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Alcuni vescovi del Venezuela in conferenza stampa Alcuni vescovi del Venezuela in conferenza stampa 

Vescovi del Venezuela: illegittimo un nuovo mandato presidenziale per Maduro

Nell'attuale situazione del Paese "è un peccato che grida al Cielo voler mantenere a tutti i costi il potere". Lo scrivono i vescovi del Venezuela rivolgendosi alla loro gente. Abbiamo l'obbligo - affermano i presuli - di non rimanere spettatori di fronte all'ingiustizia

Adriana Masotti - Città del Vaticano

E’ in corso a Caracas, Venezuela, la 111.a Assemblea plenaria del vescovi del Paese latino americano. Nella giornata di oggi il card. Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida e amministratore apostolico di Caracas, mons. Raúl Biord, arcivescovo di La Guaira e 2º vicepresidente della Conferenza episcopale, e mons. Freddy Jesús Fuenmayor Suárez, vescovo di Los Teques, hanno dato lettura dell’Esortazione preparata dall’episcopato che si rivolge al popolo “al quale - scrivono - apparteniamo e di cui siamo servi” e che ha per tema l’attuale drammatica situazione in cui versa la Nazione. 

La Chiesa difende il popolo

Obiettivo dell’Esortazione “incoraggiare la vera speranza del popolo” all’inizio del nuovo anno che rappresenta un’occasione per il cambiamento del Paese. I vescovi sentono il dovere di interrogarsi sul significato etico dell'attuale gravissima situazione in cui la dignità umana è violata, il bene comune non rispettato, la verità manipolata e la povertà in crescita, e citano una frase di San Oscar Arnulfo Romero: "Se c'è un conflitto tra il governo e la Chiesa, non è perché la Chiesa si oppone, ma perché il conflitto è già in atto tra il governo e il popolo, e la Chiesa difende il popolo".

Immorale continuare a mantenere il potere

I vescovi quindi denunciano: nella situazione attuale “è un peccato che grida al Cielo voler mantenere a tutti i costi il potere e cercare di prolungare il fallimento e l'inefficienza di questi ultimi decenni: è moralmente inaccettabile! Dio non vuole che il popolo soffra sottomettendosi all'ingiustizia”. Da qui l’urgenza per arrivare ad una soluzione e un cambiamento. I presuli ricordano quindi quanto già affermato in una precedente Esortazione, l’11 luglio scorso, in cui dichiaravano illegittima la votazione del 20 maggio per l’elezione del Presidente della Repubblica, così come l'Assemblea Nazionale Costituente imposta dal ramo esecutivo. Perciò “l'intenzione di iniziare un nuovo mandato presidenziale il 10 gennaio 2019 - proseguono oggi  i vescovi - è illegittima a causa della sua origine e apre una porta al non riconoscimento del governo perché manca del sostegno democratico nella giustizia e nel diritto".

All'Assemblea Nazionale eletta dal popolo spetta legiferare

Attualmente, ribadiscono, “l'unico organo del potere pubblico che possiede il diritto di esercitare i suoi poteri sovrani è l'Assemblea Nazionale, eletta in precedenza con il voto libero e democratico dei venezuelani". All’Assemblea Nazionale spetta, dunque, promulgare “le leggi di cui il Paese ha bisogno per il ripristino della democrazia e il ritorno alla decenza e all'onestà nell'amministrazione dei fondi pubblici”. Ricordano quindi la raccomandazione di Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno, quando richiama coloro che esercitano la politica al dovere di “servire il loro Paese, di proteggere tutti coloro che vivono in esso, e di lavorare per creare le condizioni per un futuro dignitoso e giusto”.

Dio benedice i più poveri e i piccoli

L’episcopato ribadisce quindi, in quanto cittadini, l’impossibilità di starsene in disparte, spettatori di quanto sta accadendo in Venezuela afflitta da “politiche della fame, persecuzione politica, repressione militare e di polizia, prigionieri politici, tortura, corruzione, inefficienza nella gestione pubblica”. Per sapere da che parte stare, i vescovi ripropongono le parole di Gesù nel Vangelo: "Venite, voi che siete benedetti dal Padre mio.... perché avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero un migrante e mi avete accolto; ero nudo e mi avete vestito; ero malato e mi avete visitato; in prigione e siete venuti a trovarmi". E’ necessario dunque assumersi le proprie responsabilità, sottolineano, e promuovere il contributo di molti alla ricerca di soluzioni.

L'impegno della Chiesa in Venezuela

“Come Chiesa - scrivono - ci impegniamo nelle diocesi e nelle parrocchie, in primo luogo, a continuare a sostenere la sopravvivenza sia dei più deboli e non protetti all'interno del Paese, sia di coloro che sono emigrati in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita, così come di rifugio e asilo”. Accanto a questo è necessario “continuare a lavorare per la difesa e la promozione dei diritti umani”, e “a sviluppare programmi di formazione e di organizzazione che consentano di ripristinare le istituzioni democratiche e di ricostruire il Paese in modo pacifico”.

Il grazie dei vescovi a quanti sono solidali con il loro popolo

La lettera conclude con la gratitudine dei presuli espressa verso persone e istituzioni, Chiese, Caritas, associazioni e governi di diversi Paesi, che hanno dimostrato solidarietà e offerto sostegno al popolo venezuelano. Primo fra tutti Papa Francesco che il 7 gennaio 2019, nel Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha detto di auspicare “che l'amato Venezuela trovi vie istituzionali e pacifiche per risolvere la crisi politica, sociale ed economica, vie che permettano di assistere soprattutto coloro che sono stati colpiti dalle tensioni di questi anni e di offrire a tutto il popolo venezuelano un orizzonte di speranza e di pace”.

Le promesse contenute nel Magnificat

I vescovi salutano la loro gente con parole di speranza ricordando le promesse di Dio nel Magnificat: “Annunciamo con Maria che la misericordia di Dio raggiunge i suoi fedeli di generazione in generazione, ‘perché il Signore agisce con il suo braccio, disperde i superbi del cuore, abbatte i potenti dal trono ed esalta gli umili’".

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09 gennaio 2019, 17:23