Foto di gruppo dei 300 giovani protagonisti della riunione pre-sinodale a Roma Foto di gruppo dei 300 giovani protagonisti della riunione pre-sinodale a Roma 

Giovani verso il Sinodo: vogliamo una Chiesa gioiosa, autentica e interattiva

Il documento che raccoglie il lavoro di 300 giovani di tutto il mondo riuniti a Roma per la riunione pre-sinodale, e 15mila che hanno partecipato attraverso i social media, vuol essere uno “strumento di navigazione” per i padri sinodali, su “dove ci troviamo e dove siamo diretti”. Un giovane di Panama lo consegnerà a Papa Francesco

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

I giovani del mondo sono attirati dalla gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della fede cristiana, e desiderano vedere una Chiesa che sia testimone vivente di ciò che insegna. Una Chiesa che non li consideri troppo piccoli per essere protagonisti del loro cammino spirituale. E lo scrivono nel documento conclusivo della riunione pre-sinodale tenuta questa settimana al collegio Mater Ecclesiae di Roma, in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre, su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Nelle 14 pagine del testo, sintesi del lavoro di 20 gruppi linguistici nei quali si sono divisi i 300 partecipanti, più 6 gruppi tematici dei social media che hanno coinvolto 15mila navigatori, i giovani scrivono alla gerarchia ecclesiastica che desiderano “una Chiesa autentica, una comunità trasparente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”.

Dove ci troviamo e dove siamo diretti

Il documento è diviso in tre parti: le sfide e opportunità dei giovani nel mondo di oggi, la fede e vocazione, discernimento e accompagnamento e l’azione educativa e pastorale della Chiesa. Sarà una delle fonti per la stesura dell’Instrumentum laboris del Sinodo, scritto dai giovani per dare ai padri sinodali uno “strumento di navigazione” per una maggiore comprensione dei giovani. Un’ espressione, scrivono nell’introduzione “di dove ci troviamo, dove siamo diretti” e “un indicatore di cosa la Chiesa deve fare per andare avanti”. Un giovane di Panama, che ospiterà la prossima Gmg nel 2019, lo consegnerà domani a Papa Francesco durante la messa della Domenica delle palme.

La formazione della personalità

Per formare la nostra personalità, spiegano i giovani nel documento, cerchiamo “il senso di noi stessi in comunità che siano di sostegno, edificanti, autentiche e accessibili, cioè comunità in grado di valorizzarci”. Queste possono essere la famiglia, prima di tutto, anche se alcuni si allontanano dalle tradizioni, “sperando di essere più originali”. Ma anche gruppi, associazioni e movimenti e certamente la Chiesa, anche se per alcuni “la religione è ormai considerata una questione privata”. Spesso la Chiesa è vista come troppo severa o moralista. 

“Abbiamo bisogno di una Chiesa accogliente e misericordiosa, che apprezza le sue radici e i suoi tesori, amando tutti, anche quelli che non seguono quelli che crediamo essere gli standard.”

Davanti ad argomenti che li coinvolgono e li preoccupano come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, i grandi problemi sociali, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado dell’ambiente, i giovani chiedono alla Chiesa “inclusione, accoglienza, misericordia e tenerezza”.

Guardano al futuro, i giovani scrivono: “abbiamo troppa paura, e alcuni di noi hanno smesso di sognare”. Ma poi aggiungono: “cerchiamo l’opportunità per poter lavorare e costruire un mondo migliore”, aiutati in questo anche dalla Dottrina sociale della Chiesa.

“Vogliamo un mondo di pace, che tenga insieme un’ecologia integrale con una economia globale sostenibile.”

“Per i giovani che vivono in regioni del mondo instabili e vulnerabili – prosegue il documento - c’è la speranza e l’aspettativa di azioni concrete da parte dei governi e della società: mettere fine ai conflitti e alla corruzione, occuparsi dei cambiamenti climatici, delle disuguaglianze sociali e della sicurezza”.

La tecnologia non può sostituire la relazione umana

Un paragrafo è dedicato al rapporto con la tecnologia, che per qualcuno “ha arricchito le nostre relazioni, per tanti altri ha preso la forma di una dipendenza, diventando un sostituto della relazione umana e persino di Dio”. È evidente, si legge ancora “che i giovani di tutto il mondo stiano consumando in maniera ossessiva i prodotti multimediali. Sebbene viviamo in un mondo iperconnesso, la comunicazione tra i giovani rimane limitata a gruppi tra loro simili”.

“Spesso i giovani tendono ad avere diversi comportamenti negli ambienti online e in quelli offline. È necessario – è la richiesta  - offrire formazione ai giovani su come vivere le loro vite digitali”.

“Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione”

“Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana”.

Per questo nel documento si chiede alla Chiesa maggior attenzione “alla piaga della pornografia, includendo gli abusi in rete sui minori, il cyberbullismo e il conto salato che essi presentano alla nostra umanità”.

Ritorno alle Scritture per conoscere Gesù

“Molti di noi desiderano fortemente conoscere Gesù” aggiungono, ma chiediamo per questo “testimoni autentici: uomini e donne in grado di esprimere con passione la loro fede e la loro relazione con Gesù, e nello stesso tempo di incoraggiare altri ad avvicinarsi, incontrare e innamorarsi a loro volta di Gesù”.

C’è tanta confusione tra i giovani sulla figura di Gesù, si rileva, e si propone “un ritorno alle Scritture, in modo da poter approfondire la conoscenza della persona di Cristo, la Sua vita, e la Sua umanità”.

Se per molti giovani la fede è diventata qualcosa che riguarda solo la sfera privata, e non la vita in comunità, ci sono giovani che invece "sperimentano una Chiesa vicina, come nel caso di Africa, America Latina e Asia, così come in diversi movimenti di scala mondiale". Purtroppo, si rileva nel documento, "in alcune parti del mondo, i giovani stanno lasciando la Chiesa in grande numero. Capire i motivi di questo fenomeno è cruciale per poter andare avanti. I giovani che non hanno legami con la Chiesa, o che si sono allontanati da essa, lo fanno perché’ hanno sperimentato indifferenza, giudizio e rifiuto". 

Chiarezza sul ruolo delle donne nella Chiesa

"I cristiani professano un Dio vivente, ma nonostante questo - lamentano i giovani del pre-sinodo - troviamo celebrazioni e comunità che appaiono morte. I giovani sono attirati dalla gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della nostra fede". E chiedono una Chiesa che sappia ammettere gli errori e abbia "l'umiltà di chiedere perdono". Una Chiesa che offra ai giovani spazi di partecipazione e faccia chiarezza sul ruolo delle donne al suo interno, che va affermato, compreso e valorizzato.

Nel loro cammino di ricerca del senso di se stessi e di discernimento vocazionale, i giovani cercano compagni di cammino che "siano testimoni vivi, in grado di evangelizzare attraverso le loro vite". Guide che dovrebbero essere cristiani fedele impegnati nella Chiesa e nel mondo, in continua ricerca verso la santità, che non giudichino, ma si prendano cura e ascoltino attivamente i bisogni dei giovani.

La Chiesa ci incontri dove viviamo

Alla fine i giovani del mondo riuniti a Roma chiedono alla Chiesa di ammettere gli errori nei casi di abusi sessuali e nell'amministrazione delle ricchezze, riconoscendosi "umile e umana". Di saper comunicare attraverso i nuovi media e di parlare con temini concreti su argomenti scomodi come l'omossessualità e il gender. E infine di coinvolgere i giovani nei processi decisionali, anche con ruoli di leadership.

Chiedono alla Chiesa di incontrare le persone dove socializzano “bar, caffetterie, parchi, palestre, stadi, e qualsiasi altro centro di aggregazione culturale o sociale”. Ma anche in luoghi travagliati come “orfanotrofi, ospedali, periferie, zone di guerra, prigioni, comunità di recupero e quartieri a luci rosse”. Oltre ai luoghi fisici, i giovani chiedono alla Chiesa di raggiungerli nel mondo digitale. “Auspichiamo - scrivono - una Chiesa accessibile attraverso i social media e i vari spazi virtuali”.

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

24 marzo 2018, 14:56