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Famiglie di Orissa ricordano le persecuzioni di 11 anni fa Famiglie di Orissa ricordano le persecuzioni di 11 anni fa 

India: la Chiesa di Orissa celebra i suoi martiri nell’anniversario dei pogrom

Ricorre oggi in Orissa la "Giornata dei martiri" mentre a undici anni dalle violenze anticristiane si contano ancora 10.000 sfollati. Padre Robert: “Impegnati nella riconciliazione ma restano le persecuzioni”

Marco Guerra – Città del Vaticano

La Chiesa dello Stato indiano dell’Orissa celebra oggi la “Giornata dei martiri”, stabilita dalla Conferenza regionale dei vescovi dell’Orissa, che ha scelto come data il giorno successivo alla memoria del martirio di San Giovanni Battista.

L’undicesimo anniversario dei pogrom anti-cristiani

Il 25 agosto tutti i cattolici dell’India hanno invece commemorato l’undicesimo anniversario dell’inizio dei pogrom anti-cristiani, avvenuti in Orissa tra i mesi di agosto e settembre del 2008. La violenza anticristiana ebbe inizio nel distretto di Kandhamal, quando gruppi di estremisti indù incolparono i cristiani dell'omicidio del loro leader, Swami Laxmanananda Saraswati, compiuto invece dai ribelli maoisti.

10mila ancora sfollati

Il bilancio finale di quell’ondata di attacchi è stato oltre di 100 morti e almeno 64.000 sfollati, 10.000 dei quali non sono ancora rientrati nelle loro abitazioni. Circa 6.500 case e 395 chiese sono state distrutte.

L'impegno per la pace

In occasione della ricorrenza del 25 agosto diverse parrocchie dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar hanno offerto preghiere speciali per le vittime della violenza anti-cristiana in Orissa. “La vita in Cristo getta un seme d'amore che continua a trasformare individui e comunità. La cronaca della fede dei cristiani di Kandhamal lo mostra in modo visibile. Ogni preghiera in questo momento è una richiesta di pace e riconciliazione", ha detto all’agenzia Fides padre Udayanath Bishoyi, parroco alla parrocchia di Cristo Re, a Phulbani.

Cristiani dI Orissa tra riconciliazione e nuove persecuzioni

“I cristiani dell’Orissa ancora soffrono, ma sono forti nella fede e partecipano alle Messe”, è la testimonianza rilasciata a Vatican News da Padre Robert Digal, sacerdote cattolico originario del distretto di Kandhamal la cui famiglia 11 anni fa è stata vittime delle persecuzioni 

Ascolta l'intervista a Padre Robert

R. – Quello che è successo in Orissa nel distretto di Kandhamal è stata una terribile persecuzione e la gente, i cristiani, i fedeli ancora soffrono. Hanno ricevuto aiuto dal governo e dalla Chiesa ma la gente vive ancora questa difficoltà. Questo problema continua ancora. Il governo regionale si è adoperato per dare protezione e aiuto al popolo di Kandhamal dove c’è stata questa persecuzione, si impegna, ma ci sono molti problemi ancora in tante parti dell’India.

L’estremismo politico e religioso… Ci sono molti problemi che attanagliano la comunità cristiana?

R. – Sono attaccati dappertutto… Per esempio gli estremisti induisti vogliono convertire tutti i cristiani, tutti i musulmani, tutti i buddisti… Il governo di Orissa sta aiutando ma la situazione sta peggiorando. Io sono proprio della zona di Kandhamal.

Tu hai vissuto le persecuzioni?

R. – I miei familiari sì… Io ero a Roma, ma i miei familiari hanno sofferto. Mia mamma, mia nonna, mia sorella… sono stati nella foresta per cinque giorni. Nel mio villaggio è stata distrutta la mia casa, poi la casa dei miei cugini, quindi abbiamo vissuto questa sofferenza, siamo stati testimoni di quel primo attacco… Non dimenticherò mai perché mia sorella doveva sposarsi e noi abbiamo la tradizione di fare regali agli sposi prima del matrimonio e loro hanno rubato tutto quello che avevamo comprato e hanno bruciato anche la casa… Questo non lo dimenticherò mai. Poi mia sorella si è sposata due anni dopo.

Molti non sono ancora tornati alle loro case…

R. -   Sono dispersi perché ci sono quasi seimila case distrutte e anche le chiese, quasi 250 chiese … La gente ancora non è tornata.

Ci sono ancora 10 mila sfollati, però la Chiesa si sta impegnando per un processo di riconciliazione: è possibile?

R. – La Chiesa si impegna, è vero, anche i vescovi…Il presidente del governo regionale è buono e la situazione sta un po’ migliorando ma gli attacchi a istituti di religiosi continuano, ci sono ancora.

I fedeli si ritrovano nella preghiera: c’è speranza tra i fedeli che si riuniscono insieme?

R. – I fedeli sono forti nella fede e quando vado in India vedo che hanno fede, sono pronti a morire nel nome di Gesù… partecipano alla Messa. Prima avevano paura ma grazie al governo regionale, come dicevo prima, che si sta impegnando per dare protezione ai cristiani, possono praticare la loro fede. Certo, gli induisti estremisti continuano a lavorare contro i cristiani… Nella mia zona i musulmani non hanno problemi, ma in altre parti sì e anche le altre religioni soffrono tanto.

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30 agosto 2019, 14:43