VNS – ERITREA Denuncia dei vescovi: scuole cattoliche chiuse o nazionalizzate dal governo. Appello a dialogo e rispetto

VNS – ERITREA Denuncia dei vescovi: scuole cattoliche chiuse o nazionalizzate dal governo. Appello a dialogo e rispetto

(VNS) – 10giu21 – È ferma la denuncia dei vescovi cattolici dell’Eritrea davanti alla chiusura o alla nazionalizzazione delle scuole cattoliche portata avanti da diverso tempo dal governo nazionale. In una lunga nota, i presuli ricordano che “nel 2018 furono requisiti gli istituti formativi cattolici di secondo grado”, mentre di recente, su tutto il territorio nazionale, “sono iniziate le procedure di requisizione o chiusura di asili e medie primarie” e si prevede che la stessa cosa “avverrà presto anche per le scuole elementari”. Ribadendo, quindi, che “la Chiesa cattolica ha sempre concretamente preso a cuore i problemi e le necessità spirituali e materiali del popolo, senza alcuna distinzione di religione, cultura o lingua”, i vescovi “denunciano fermamente” le misure governative perché esse “violano di fatto i diritti della Chiesa e sono esplicitamente lesivi dei più elementari principî di giustizia”.

Tali misure, infatti, impediscono alla Chiesa di “offrire, come legittima istituzione religiosa e come comunità di cittadini eritrei, i suoi servizi per lo sviluppo integrale de! popolo eritreo; negano alle famiglie il diritto di avvalersi dell'opportunità di inviare i figli ad una scuola di loro libera scelta; e si avvalgono, come principio e come metodo, della forza, anziché de! dialogo e dell'intesa”. Oltretutto, sottolineano i vescovi eritrei, il governo nazionale non è nuovo a simili operazioni: in passato, infatti, sono stati chiusi o nazionalizzati, sempre “con la forza”, i centri sanitari cattolici “che servivano la popolazione con esemplare dedizione e senza alcuna distinzione di religione, etnia o gruppo”.

Non solo: i presuli condannano l’atteggiamento ingannevole dello Stato, il quale “vuole far credere che le istituzioni sanitarie ed educative cattoliche appartengano al popolo e non alla Chiesa”. Ma questa è “una chiara contraffazione della verità – ribadiscono i vescovi – congegnata per confondere le idee alla popolazione”. Ed è quindi giusto che la Chiesa “denunci questa innegabile falsità”. “Sia detto senza esitazioni e senza remore – incalza la nota episcopale - le scuole e le cliniche confiscate o chiuse, o in procinto di esserlo, sono di legittima proprietà della Chiesa cattolica, costruite, istituite e organizzate nel supremo ed esclusivo interesse del servizio al popolo” eritreo.

Pertanto i vescovi “non cesseranno mai di richiedere la restituzione di ciò che è stato tolto loro con la forza”, incluso “il diritto di svolgere tutti i servizi di cui sono stati privati”, tanto più che alcune delle istituzioni chiuse o confiscate “sono situate all’interno delle mura di case religiose”. Al contempo, i presuli sottolineano che i servizi che la Chiesa offre alla popolazione “non sono e non intendono essere né competitivi, né sostituivi di quanto lo Stato fa negli stessi ambiti”. Il loro scopo, infatti, è “eminentemente collaborativo e sussidiario”, con l’unico desiderio di “offrire alla gente opportunità più ampie di scelta e di fruizione”. “Contribuire allo sviluppo integrale della persona umana e dei popoli – spiegano ancora i vescovi - per la Chiesa è un compito imprescindibile, derivante dal suo essere inviata dal Signore”.

Dichiarandosi, poi, “profondamente amareggiati e intimamente feriti” dalle misure governative che, “con la forza” hanno sottratto alla Chiesa “le istituzioni educative e sanitarie che legittimamente le appartengono”, limitando il suo  “servizio al Paese”, i vescovi concludono: “Denunciamo formalmente e respingiamo fermamente tali misure e desideriamo ribadire, con altrettanto vigore, che la Chiesa Cattolica in Eritrea, oggi come sempre, sostiene e difende, quali principî ispiratori, le vie del dialogo, della reciproca intesa, della pace e del mutuo rispetto”.

A ribadire quanto detto, il messaggio episcopale riporta l’elenco dettagliato di nove scuole cattoliche già chiuse o nazionalizzate (sei appartenenti all’Eparchia di Segheneyti, una a quella di Keren, e due all’Arcieparchia di Asmara) ed i nominativi di altre tre che presto subiranno la stessa sorte, situate rispettivamente a Keren, Asmara e Barentu.

Vatican News Service -IP

10 giugno 2021, 12:15