Francesco: non sprechiamo, diffondiamo un’ecologia della giustizia e della carità

All’Angelus domenicale, il Papa invita ad imparare dai poveri in spirito, che riconoscono il bene che viene da Dio e fanno tesoro di quello che ricevono. L'invito è ad apprezzare il valore di noi stessi, delle persone e delle cose: un principio - osserva il Pontefice - spesso disatteso, soprattutto nelle società più agiate. Ogni persona va considerata come un dono sacro e unico

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Non sprecare: questo ci insegnano i poveri in spirito, tra coloro che Gesù definisce beati nella pagina del Vangelo di Matteo della IV domenica del tempo ordinario. Francesco lo sottolinea all’Angelus, in Piazza San Pietro, dove sono presenti circa 25mila fedeli, spiegando che sono poveri in spirito quanti “sanno di non bastare a sé stessi, “e vivono come ‘mendicanti di Dio’: si sentono bisognosi di Dio e riconoscono che il bene viene da Lui, come dono, come grazia”. “Chi è povero in spirito” infatti, aggiunge il Papa, “fa tesoro di quello che riceve” e desidera che nessun dono vada sprecato”, "i poveri in spirito cercano di non sprecare nulla". E anche Gesù ci insegna a non sprecare, ad esempio, quando “dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci”, “chiede di raccogliere il cibo avanzato perché nulla vada perduto”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Non sprecare ci permette di apprezzare il valore di noi stessi, delle persone e delle cose. Purtroppo, però, è un principio spesso disatteso, soprattutto nelle società più agiate, in cui domina la cultura dello spreco e la cultura dello scarto. Ambedue sono una peste.

Le sfide contro lo spreco

E “contro la mentalità dello spreco” Francesco propone tre sfide: “non sprecare il dono che noi siamo”, “non sprecare i doni che abbiamo” e “non scartare le persone”. Bisogna anzitutto partire da sé stessi.

Ognuno di noi è un bene, indipendentemente dalle doti che ha. Ciascuna donna, ciascun uomo è ricco non solo di talenti, ma di dignità, è amato da Dio, vale, è prezioso. Gesù ci ricorda che siamo beati non per quello che abbiamo, ma per quello che siamo.

Il Pontefice specifica che "quando una persona si lascia andare e si butta via, spreca sé stessa. Bisogna allora lottare, con l’aiuto di Dio “contro la tentazione di ritenerci inadeguati, sbagliati, e di piangerci addosso”.

Il Papa all'Angelus
Il Papa all'Angelus

Oggi si spreca circa un terzo degli alimenti prodotti

Sullo spreco di quanto abbiamo, il Papa ricorda che nel mondo ogni anno si perde circa un terzo della produzione alimentare totale.

E questo mentre tanti muoiono di fame! Le risorse del creato non si possono usare così; i beni vanno custoditi e condivisi, in modo che a nessuno manchi il necessario. Non sprechiamo quello che abbiamo, ma diffondiamo un’ecologia della giustizia e della carità, della condivisione.

I fedeli riuniti in Piazza San Pietro per l'Angelus
I fedeli riuniti in Piazza San Pietro per l'Angelus

Le persone non si possono buttare via

E poi la cultura dello scarto usa le persone, buttate via quando non servono più, non interessano più o sono di ostacolo. “Si trattano così specialmente i più fragili”, osserva Francesco, “i bambini non ancora nati, gli anziani, i bisognosi e gli svantaggiati”.

Ma le persone non si possono buttare via, mai! Ciascuno è un dono sacro, ciascuno è un dono unico, ad ogni età e in ogni condizione. Rispettiamo e promuoviamo la vita sempre! Non scartiamo la vita.

Riflettere sui propri stili di vita

L’invito del Papa è allora ad interrogarsi su come si vive la povertà di spirito, sullo spazio che Dio ha nella propria vita, se lo si considera la propria ricchezza e si crede di essere amati da Lui o ci si butta via “con tristezza, dimenticando di essere un dono”. E poi il richiamo ad un uso responsabile delle cose, e quindi l’attenzione a non sprecare. Infine Francesco esorta ad un esame di coscienza sulla propria disponibilità a condividere i beni con gli altri, sul proprio egoismo, su come si considerano i più fragili - “doni preziosi, che Dio mi chiede di custodire” - e se ci si ricorda “di chi è privo del necessario”.

Un gruppo di ragazzi con uno striscione in Piazza San Pietro
Un gruppo di ragazzi con uno striscione in Piazza San Pietro

Nel dopo Angelus il dolore per Terrasanta, Nagorno-Karabakh e Ucraina

Dopo la preghiera mariana, il Papa esprime le sue preoccupazioni per l'escalation di violenza in Terra Santa e lancia un accorato appello ai due governi coinvolti e alla comunità internazionale affinché si trovino subito, senza indugio, le strade per la ricerca della pace. Poi il suo pensiero va alla situazione di stallo nella regione del Nagorno-Karabakh, dove forte è l'emergenza umanitaria. Francesco ricorda inoltre la Giornata mondiale per i malati di lebbra che si celebra proprio oggi. Accanto a lui due ragazzi dell'Azione Cattolica, in rappresentanza di quelli riuniti in Piazza San Pietro per l'annuale appuntamento della Carovana della Pace. E ancora una volta si è levato, anche attraverso la loro voce, l'auspicio che finisca la guerra in Ucraina. 

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29 gennaio 2023, 12:20

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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