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L'incontro in Albania tra Papa Francesco e l'allora don Ernest Simoni L'incontro in Albania tra Papa Francesco e l'allora don Ernest Simoni

L’arcidiocesi di Firenze festeggia i 90 anni del cardinal Simoni

Una messa per festeggiare il compleanno del cardinale albanese Ernest Simoni e nel pomeriggio la consegna al porporato del “Sigillo della pace”, una delle massime onorificenze della città di Firenze, luogo che Simoni da tempo ha scelto come sua dimora. La testimonianza dell'arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Novantanni è il traguardo che il cardinale Ernest Simoni ha tagliato lo scorso 18 ottobre, celebrando la messa a Casa Santa Marta insieme a Papa Francesco che lo ha creato cardinale nel novembre 2016. In quell’anziano sacerdote albanese il Pontefice, ascoltando la sua testimonianza in Albania, ha percepito l’amore vero per la Croce, la fede incrollabile che diventa lo scudo per ogni sacrificio e sofferenza. Simoni venne condannato a morte due volte dal regime comunista di Enver Hoxha che proclamava l’Albania come il primo Stato ateo al mondo. La pena fu commutata in 28 anni di lavori forzati, fu costretto a spaccare pietre in una cava, a lavorare in una miniera a 500 metri di profondità e infine a ripulire le fogne della città di Scutari.

Firenze celebra il “suo” cardinale

Per festeggiare il cardinal Simoni, alle 10.30 viene celebrata una messa nella Cattedrale Santa Maria del Fiore, presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Betori a cui prenderà parte anche il presidente della Repubblica di Albania, Ilir Meta. Nel pomeriggio la consegna del “Sigillo della pace”, onorificenze della città di Firenze.

Card. Betori: Simoni, martire della fede e testimone della dignità della persona

Così a Vatican News, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze tratteggia la figura del cardinale Simoni. (Ascolta l'intervista al cardinal Betori)

Chi è il cardinale Simoni per l’arcidiocesi di Firenze?

R. - Direi che è un grande dono per la diocesi di Firenze il fatto che il card. Simoni abbia voluto scegliere la nostra città come sua abitazione abituale. E’ un grande testimone della fede di fronte al quale Papa Francesco tre anni fa si mise a piangere nell’ascoltare la sua testimonianza. E’ una presenza viva di come la fede cristiana riesca a vincere il male e di come di fronte ad una fedeltà indiscussa a Cristo gli uomini malvagi vengano sconfitti questo attraverso un sacrificio di sé che mostra a tutti con umiltà e con una dedizione che tutte le persone colgono.

Ventotto anni di lavori forzati, due condanne a morte sospese: la porpora del cardinale Simoni, emblema del sangue da versare in difesa della fede, racchiude tutta la sua vita…

R. – E’ il senso del martirio cristiano. Mi commuove che andiamo a celebrare questi 90 anni del cardinale dopo aver ricevuto la notizia dell’assoluzione di Asia Bibi. Abbiamo tanti cristiani che pagano un altissimo prezzo per la loro fedeltà a Cristo. Lei è una donna che è stata prigioniera per 9 anni, il cardinale Simoni 28 anni ai lavori forzati; questo ci fa dire come la fede in Gesù sia un motivo che ci spinge a gesti ritenuti impossibili per noi ma che la grazia del Signore fa sostenere con grande coraggio a tante persone che soffrono per Cristo.

Eminenza, nel pomeriggio la consegna del Sigillo della pace al card. Simoni...

R. – E’ una delle massime onorificenze che si dà pochissime volte a Firenze. Il Sigillo della pace indica la vocazione universale della città di Firenze che ebbe in Giorgio La Pira, nel secolo scorso, una espressione altissima perché coinvolse tante persone nel dialogo e aprì molti cammini di pace. Il sindaco, dott. Dario Nardella, ha voluto dare questo riconoscimento al nostro cardinale perché nella sua persona si collega non solo il tema della fede cristiana ma anche il tema della dignità della persona umana che deve essere rispettata nella giustizia perché ci possa essere pace nel mondo. Il cardinale non è solo un testimone della fede ma anche un testimone della dignità della persona, il fondamento della pace.

Lei ha nominato il card. Simoni canonico onorario del Capitolo Metropolitano, cosa significa questa nomina?

R. – Ho pensato che era bello poterlo fare membro del nostro presbiterio. Lui ovviamente non è incardinato nella nostra arcidiocesi però la nostra arcidiocesi lo vuole sentire come un prete tra i nostri preti e quindi inserirlo in una storia di preti che ha importanti trascorsi: nel ‘500, ad esempio, ci sono stati i grandi santi come sant’Antonio Pierozzi, san Filippo Neri. Nel ‘900 abbiamo avuto figure come il cardinale Elia Della Costa, mons. Bartoletti, don Lorenzo Milani, don Divo Barzotti: personaggi che hanno fatto grande il presbiterio fiorentino. Mi è sembrato bello avere io l’onore – non lui! – di annoverare questo testimone della fede tra i preti fiorentini.

Il card. Simoni si sente fiorentino, ha nello stemma cardinalizio il giglio di Firenze…

R. – Lui è molto legato a questa città, la frequentava anche prima di diventare cardinale, passava lunghi periodi dopo la liberazione perché ospite di un nipote. Sente questa appartenenza alla chiesa fiorentina, ricambiato sia dalla chiesa fiorentina che dalla comunità civile.

Che augurio vuole fare al card. Simoni per questi 90 anni?

R. – Innanzitutto che possa continuare ancora a dare testimonianza a lungo nelle nostre comunità. E’ un prete veramente infaticabile, ha un’agenda piena di impegni, è un uomo che cerca di andare continuamente a celebrare, a portare testimonianza, per lui non esistono tempi morti. Tutto deve essere dato al ministero e questo gli auguro di poterlo fare ancora a lungo e anche di poter ricevere quella gratitudine dalla Chiesa e dalla società per il sacrificio che ha fatto sia come cristiano ma anche in nome della dignità dell’uomo.

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01 novembre 2018, 10:00