Onu, Gallagher: un mondo giusto apre a tutti l’accesso alle cure
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Uno sguardo a breve e uno di prospettiva più ampia. Sono i punti di vista offerti a nome della Santa Sede dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, che in questi giorni si trova a New York per i lavori dell’Assemblea generale dell’Onu. I temi affrontati dal segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Santa Sede hanno riguardato l’accesso alle cure senza discriminazioni su scala globale e l’aspetto del multilateralismo e il ruolo delle Nazioni Unite guardando al futuro del pianeta.
Diritto negato a chi ne ha più bisogno
Nell’intervento alla Riunione di Alto-Livello sulla Copertura sanitaria universale - uno dei temi cari al magistero del Papa - monsignor Gallagher ha preso le mosse da un recente discorso del Papa sull’argomento che asseriva come la salute non sia “un lusso” ma “per tutti”. “Il raggiungimento della copertura sanitaria universale - ha affermato il rappresentante vaticano - richiede strategie e risorse, tra cui il sostegno agli operatori sanitari” per “realizzare il diritto fondamentale di ogni persona a un'assistenza sanitaria di qualità, compresi i più poveri e coloro che vivono nelle zone rurali”. Per i più poveri, condannati dalla malnutrizione a una maggiore vulnerabilità alle malattie, è più difficile l’accesso alle cure di cui hanno bisogno. Per questo l’accesso universale e a prezzi accessibili deve tener conto, ha sottolineato il presule, di sistemi di protezione sociale, istruzione e della possibilità di un “lavoro dignitoso”.
Il pericolo di una sanità per ricchi
Monsignor Gallagher ha ricordato anche il lavoro della Chiesa in questo settore. “Circa un quarto di tutte le strutture sanitarie nel mondo sono cattoliche”, ha detto, create “proprio per prendersi cura di coloro che nessuno voleva toccare”. E ha rammentato quanto il Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale ha promosso nel 2021 con WASH, l'iniziativa su acqua, servizi igienici e igiene. Ma anche nel resto del mondo, ha notato il presule, sono in corso progetti “che contribuiranno a ridurre la diffusione delle malattie infettive e a porre fine alle morti materne e neonatali prevenibili”. In questo sforzo, ha concluso, va evitato il “pericolo di un approccio sempre più consumistico, in cui i medici agiscono come semplici fornitori di servizi a clienti facoltosi, soddisfacendo e traendo profitto dai loro desideri individuali”. Al contrario, allargando lo sguardo su tutti gli aspetti della fragilità umana e sociale, va promossa un’attenzione alla cura che considera la persona nella sua totalità.
Il futuro dell’Onu è in un multilateralismo reale
L'intervento al “Summit of the Future” è stato invece per monsignor Gallagher l’occasione per mettere in luce il valore del multilateralismo come radice del lavoro dell’Onu, chiamata a “mostrare la via della libertà, della pace e della solidarietà”, secondo le parole di Giovanni Paolo II sulla Dichiarazione universale dei diritti umani. Il Summit sul futuro, ha rilevato il rappresentante della Santa Sede, “rappresenta ora l'occasione per valutare i nostri progressi sul percorso tracciato nei documenti fondanti dell'Onu e per individuare la forma che potrebbe assumere un possibile cambiamento. Questo sforzo collettivo - ha insistito - non dovrebbe annegare in luoghi comuni, ma piuttosto portare a un accordo su strategie efficaci per garantire il benessere collettivo, la sicurezza e la prosperità delle nostre nazioni e dei nostri popoli”. Un’occasione, dunque, non per riformulare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ma seguendone lo spirito “di rafforzare i nostri sforzi nella lotta alla povertà e nella promozione della prosperità, ispirati dalla speranza di un mondo più giusto”.
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