Il Papa a Nuovi Orizzonti: siete stati chiamati, guardati, vinti, accarezzati

Visita a sorpresa di Papa Francesco alla Cittadella Cielo della comunità Nuovi Orizzonti a Frosinone. Francesco ha ascoltato le testimonianze dei ragazzi che hanno superato le loro dipendenze e celebrato la Messa con i membri della comunità

Michele Raviart – Città del Vaticano

Lo sguardo, le voci, le lotte dei ragazzi della comunità Nuovi Orizzonti colpiscono Papa Francesco quando visita a sorpresa la “Cittadella Cielo” di Frosinone, dove la realtà fondata da Chiara Amirante aiuta a sconfiggere le mille dipendenze che possono colpire i giovani. Loro chiedono al Papa come ci si possa proteggere dagli attacchi del maligno, che continuamente insidiano le vite di chi è solo, scartato e emarginato.

Oltre le parole

Papa Francesco non risponde direttamente, perché le parole in questo caso non servono, “sporcano” la sacralità del percorso di vita di questi ragazzi usciti da droga e altre dipendenze. Sono le loro vite nuove, la risposta. Le loro vite "colpite da uno sguardo diverso da tutti gli altri, che" li ha "amati" e li ha "fatti uscire dagli inferi" come Gesù, che li ha presi per mano e lasciati andare senza togliere loro la libertà.

Gesù aspetta sempre

Uno sguardo paziente, quello del Signore, perché la vita è fatta di “andare e tornare”, di ricadute, ma tutto cambia dopo che quel primo sguardo diverso è entrato nel cuore, “perché una volta che si sente l’amore non si può tornare indietro”. Il Signore aspetta come Gesù ha fatto con gli apostoli e “mai ci insegna a rinnegare il nostro passato”. Adamo è nato dal fango, spiega il Papa, e questo non va mai dimenticato.

La sconfitta è la lotta più bella

A colpire Francesco sono le voci di questi ragazzi e gli parla della "voce diversa" tra le tante ascoltate, che cambia e dà pienezza alla vita. Poi guarda alle lotte, tante, fino all’ultima sconfitta, “la lotta più bella”, perché fa andare avanti. “Voi siete stati chiamati, guardati, vinti, accarezzati”, dice il Papa. È “la carezza di Gesù”, che ci insegna “che l’unico gesto, l’unica volta nella vita in cui si è pienamente umani nel guardare una persona dall’alto in basso è per aiutarla a sollevarsi”. Gesù si abbassa - ed è “la cosa più grande del nostro Dio” - ci è vicino e cammina con noi.

“Oltre la logica del ma”

Tuttavia, a volte, anche quando si pensa di aver superato la “soglia definitiva” e di non poter commettere più gli stessi sbagli, qualcosa rimane dell’esperienza passata. “Il coltello, i chiodi, tutti i segni della morte di Gesù cadono. Sono loro ad andare all’inferno”, spiega il Papa. Allo stesso modo bisogna lasciar cadere tutti i segni di morte personali. Altrimenti qualcosa ancora manca nel cuore e vuol dire che non si è aperto del tutto. Rimane dolore, risentimento, nostalgia”. È quella che il Papa chiama la logica del “ma” che segue la frase il “Signore mi ha dato tanto”. Anche questo deve cadere, altrimenti rimane “quell’odore brutto”, come quando non si riescono ad aprire le finestre, che non permette allo Spirito Santo di pulire tutto, di far entrare il Signore. E questo "ma" che è caduto il Papa lo vede nei ragazzi di "Nuovi Orizzonti", che applaudono quando Francesco dice: "Il mio ancora non l’ho visto..." 

"Attenti ai demoni educati!"

La tentazione del peccato continua sempre, spiega ancora il Papa, e “demoni educati” suonano il campanello cercando di entrare nella nuova casa bella costruita da chi ha trovato Dio. “State attenti quando torneranno questi demoni educati!”, avverte il Papa. Il rischio è di riprendere i segni della morte, di avere il desiderio di onnipotenza, quella “voglia di comandare noi la vita”.  Invece una volta "che uno ha sentito che Lui è capace di guidarci bene, che la nostra libertà non è stata tolta ma sedotta dall’amore - continua Francesco - lasciamo che faccia questa strada”.

La fecondità dell’amore

L’amore poi, è “sempre fecondo”, dice notando che la maggior parte dei ragazzi che hanno raccontato la loro esperienza hanno dei figli. Una fecondità spirituale, fisica e umana, che per Francesco non è simboleggiata solo dall'essere genitore. “Anche la vostra testimonianza è un seminare - ha sottolineato -  non un’idea" dell'amore di Dio. 

Non possiamo ricostruire da soli

Dopo la conclusione dell’incontro ha celebrato la Santa Messa, per i partecipanti all’incontro. Meditando la lettura del libro di Esdra sulla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, ha ribadito: "le testimonianze che oggi abbiamo sentito, testimonianze di ricostruzione, vanno difese: quel lavoro va difeso e da soli non possiamo, dobbiamo farci aiutare dall’unico Vincitore, dall’unico che è capace di vincere in noi, e questa è la radice della nostra speranza".  Al termine della Celebrazione i consacrati della Comunità hanno rinnovato il proprio impegno al servizio della Chiesa e la propria consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.

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24 settembre 2019, 19:54