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Primo maggio: il messaggio della Cei sulla dignità del lavoro

Anche quest’anno, in vista del primo maggio, arriva il messaggio della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro. A diffonderlo è l’agenzia SIR

Luisa Urbani - Città del Vaticano

Al centro del messaggio della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) la dignità del lavoro, considerata “ la grande sfida nei prossimi anni per la nostra società nello scenario di un sistema economico che mette al centro consumi e profitto e finisce per schiacciare le esigenze del lavoro”.

Massimizzare il profitto indebolisce la dignità

“La massimizzazione del profitto – si legge nel messaggio - ha risolto il problema della scarsità dei beni e delle risorse necessarie per investimenti e progresso tecnologico, ma ha finito per mettere in secondo piano le esigenze della dignità del lavoratore indebolendo il suo potere contrattuale”. Questi meccanismi che, secondo la Commissione, sono alla radice della produzione di emarginati, aiutano a capire l’elevato tasso di disoccupazione che affligge l’Italia.

Aiutare gli ultimi e i più deboli

L’indebolimento della qualità e della dignità del lavoro porta quindi al paradosso che oggi avere un’occupazione non è condizione sufficiente per uscire dalla condizione di povertà. Un considerazione allarmante che porta la Cei a sollecitare l’intera società e il mondo politico-istituzionale ricordando a tutti quanto sia importante aiutare gli ultimi, comprendendo le loro esigenze. “Abbiamo bisogno – sottolineano i presuli – di nuove forme di collaborazione tra tutti i soggetti per costruire insieme un futuro che metta il lavoro al centro di ogni patto sociale”.

Rimuovere gli ostacoli per i datori di lavoro

“Creare un buon lavoro – si legge ancora nel messaggio - è oggi una delle più alte forme di carità perché genera condizioni per uscire dalla povertà”. Per questo la prima cosa da fare è rimuovere gli ostacoli per chi il lavoro lo crea, come ha sottolineato anche Papa Francesco nel suo discorso all’Ilva di Genova.

Formare i giovani attraverso istituzioni qualificate

Fondamentale anche una buona formazione dei giovani. Secondo i presuli in Italia devono esserci “istituzioni formative capaci di suscitare nei giovani desideri e vocazioni senza le quali non esiste motivazione né sforzo verso l’acquisizione di quelle competenze necessarie per risalire la scala dei talenti”.

 

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12 aprile 2018, 13:40