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Mali: il Paese dove l’infanzia è negata

Povertà, conflitti e mancanza d’istruzione. È questa la condizione in cui vivono i bambini del Mali. Il racconto di Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia, appena rientrato dalla nazione africana

Luisa Urbani – Città del Vaticano

Più di 1 miliardo di bimbi al mondo vive in Paesi che versano in condizioni di estrema povertà. Tra questi, al secondo posto, c’è il Mali. A rilevarlo è Save the Children che, in occasione della Giornata internazionale del bambino, ha diffuso un report per indicare quali sono le nazioni al mondo dove i più piccoli vivono in situazioni drammatiche, rischiando la vita ogni giorno.

Il dramma dei più piccoli

“Le condizioni dell’infanzia nei primi mesi di vita sono pessime. I bambini – denuncia Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia - non hanno nulla”. Il Mali infatti è tra i primi dieci Paesi al mondo con il più alto tasso di mortalità neonatale: 1 neonato su 28 muore nel primo mese di vita. In mezzo alla crescente violenza sempre più bambini soffrono la fame e non ricevono un’istruzione adeguata. Secondo l'Unicef, con il peggioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese, ai più piccoli viene negata l'opportunità di sopravvivere, studiare e crescere sani. Più di 850.000 bimbi sotto i cinque anni sono a rischio di malnutrizione acuta, 274.000 dei quali sono a rischio di malnutrizione grave e di morte imminente. Ciò rappresenta un aumento del 34% ed è dovuto in gran parte al peggioramento della situazione della sicurezza alimentare in alcune parti del Paese. 

La scuola negata

“Oltre alla malnutrizione – spiega Paolo Rozera - un’altra piaga che affligge il Paese è la mancanza d’istruzione”. Più di un milione di bambini non frequenta la scuola primaria, con un aumento del 30% rispetto al 2009. Ad oggi, 750 scuole sono chiuse nel nord e nel centro del Paese a causa dell'insicurezza che colpisce oltre 300.000 bimbi in età scolare. Un altro milione di bambini non frequenta la scuola secondaria.

Istruzione e igiene: l’educazione che salva la vita

“È importante – prosegue il direttore generale – che i più piccoli vadano a scuola perché l’insegnamento è un modo per trasmettere informazioni legate all’igiene. Viene insegnato ai bambini come lavarsi e quali sono le regole comportamentali per avere una corretta igiene così poi bimbi riferiscono le informazioni ricevute anche a casa. Quindi, permettere ad un bambino di andare a scuola è un modo per istruire tutta la famiglia. È fondamentale perché una corretta igiene diventa un gesto per salvarsi la vita”.

Il lavandino: un privilegio di pochi

“Quando sono andato a visitare il centro sanitario, istituito dall’Unicef, nel villaggio di Mamissa - racconta Paolo Rozera - il direttore del centro ha voluto a tutti i costi farmi vedere il loro lavandino con acqua corrente. Per noi è banale, ma per loro avere l’acqua è una cosa incredibile. Il direttore – prosegue – ha voluto che io lo guardassi mentre si lavava le mani con il sapone. In Italia è un gesto banale e quotidiano, ma in Mali è una cosa estremamente difficile. Il direttore mi ripeteva più volte che era molto felice di potersi lavare le mani tra una visita e l’altra”.

La testimonianza di Paolo Rozera

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02 giugno 2018, 08:00