L'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali L'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali

Gallagher: la pace tra israeliani e palestinesi beneficio per la comunità internazionale

Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali è intervenuto a New York alla Settimana di Alto-Livello nell’ambito della 78.ma Assemblea Generale Onu: “Gerusalemme sia luogo di incontro e non di divisione. No ad atti di intolleranza". Il ricordo dell’incontro in Vaticano voluto dal Papa tra Peres e Abbas nel 2014 che piantarono insieme un ulivo: “Continuiamo ad annaffiare quell’ulivo in attesa che entrambi gli Stati raccolgano frutti di pace”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“La Santa Sede è fermamente convinta che la pace tra israeliani e palestinesi, e più in generale nella regione, sia un beneficio per l’intera comunità internazionale”. Monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, è intervenuto ieri alla Settimana di Alto-Livello nell’ambito della 78.ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in corso a New York dal 18 al 26 settembre 2023. L’arcivescovo si è fatto portavoce della posizione della Santa Sede che - ha detto - “vede Gerusalemme non come un luogo di scontro e di divisione, ma come un luogo di incontro, dove cristiani, ebrei e musulmani possono vivere insieme con rispetto e buona volontà reciproca”.

La presenza dei frati e della comunità cristiana in Terra Santa

In particolare Gallagher ha sottolineato le priorità della Santa Sede riguardo alla Terra Santa, ovvero l’esistenza dei Luoghi Santi legati alla vita di Gesù, affidati dai Papi da quasi 600 anni alla Custodia dei Frati Minori, e la presenza continua di una comunità cristiana da duemila anni. È guardando a questo patrimonio storico, culturale e religioso che il presule ha ribadito che “ogni iniziativa di pace è benvenuta, compresa l’Iniziativa di pace araba, purché – ha specificato - non vada a scapito delle popolazioni locali o delle legittime richieste di israeliani e palestinesi”.

Dopo 30 anni dagli accordi di Oslo

Proprio questi ultimi, “si trovano oggi in una posizione molto debole, sia per problemi di governance interna sia per l'atteggiamento sempre più pesante e militarmente invasivo dello Stato di Israele”, ha affermato monsignor Gallagher, non nascondendo l’amarezza nel “constatare che siamo ancora qui a discutere del conflitto israelo-palestinese 30 anni dopo la firma degli accordi di Oslo”, il 13 settembre 1993, che lasciavano intravedere la soluzione dei due Stati. Proprio in quell’atmosfera, la Santa Sede aveva trovato “terreno fertile” per compiere alcuni passi importanti come l’instaurazione di relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele (1993), con il Regno di Giordania (1994) e un nuovo dialogo con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, culminato poi nel pieno riconoscimento dello Stato di Palestina.

No atti di intolleranza

Per Gallagher punto centrale del contenzioso che deve essere affrontato per raggiungere “una pace stabile e duratura” è l’amministrazione della città di Gerusalemme. “È chiaro che questa città è molto importante per noi cristiani, così come per gli ebrei e i musulmani, che la considerano tutti come la Città Santa”, ha affermato. “È davvero triste – ha aggiunto - vedere atti di intolleranza a Gerusalemme, come quelli recentemente perpetrati da alcuni estremisti ebrei contro i cristiani.”

Riflettere su Gerusalemme

Da qui un appello a tutti i governi a condannare ogni tipo di azione violenta, “in primo luogo da quello israeliano”, a perseguirla a livello legale e anche a prevenirla in futuro attraverso “l’educazione alla fraternità”. Un altro appello, ma questa volta mirato ai partecipanti all’assemblea Onu, di includere nei gruppi di lavoro una specifica riflessione sulla Città di Gerusalemme “pensandola come una Città dell'incontro, cioè un luogo preservato da uno ‘statuto speciale’ garantito a livello internazionale”.

L'idea di uno statuto speciale

“La Santa Sede – ha detto il segretario per i Rapporti con gli Stati - promuove da anni l’idea di uno statuto speciale, perché è fermamente convinta che chi amministra la Città di Gerusalemme debba attenersi a principi garantiti a livello internazionale”, ovvero “l’uguaglianza dei diritti e dei doveri dei fedeli delle tre religioni monoteiste, la garanzia assoluta della libertà di religione e di accesso e culto nei Luoghi Santi, il rispetto dello Status Quo”. Dunque vanno “preservati e promossi” a tal fine “lo specifico carattere multireligioso, la dimensione spirituale, l’identità unica e il patrimonio culturale di Gerusalemme”.

L'incontro del 2014 nei Giardini Vaticani

A conclusione del suo intervento, monsignor Gallagher ha richiamato le parole del Papa quando ha invitato “israeliani e palestinesi a impegnarsi in un dialogo diretto”, ma anche i gesti del Pontefice, a cominciare da quello senza precedenti dell’8 giugno 2014 di far incontrare in Vaticano il presidente israeliano Shimon Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas per pregare insieme per la pace e piantare un ulivo nei Giardini vaticani. “Continuiamo ad annaffiare quell’ulivo – è stato l’invito dell’arcivescovo - in attesa che i presidenti di entrambi gli Stati, accompagnati dai loro Governi, tornino a raccogliere i frutti della pace”.

L'incontro nei Giardini Vaticani del 2014 tra Peres e Abbasa
L'incontro nei Giardini Vaticani del 2014 tra Peres e Abbasa

 

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19 settembre 2023, 11:00