: nel maggio 2002 è a Gerusalemme per chiedere la pace in Medio Oriente e nel febbraio 2003 è a Baghdad per portare il messaggio di riconciliazione del Papa.

Il saluto di Papa Francesco prima di lasciare Roma

Nel 1994 viene nominato presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno 2000 e in tale veste ha diretto la preparazione e lo svolgimento dell’Anno Santo del 2000. Nel 2005 diventa vice-decano del Collegio Cardinalizio, incarico cui rinuncia nel 2017 per l’avanzare dell'età. Papa Francesco lo vuole salutare personalmente prima che il porporato lasci Roma per la Francia. 

"Il cammino di pace è spirituale ancor più che politico"

Etchegaray è stato un uomo di Dio, un contemplativo attivo, aperto e socievole, sempre sorridente e dotato di fine umorismo. Per capire meglio la sua spiritualità, ricordiamo una sua omelia durante una missione in Libano nel 2006. Qui, durante la Messa nel Santuario mariano di Harissa, Etchegaray afferma: “Cristo non solo ci dona la pace, Egli è la nostra pace”, per questo la pace e la preghiera sono legate l’una all’altra. Pregare “è la prova più sicura che noi abbiamo preso sul serio la pace”. Il vero cammino per la pace, dunque, “è spirituale ancor più che politico”. Per questo, “nessuna pace stabilita da un accordo potrà tenere se non sarà accompagnata anche dalla pace dei cuori”. Ma “solo Dio può addolcire i cuori induriti” specie in un’epoca in cui “la violenza si infiltra nella vita quotidiana suscitando quella paura che rende l’uomo una bestia”. Nessuna religione può pretendere di “catturare Dio per metterlo nel proprio campo contro l’altro”. Tutte le fedi sono, invece, “chiamate a fare appello a Dio clemente e misericordioso”. In questo “clima di odio che respiriamo troppo spesso”, capiamo che “solo il perdono può condurci alla riconciliazione”, un perdono che “non è né l’usura del tempo, né la dimenticanza, né il calcolo interessato”. Solo quando l’uomo sarà in grado di perdonare, allora la terra vivrà “in una pace ricolma di gioia”.

L'essenziale è Cristo

La fede di Etchegaray è essenzialmente cristocentrica. Ecco una sua riflessione durante un incontro in San Giovanni in Laterano nel novembre 1997 nell’ambito dei “Dialoghi in Cattedrale” sul tema “Fede e ricerca di Dio”:

Come alpinista sono stato abituato a mettere il minimo delle cose nel mio zaino, appena l'essenziale per sostenere la marcia e arrivare in cima con il peso più leggero possibile … Oggi siamo provocati a ritrovare l'essenziale della fede per tenerlo saldamente … Qual è dunque l'essenziale della mia fede? Molto semplicemente, è Gesù Cristo. Penso spesso a quanto scriveva Pascal: «Non solo conosciamo Dio unicamente tramite Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente tramite Gesù Cristo». Gesù Cristo, «vero Dio e vero uomo», è la profondità della mia vita. Più ci penso, più tale evidenza si fa in me concreta scoperta, viva esperienza. Gesù Cristo non è una presenza aggiuntiva, qualcuno da amare più degli altri, a parte dagli altri. Senza di Lui, resto confinato alla superficie degli altri... e di me stesso. Senza di lui, tutto diventerebbe insignificante. Senza di Lui, non potrei raccogliere tutte le sfide di questo mondo ... Eccomi dunque in marcia verso il terzo millennio con una bisaccia da viaggio. Se tutto il mio essere (anima e corpo) è orientato (si tratta della parola giusta) verso quel sole sorgente che è Cristo, cosa pensate che possa infilare di leggero nella bisaccia per riprendere le forze? Soltanto otto parole, tra le più fortificanti pronunciate da Cristo: le otto beatitudini … Dopo ogni Beatitudine, la voce ritorna al suo punto di partenza, essa ridice la stessa felicità, essa raddoppia lo stesso slancio per rimbalzare ogni volta grondante di esultanza. Mentre risuona urta i luoghi comuni, rivolta le vecchie evidenze, sposta le montagne e fa scoprire nuovi orizzonti. Le Beatitudini ci chiedono di andare in contropiede a quanto facciamo abitualmente. Cristo mi insegna a guardare il mondo alla rovescia e a trovarvi il lato buono delle cose, il vero della vita. Beati i poveri! Beati i miti! Beati gli afflitti! Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia! Beati i misericordiosi! Beati i puri di cuore! Beati gli operatori di pace! Beati i perseguitati per causa della giustizia! …

Al termine della missione affidata a ogni cristiano, nell'ora del Giudizio finale (cf. Mt 25,31-46), il povero nei suoi tratti più realistici, più crudi, sarà la pietra di paragone che separerà i buoni dai cattivi: «ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me...». Così, in definitiva, non è il Signore che ci giudicherà, ma il povero, identificato al Signore, che diverrà il silenzioso giudice di ognuno di noi. La presenza in mezzo ai poveri, la solidarietà con i poveri, è la chiave d'oro che schiude la salvezza per tutti … Solo una Chiesa povera diventa una Chiesa missionaria e solo una Chiesa missionaria richiede una Chiesa povera … La storia si è incaricata di provarci che la Chiesa, appena s'installa nella potenza o nella comodità terrena, perde la sua audacia apostolica … Quello che conta è la nostra fedeltà al Cristo delle Beatitudini. Comunque, più della nostra fedeltà è sicura quella, assoluta, che Cristo manifesta per la sua Chiesa. È per questo che la nostra Chiesa, malgrado la sua povertà, dentro la sua povertà, è sempre gonfia di speranza … attingendo il suo slancio all'attesa eucaristica del ritorno di Cristo.

(Aggiornato il 5 settembre alle ore 12.04)

 

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04 settembre 2019, 22:26