Tertio Millennio Film Fest, lo sguardo dentro di noi contro “il ritorno di Caino"

Si apre questa mattina, con un convegno interreligioso sul tema “Il ritorno di Caino?”, la 26.ma edizione del festival promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo della Cei, con il patrocinio di molti Dicasteri della Santa Sede. Nel pomeriggio, in Filmoteca Vaticana, la premiazione del film "Chiara", di Susanna Nicchiarelli, presidente della Giuria che valuterà gli undici lungometraggi in concorso. Le proiezioni al cinema Greenwich di Roma fino al 18 novembre

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Undici lungometraggi e otto cortometraggi per “guardarci dentro” e scoprire “quanto abbiamo lasciato che crescesse in noi lo spirito di Caino”, l’istinto che porta “a eliminare l’altro (a volte anche Dio stesso) pur di affermare noi stessi”. “Guardarci dentro”, stimolati dall’introspezione che i film scelti per il festival favoriscono “anche per ritrovare il coraggio di far crescere lo spirito di Abele e di aprire il cuore alla relazione con Dio, accogliere la sua grazia, il suo spirito e tornare a una relazione da autentici fratelli con il nostro prossimo”. In modo da contribuire tutti “a evitare che Caino ritorni”. Così monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo (Feds), presenta la 26.ma edizione del Tertio Millennio Film Fest, sul tema “Il ritorno di Caino?”, un concorso di film che indagano sulla vita dell’uomo, pellicole “con l’anima” che i circuiti della grande distribuzione spesso trascurano, al quale ha dato la sua benedizione, alla nascita, san Giovanni Paolo II. E che negli anni è diventato un luogo di dialogo interreligioso e interculturale.

Progettazione con protestanti, ebrei, islamici, indù e buddisti

Alla preparazione del festival, organizzato dalla Feds dal 14 al 18 novembre in Vaticano e a Roma, ha contribuito infatti un tavolo di progettazione insieme ai due direttori artistici, Gianluca Arnone e Marina Sanna, coordinato da don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana, con rappresentanti della comunità cattolica, protestante, ebraica, islamica, induista e buddista. E nelle due giurie, quella per i lungometraggi e i cortometraggi, presiedute rispettivamente dalla regista Susanna Nicchiarelli e dal collega Ciro De Caro, ci sono delegati dell’Unione Buddhista Italiana, dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane (Ucei), della Comunità Religiosa Islamica Italiana (Coreis), della Chiesa Valdese e della Chiesa Battista.

Un'immagine dal film in concorso "Victim" di Michal Blasko (Slovacchia)
Un'immagine dal film in concorso "Victim" di Michal Blasko (Slovacchia)

Il convegno interreligioso che apre il festival

Gli incontri tra le comunità, “esperienza di amicizia” ricorda a Vatican News monsignor Milani, quest’ anno hanno portato anche al ritorno, dopo le restrizioni della pandemia, del convegno interreligioso che la mattina del 14 novembre apre il programma del Festival. Alle 11, nella Chiesa Valdese di Roma, in via Dionigi, teologi delle diverse religioni “condivideranno la ricchezza sapienziale delle proprie tradizioni per indagare il tema del Male”. Al confronto, moderato da Brunetto Salvarani, teologo cattolico, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, parteciperanno Guglielmo Doryu Cappelli, del Centro Zen Anshin e membro dell’Unione Buddhista Italiana, Daniele Garrone, biblista, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia, il rabbino Benedetto Carucci Viterbi e Svamini Shuddhananda Ghiri, monaca induista e referente per l’Unione Induista Italiana.

Ma l'uccisore di Abele se ne è davvero andato?

Quando mai l’uccisore di Abele se ne è andato dal palcoscenico della storia? – commenta il coordinatore dell’evento don Giuliano Savina - Razzismo, antisemitismo, islamofobia, cristianofobia sono ancora troppo spesso il basso continuo del nostro discorso pubblico, non solo dei social”. E chiama i teologi a rispondere ad alcune domande: “Caino, dunque, ha definitivamente prevalso? Il sentiero stretto della non violenza e della pace è davvero una penosa utopia per animi ingenui? E soprattutto, quale dovrebbe o potrebbe essere il ruolo delle religioni al riguardo? Infine, è sensato investire finalmente sull’elaborazione di una teologia ecumenica e interreligiosa della pace?”. “Le religioni devono riconoscere il peccato originale che ci portiamo dentro: l’uccisione del fratello da parte di Caino, di cui tutti siamo figli – è la prima risposta che ci da’ il presidente della Feds Milani – e affermare con chiarezza che la soluzione della forza, della violenza e delle armi, non può essere accettabile, e che non esiste una guerra giusta, come ci ricorda il Papa. Così si evita che Caino ritorni”.

Una scena del film "Chiara"
Una scena del film "Chiara"

Il Premio Fuoricampo a Chiara di Susanna Nicchiarelli

La giornata inaugurale del festival prosegue nella Filmoteca Vaticana a palazzo San Carlo, nella Città del Vaticano, alle 17, con la cerimonia di consegna del Premio Fuoricampo, il riconoscimento assegnato dai festival Tertio Millennio Film Fest, Religion Today di Trento e Popoli e Religioni di Terni al film italiano dell'ultimo anno “che ha saputo, meglio di ogni altro, rilanciare e declinare il tema della ricerca del significato più profondo della vita illuminando quello che normalmente si trova, appunto, fuoricampo”. Quest'anno il Premio, giunto alla quarta edizione, viene assegnato a Chiara di Susanna Nicchiarelli, presente alla cerimonia insieme all'interprete della santa di Assisi, Margherita Mazzucco.

Undici lungometraggi e otto cortometraggi al Greenwich

Dalle 18.30 invece, presso il cinema Greenwich di via Bodoni, inizia il programma del Tertio Millennio film Fest con la proiezione di quattro degli otto cortometraggi in concorso (gli altri quattro sono in programma alle 16.30 di venerdì 18 novembre, giornata di chiusura del festival). Alle 20.45 spazio al film di apertura del concorso lungometraggi, Quei due di Wilma Labate, con la regista romana presente in sala per presentare il suo lavoro introdotta da Angela Prudenzi, critica e selezionatrice della Mostra del Cinema di Venezia. I lungometraggi in concorso sono prodotti in 19 Paesi, dalla Francia al Qatar, dalla Romania al Messico, dalla Germania alle Filippine. Al premio principale si affianca quest’anno, per la prima volta, il  Premio della critica del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, che premierà il film “che rispecchia il meglio del cinema d’autore e l’originalità di stile e formato”. E poi, per il secondo anno, la Giuria Nuovi Sguardi, composta da studenti di cinema dell’Università Salesiana di Roma, che assegnerà, tra lungometraggi e cortometraggi, un riconoscimento “a quell’opera che si imporrà per freschezza di sguardo, audacia narrativa e originalità di messa in scena”.

Una scena del film "La civil" di Teodora Ana Mihai (Belgio, Romaniua, Messico)
Una scena del film "La civil" di Teodora Ana Mihai (Belgio, Romaniua, Messico)

Milani (Feds): film "con l'anima" che indagano sulla violenza 

Il Tertio Millennio Film Fest ha il patrocinio del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Cei, del Cortile dei Gentili, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei), della Comunità Religiosa Islamica Italiana (Coreis), dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (Ucoii), delle Associazioni Protestanti Cinema Interfil e “Roberto Sbaffi”, dell’Unione Induista Italiana e dell’Unione Buddhista Italiana. In questa intervista, monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, presenta la nuova edizione del Festival a Vatican News:

Ascolta l'intervista a monsignor Davide Milani (Ente Spettacolo)

Il tema scelto “Il ritorno di Caino?”, con il punto di domanda, dopo quelli della marginalità, della rinascita dalla pandemia e del riscatto dei giovani, è legato al contesto bellico nel quale ci troviamo? La violenza di Caino è prima di tutto anche dentro di noi?

Si, sicuramente. I tempi che stiamo vivendo ci pongono questa domanda, per la guerra ma anche per il clima esacerbato che notiamo dentro le società, le grandi contrapposizioni a livello sociale e politico. Il clima che c’è negli Stati Uniti, anche per le elezioni di midterm. Il dibattito che c’è nella nostra società sempre per questioni politiche, gli scontri che in piazza non mancano in tante parti del mondo, con alcune democrazie o presunte tali che stanno ribollendo. Sembra quasi che l'unico modo per porre le questioni sia la violenza, sia la cattiveria e a volte anche la sopraffazione. E quindi la domanda che ci facciamo è anzitutto questa: Siamo davanti all'eterno ritorno di alcune dinamiche che sono sempre parte della vita, oppure in questi tempi Caino è molto più presente di prima? Evitando di concentrarci solo sulla guerra, siamo andati alla base della violenza umana, così come la figura di Caino e i primi undici capitoli della Genesi, detti della eziologia metastorica, presentano i grandi drammi dell'umanità: appunto il fratello che uccide fratello. E non dobbiamo dimenticare che noi, nella logica biblica, siamo figli di Caino, perché Abele è morto e quindi portiamo questa eredità questo segno originario, dell’omicidio del nostro fratello. È una tentazione che abbiamo dentro di noi. Sta a noi, alla nostra libertà, non cedere a questo peccato originale che ci portiamo dentro.

 

Quindi avete cercato film che stimolassero questa riflessione su noi stessi e sul Caino che cresce anche dentro di noi? Qualche esempio tra i titoli in concorso?

Direi tutti: non c’è un film scevro da questo sguardo. Li abbiamo scelti proprio per questo, a parte il film che apre il programma “Chiara”, di Susanna Nicchiarelli che non è parte di Tertio Millennio, ma è un momento che apre il festival, gli altri sono scelti con questa logica. Davvero non ce n'è uno in cui non sia centrale questo tema.

Possiamo dire che in questi 11 lungometraggi che avete scelto c'è il meglio del cinema che fare riflettere sull'uomo uscito di recente?

Mi piacerebbe dire che è così, ma con onestà non possiamo dire che è il meglio dei film che riflettono sulle questioni della vita umana, ma non perché non siamo stati in grado di trovarli, ma perché abbiamo fatto un'altra scelta. Quella di andare a cercare cinematografie lontane, poco esplorate e soprattutto film che non siano ancora stati visti dal pubblico, quindi anteprime nazionali perché magari sono stati presentati nei festival dei loro Paesi, o anteprime assolute. L'idea è che sia un festival che va a scoprire film, quindi possiamo dire che si tratta del meglio tra i film non ancora visti e tutti ancora da scoprire. Questo festival vuole essere anche una vetrina di cinematografie non notate che senza di noi correrebbero il rischio di non essere viste.  

Guardando alle tante edizioni passate, quale è stato finora il destino dei film premiati? La vostra scelta ha favorito una presenza maggiore sulle piattaforme digitali o addirittura in sala, magari con il doppiaggio italiano?

Sì, sicuramente. Se penso ad esempio all’edizione del 2021, “Full time al cento per cento” di Eric Gravel, è stato premiato da noi, un film molto bello sul tema delle donne, del lavoro da conciliare con la famiglia, e grazie al nostro sguardo ha avuto la possibilità di essere distribuito in Italia e con maggior forza. Così come “Miracol” che abbiamo anche premiato l'anno scorso e che sta cominciando a girare adesso. Il tema è proprio questo: questi film che non sono per niente mainstream, hanno bisogno di contesti, quelli che costruiscono i festival, per essere visti e notati dai distributori, dai critici, e sostenuti e hanno bisogno di ricevere anche un incoraggiamento per gli investimenti ulteriori che hanno bisogno per circolare in Paesi diversi da quelli in cui nascono. Quindi il Tertio Millennio Film Fest, oltre al valore che ha sulla ricerca, ha anche questo scopo di essere una vetrina per film, come diciamo noi,  “con l’anima”, film che magari i grandi mercati nemmeno vedono, perché li ritengono troppo complicati, troppo sofisticati. In realtà niente di tutto questo, e abbiamo bisogno di un cinema che ponga veramente le questioni.

Un' altra scena del film "Chiara"
Un' altra scena del film "Chiara"

Andrà in sala invece tra meno di un mese “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, il quarto premiato del premio Fuoricampo. Perché avete scelto questo film?

Il Premio Fuoricampo è quello che danno i tre grandi festival religiosi italiani, Tertio millennio, Trento e Terni. Lo abbiamo scelto perché un film profondamente religioso, ma fatto da una regista laica, che si dichiara non credente, Susanna Nicchiarelli, ma aperta e provocata dalla trascendenza. È un film che un non credente potrebbe definire femminista, perché racconta del desiderio di emancipazione di questa ragazza, che però per emanciparsi, decide di consacrarsi, con questa scelta radicale di uscita dal mondo. È un film religioso dove Chiara viene presentata in verità, non è frutto di un romanzo. La ricerca storica che c'è dietro questo film e la ricerca sul linguaggio molto rigorosa, presentano una donna di 800 anni fa, che in realtà è modernissima. L’abbiamo premiato per il coraggio, per il risultato cinematografico, estetico e per il valore. È davvero un film  che segnerà sicuramente tutto ciò che riguarda il racconto del movimento francescano. Ci sarà un prima e un dopo a proposito della figura di Chiara, dopo questo film. È anche un incoraggiamento per l’avventura del film nelle sale italiane in un momento non facile. Un film davvero da non perdere anche per i non credenti.

E quest'anno ritorna il convegno interreligioso che apre il Festival, proprio sul tema scelto. Cosa possono fare le religioni per evitare che Caino ritorni?

Il convegno è già un gesto. Pensiamo a questo convegno non come un momento di studio e riflessione, ma come il momento culmine di un lavoro che quest’anno abbiamo fatto, di incontro con le comunità, guidati dall’Ufficio della Cei per l’Ecumenismo e il dialogo. È diretto don Giuliano Savina. Aiutati da lui abbiamo fatto questo percorso noi e le comunità che sono nell’organizzazione del festival. Il dialogo si fa facendo dialogo, non facendo degli studi. Questa giornata di studio, di convegno, giunge al termine dell’esperienza di amicizia che abbiamo fatto tra di noi. Per rispondere alla domanda, dobbiamo mettere a tema nelle religioni queste dinamiche, dobbiamo riconoscere il peccato originale che tutti ci portiamo dentro e affermare con chiarezza, che la soluzione della forza, della violenza e delle armi, non può essere accettabile. Il Papa ci ricorda che non esiste una guerra giusta. Tutte le fedi devono arrivare a maturare questa coscienza. Così si evita che Caino ritorni, e si permette che questo istinto che ci portiamo dentro venga governato per i cristiani dalla grazia, e per tutte le altre religioni dall'esperienza trascendente, dall'esperienza divina e anche dalla ragione.

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Fotogrammi dai film in concorso
14 novembre 2022, 09:00