È Beata Maria della Concezione, fondatrice delle Marianiste

Al battesimo era Adèle de Batz de Trenquelléon, dell’omonima famiglia nobile e molto ricca, originaria di Nérac, in Francia, ma la sua beatificazione si celebra nel Parco delle Esposizioni di Agen, luogo di fondazione dell’istituto. In rappresentanza del Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi

Roberta Barbi – Città del Vaticano

“Ci sono stelle che brillano di più, ma non per opacizzare le altre, bensì per illuminarle…”. Così descrivono la loro Madre fondatrice le Figlie di Maria Immacolata, che videro ufficialmente la luce il 25 maggio 1816 ad Agen. Le date sono molto importanti in questa storia, perché Maria della Concezione, al secolo Adèle de Batz de Trenquelléon, nacque appena un mese prima della presa della Bastiglia, il 10 giugno 1789 e lo stesso giorno fu battezzata. Durante tutta la sua vita fece festa ogni 10 di giugno, ma non per celebrare il proprio compleanno, bensì per ricordare il giorno in cui qualcosa nel suo cuore era cambiato: con il Battesimo vi era stato impresso il volto di Dio.

Una vocazione ancora abbozzata: il sogno del Carmelo

I giorni in cui per la prima volta riceveva un Sacramento erano tutti importanti per lei, perché sentiva che l’avvicinavano un po’ di più al Signore. Nell’esilio che per la sua famiglia, legata alla monarchia, aveva significato la rivoluzione, a San Sebastián, confine tra Francia e Spagna, fece la Prima Comunione nel 1801 e in quel momento nacque in lei il desiderio di diventare una carmelitana, tanto che quando ai suoi genitori fu concesso di tornare in patria, chiese di poter restare, invece, laggiù per entrare nel Carmelo, progetto che poi venne rimandato. Tornata in Francia, nel 1803 un altro incontro con il Signore, nel Sacramento della Confermazione, che per Adèle significò dichiarare di voler conoscere e amare Cristo sempre di più.

Un esempio di carità che viene da lontano

La giovane Adèle era molto legata al padre, un militare spesso lontano da casa che presto capì quanto alle bambole e ai bei vestiti che le portava al rientro, lei preferisse qualcosa da poter donare ai poveri. Da lui ereditò il carattere forte e volitivo, la disciplina e il senso di responsabilità. Con la madre andava spesso a visitare le famiglie che vivevano nelle terre intorno al loro castello portando cibo, medicine e abiti: opere di carità che le insegnarono a essere generosa, sensibile, a non credersi superiore agli altri per il solo fatto di essere nobile, e ad amare Dio sopra ogni cosa. Così, infatti, la ricorda il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi (Ascolta la sua intervista) : “La grazia del battesimo plasmò a poco a poco la nobiltà sociale di Madre Adèle, facendola diventare santità evangelica. Nella sua vita elle risplendette non per l’agiatezza delle ricchezze terrene, ma per l’abbondanza delle sue virtù cristiane”.

L’inizio di un cammino: la “Piccola società”

Nel 1804, a soli 15 anni e mezzo, assieme a un’amica conosciuta durante il ritiro che aveva preceduto la Cresima, fondò la “Piccola società”, che si poneva l’obiettivo di curare i mali spirituali dei contadini nelle campagne. L’associazione crebbe in poco tempo, fino a comprendere anche alcuni sacerdoti: i membri si esortavano vicendevolmente a trovarsi sul Calvario ogni giorno, a meditare sulla morte e la Resurrezione di Cristo ogni venerdì, a mettere in comune i propri meriti. Poi l’incontro con un membro della Congregazione mariana le indicò la strada: Adèle si consacrò a Maria Immacolata e si dedicò ancor di più all’assistenza dei poveri, degli ammalati e all’insegnamento del catechismo. “In un tempo turbolento come il suo, vivere di fede significava sperimentare il martirio dell’offerta della vita, preparandosi anche al martirio di sangue – è la testimonianza del porporato – vivere di fede sottolineava la radicalità dell’amore. Questa sua convinzione la poneva in una dimensione spirituale di apertura totale alla vita eterna”.

Finalmente è tutto chiaro: il “caro progetto”

Era nato, più o meno consapevolmente, quello che la stessa Adèle definì “il caro progetto”: la fondazione di una comunità femminile che comprendesse anche i voti religiosi. Il sogno si realizzò nel 1816 ad Agen, nel sud della Francia, in un convento chiamato affettuosamente dalle suore “il rifugio”. Qui Adèle divenne Maria della Concezione, Madre Superiora delle religiose che entrarono a far parte della grande famiglia marianista. Era Maria, infatti, il nord verso il quale si dirigeva e si adoperava affinché quella famiglia si moltiplicasse come la sabbia del mare, ma oltre a essere una madre, la Madonna era per lei un esempio che la invitava a essere brezza nelle ore di fuoco e luce nell’oscurità e la chiamava a essere santa, un cammino che oggi ha fatto un altro po’ di strada. “Madre Adèle aveva ferma fiducia che la realizzazione della sua santità e il consolidamento della Congregazione erano completamente opera della grazia e della provvidenza divina – conclude il cardinale – per questo, nonostante le avversità, le incomprensioni e le molte defezioni, ella mise tutta la sua opera nelle mani di Dio, affermando che se la fondazione era volontà di Dio, la provvidenza avrebbe pensato a superare ogni ostacolo. A lei la prova e la croce, al Signore la vittoria”.    

 

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La nuova Beata, Madre Maria della Concezione
10 giugno 2018, 11:15