Francesco: dare priorità alla disumana situazione della Siria

Trova spazio ancora una volta nella parole di Francesco la forte apprensione per la situazione disumana di centinaia di migliaia di civili che ancora in Siria subiscono gli effetti di una guerra senza fine. Il riferimento è in particolare per la zona di Idlib, dove è fragile la tregua siglata lo scorso 5 marzo tra Ankara e Mosca

Gabriella Ceraso e Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

Il dramma della guerra in Siria e il disastro umanitario che, dopo nove anni, ancora si consuma in particolare nel nord ovest del Paese, tornano nelle parole di Papa Francesco. Nella seconda domenica di Quaresima, prima e dopo la preghiera dell'Angelus, pronunciato e trasmesso in streaming per la prima volta dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico e non dalla finestra su Piazza San Pietro, Francesco lancia un appello accorato.

L'occasione è data anche dalla presenza in piazza di un gruppo di sigle del mondo associativo ecclesiale che vogliono ringraziare Francesco per non aver mai cessato di parlare di Siria e delle tante vittime di Idlib come mostra lo striscione che sollevano. Con loro anche l’Ucoii, l'Unione delle Comunità Islamiche d’Italia:

Saluto le Associazioni e i gruppi che si impegnano in solidarietà con il popolo siriano e specialmente con gli abitanti della città di Idlib e del nord-ovest della Siria – vi sto vedendo qui - costretti a fuggire dai recenti sviluppi della guerra. Cari fratelli e sorelle, rinnovo la mia grande apprensione, il mio dolore per questa la situazione disumana di queste persone inermi, tra cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita. Non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse. Preghiamo per questa gente, questi fratelli e sorelle nostri, che soffrono tanto al nord-est della Siria, nella città di Idlib.

La voce di Francesco per la Siria

Il mese di febbraio in particolare, come tutto il pontificato di Papa Francesco, è costellato dall'impegno a non dimenticare l'amata Siria. 

Anche la settimana scorsa dopo l’Angelus, Francesco ha espresso il suo dolore per le tante comunità che sono cacciate dalle loro terre a causa dei conflitti, ma l'ultimo appello forte risale al 23 febbraio scorso quando a Bari, per l'incontro con i vescovi dell'area mediterranea, il Papa ha chiesto di mettere da parte calcoli e interessi per salvaguardare le vite dei civili e di tanti bambini innocenti:

Taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze. Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli.

Cessate il fuoco a Idlib: la Turchia segue con attenzione

Intanto sul terreno, per il momento, sembra reggere la tregua a Idlib, dopo l’accordo per il cessate il fuoco tra Russia e Turchia. Il ministro della Difesa di Ankara ha affermato che lo Stato Maggiore segue la situazione con attenzione e che “non c’è stata nessuna violazione”. Tra le misure previste dall'intesa raggiunta giovedì scorso tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ci sono "la fine delle azioni militari" nella cosiddetta "zona sicura" di Idlib e la creazione di un "corridoio di sicurezza" di sei chilometri a nord e a sud dell'autostrada M4 che collega Aleppo e Lattakia. Dal 15 marzo poi inizieranno pattugliamenti congiunti tra militari russi e turchi. E’ previsto che tra pochi giorni arrivi ad Ankara una delegazione militare russa. Una settimana fa la Turchia aveva lanciato una nuova offensiva militare contro l'esercito del presidente siriano Bashar al-Assad a Idlib, roccaforte jihadista assediata dalle truppe di Damasco nel nord-est del Paese, in risposta agli attacchi in cui erano morti 33 suoi soldati impegnati in Siria. Immediata la risposta della Russia, da sempre sostenitrice di Assad. Era intervenuta anche l’Unione Europea chiedendo che finissero gli “attacchi indiscriminati e la distruzione delle infrastrutture  civili, inclusi gli ospedali, le scuole e i campi per gli sfollati”. L’Unhcr, l’Alto Commissariato per i profughi dell’Onu, ha comunicato che da dicembre oltre 961mila persone hanno dovuto lasciare Idlib e Aleppo per salvarsi la vita.

 

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08 marzo 2020, 12:30