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Bose, Mainardi: chiamati all’unità per testimoniare Cristo

Adalberto Mainardi, monaco della Comunità ecumenica di Bose, spiega come il convegno di spiritualità ortodossa di quest’anno punti a ridare centralità alla chiamata alla vita in Cristo come occasione di incontro ecumenico

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

"Chiamati alla vita in Cristo" è il tema del XXVII convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa organizzato come ogni anno dalla Comunità di Bose, presso la sua sede in Piemonte. All'incontro -  in programma dal 4 al 6 settembre - prendono parte numerosi esponenti delle principali Chiese ortodosse assieme a una nutrita rappresentanza della Chiesa cattolica. “È una partecipazione unanime che dimostra - spiega Adalberto Mainardi, monaco di Bose, membro del comitato scientifico -  come nonostante alcune tensioni fra cattolici e ortodossi e un momento di difficoltà nei rapporti interni all’ortodossia, questo luogo e questo tema siano per tutti un’opportunità importante di incontro, dialogo e confronto”.

In Cristo, pienamente umani

Al centro delle tre giornate di lavoro ci sarà dunque il senso della vocazione umana e cristiana nella spiritualità cristiana d’oriente. “La vocazione cristiana sta all’interno di una chiamata che Dio rivolge a ogni uomo, a ogni donna, quella a diventare pienamente umani, quella piena umanità che per i cristiani è realizzata nel Cristo”, spiega fr. Mainardi. “Proprio la vocazione alla vita in Cristo è infatti ciò che unisce i cristiani d’Oriente e d’Occidente: in Occidente c’è più la tradizione dell’imitazione di Cristo, della sequela; in Oriente più l’idea della trasfigurazione, della divinizzazione dell’uomo a immagine del Dio-Uomo Cristo. Ma in fondo, anche i relatori vedranno qui soprattutto l’unità di queste due tradizioni nel riportare al cuore del senso del cristianesimo che è il Cristo”.

La riscoperta della donna

La chiamata alla vita in Cristo si declina in vari modi, così a Bose si rifletterà su cosa significhi essere monaci in Oriente, in diverse situazioni. Ma anche sulle vocazioni specifiche oggi in Occidente: il monachesimo e la chiamata al matrimonio cristiano. Si approfondisce anche il senso della riscoperta della donna, non semplicemente come categoria ma come risorsa importante per comprendere l’umanità a immagine di Dio, quindi uomo e donna, e riscoprire insieme questa unità.

Ciò che unisce i cristiani

“Il tema dei nostri convegni è sempre un tema di spiritualità”, spiega ancora fr. Mainardi. “In anni passati, abbiamo toccato temi che oltre alla spiritualità mettevano all’attenzione situazioni molto importanti di attualità: il tema del martirio, il tema dell’ospitalità. Quest’anno abbiamo pensato che fosse importante, anche con l’aiuto dei membri del Comitato scientifico, che sono di diverse Chiese, vedere qual è la cosa che unisce veramente i cristiani. Cos’è che i cristiani possono ancora dire all’umanità in questo momento, ciò che le Chiese sono chiamate a testimoniare: la speranza di una vita in Cristo, di una vita piena e eterna. La speranza di vincere la morte, di vincere l’odio, di vincere la distruzione”.

Un carisma anche dei laici

Un convegno dedicato alla riflessione sul senso della vita cristiana nelle sue diverse forme. “Troppo spesso, nella tradizione, si è data importanza solo alla consacrazione monastica o alla vita del ministero ordinato”, spiega fr. Mainardi. “Si sono messi in secondo piano i laici”. “Quello che si è dimenticato è che la vita in Cristo, la grazia battesimale, è quel carisma che tutti i membri del Corpo di Cristo, della Chiesa, hanno e che insieme devono far fruttare a beneficio degli altri”. “E nel momento in cui un dono diventa condiviso, diventa un carisma, diventa un dono dello Spirito che parla in modi diversi”.

Rimettere al centro Cristo

I Padri dell’Oriente cristiano hanno sempre sottolineato il radicalismo della vocazione cristiana. Una radicalità che oggi va ritrovata, secondo fr. Mainardi. “C’è la necessità di vedere la centralità del Cristo e ordinare a questa anche altri aspetti importanti della vita ecclesiale: attività, iniziative, promozione sociale. Non dobbiamo perdere questo centro. E, soprattutto, dobbiamo imparare a leggere alla luce di questo centro le nuove sfide, che prima non c’erano, e che vengono dalle nuove tecnologie, dalla bioetica, dalla crisi ecologica, dalla crisi anche culturale e politica che viviamo”. “Allora, invece di immettersi in un’arena di lotta, forse i cristiani devono riguardare a Cristo come modello, per dare al mondo speranza puntando su una maggiore umanizzazione e non cercando una maggiore egemonia”.

Ascolta l'intervista a fr. Mainardi

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04 settembre 2019, 16:28