Pescatori sul lago di Tanganyka, in Africa Pescatori sul lago di Tanganyka, in Africa 

Il diritto a tornare: percorsi di lavoro per favorirlo

Pubblichiamo il bollettino mensile della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale. Il numero di giugno è dedicato al reinserimento nella società d’origine e presenta tante testimonianze di realtà che favoriscono il rientro in Paesi come la Liberia e il Tagikistan

La migrazione oggi non si presenta più come un fenomeno lineare, ma piuttosto multidirezionale, che può includere il ritorno nel Paese di origine per lunghi o brevi periodi. Tale contesto lascia prevedere un mondo in cui i fenomeni migratori saranno sempre più circolari, e nel quale il ritorno e il reinserimento costituiranno fasi cruciali del processo migratorio.

Il ritorno e il reinserimento nella società d’origine sono, quindi, elementi fondamentali nell’ambito della governance della migrazione e delle strategie di sviluppo, sia a livello nazionale che internazionale. Pertanto, affinché una reintegrazione possa definirsi dignitosa e sicura, sono necessarie politiche che promuovano l’autosufficienza economica dei migranti di ritorno, oltre che il loro benessere psicosociale e la stabilità sociale all’interno della comunità. 

Il ritorno può essere di differente tipologia: ritorno volontario, ritorno assistito o ritorno forzato. Inoltre, i migranti possono rimpatriare per svariate ragioni. Ad esempio, la crisi del COVID-19 e il lockdown hanno obbligato molti lavoratori migranti a tornare nei propri Paesi d’origine, perché avevano perso il lavoro o il diritto di soggiorno. Esistono, dunque, differenti categorie di migranti di ritorno e le politiche e i programmi dovrebbero poter rispondere alle loro esigenze specifiche se vogliono essere efficaci e assicurare un ritorno sostenibile e duraturo.

Questo Bollettino desidera promuovere il ritorno volontario assistito, affinché eventuali successivi progetti migratori siano una scelta piuttosto che una necessità e, a tal fine, presenta alcune buone pratiche volte ad assistere i migranti di ritorno nel processo di reinserimento nel Paese d’origine, con particolare attenzione all’aspetto del lavoro. 

Promuovere il ritorno volontario assistito

L’Obiettivo 21 del Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare (PMM) esorta gli Stati a cooperare al fine di favorire il ritorno dignitoso e sicuro dei migranti, ma anche il loro reinserimento sostenibile e duraturo presso il Paese d’origine. Anche la Santa Sede ha espresso il proprio interesse a riguardo nei Venti Punti di Azione per i Patti Globali, redatti nel 2018 quali contributo al dispositivo del PMM. Il Punto d’Azione n. 20 afferma: “Si devono incoraggiare lo Stato che accoglie, gli Stati donatori o lo Stato d’origine ad adottare politiche e procedure che facilitino il reinserimento dei rimpatriati”. In aggiunta, la Santa Sede ha proposto, come possibili mezzi d’aiuto, il miglioramento delle infrastrutture nelle zone di rimpatrio e l’assistenza “per i lavoratori che ritornano in patria perché colpiti da una crisi in un Paese straniero”. Inoltre, nel documento viene rimarcata l’importanza di leggi che riconoscano i titoli di studio o professionali acquisiti, così da consentire ai rimpatriandi l’accesso al mercato del lavoro.

Papa Francesco si è spesso soffermato sui rifugiati di guerra e sulla persecuzione delle comunità cristiane - soprattutto in Medio Oriente - oltre che sul loro diritto a tornare nelle proprie terre. Nel suo consueto discorso ai membri del Corpo Diplomatico nel 2019, il Santo Padre ha incoraggiato “quanti hanno cercato rifugio in altri luoghi di fare il possibile per ritornare alle loro case e comunque a mantenere e a rinsaldare i legami con le comunità d’origine”. Allo stesso tempo, ha invitato le autorità politiche a una partecipazione attiva, al fine di “garantire loro la necessaria sicurezza e tutti gli altri requisiti che permettano ad essi di continuare a vivere nei Paesi di cui sono cittadini a pieno titolo e contribuire alla loro costruzione”.

Il Prontuario de actuación para Acogidas Parroquiales (ES) è una guida pratica per le Chiese che quotidianamente accolgono i migranti sul territorio spagnolo. Il dossier è stato prodotto dalla Mesa por la hospitalidad  (Tavolo per l’ospitalità) dell’Arcidiocesi di Madrid e dalla Caritas diocesana di Madrid e presenta una sezione specifica (Annex M) sugli aiuti per il rimpatrio volontario nel Paese di origine. L’allegato presenta un’introduzione sul ritorno volontario, per poi analizzare l’assistenza e i servizi che la Chiesa e la comunità Cristiana possono offrire ai migranti che desiderano tornare in patria. In particolare, il documento si sofferma sul “Ritorno Volontario Produttivo”, dove la Chiesa può ricoprire un ruolo proattivo, attraverso, tra i vari servizi, consulenza personale e valutazione del progetto, monitoraggio e assistenza tecnica, e, se necessario, aiuto economico al progetto produttivo. 

Le buone pratiche degli attori cattolici

Sono numerosi gli attori cattolici direttamente coinvolti nell’assistenza ai migranti durante il loro ritorno nel Paese di origine. L’aiuto di solito inizia prima della partenza, con la consulenza, l’assistenza amministrativa e logistica, per poi continuare dopo l’arrivo, con il supporto al reinserimento. Di seguito alcuni esempi del loro lavoro:

La Caritas IAP Foundation ha firmato, attraverso il Modulo di Accoglienza e Inclusione (ES), un accordo collaborativo con la Segreteria del Migrante (Semigrante) per rafforzare l’attenzione verso i connazionali che ogni anno fanno ritorno nello Stato messicano del Michoacán. I dieci Centri di Ascolto dell’organizzazione Cattolica sono stati aggiunti al lavoro svolto dal governo nelle strutture di Semigrante, che opera con il supporto di 89 centri municipali per ricevere, assistere, orientare e indirizzare, monitorare e accompagnare i migranti di ritorno. Grazie a uno studio medico e a una farmacia presenti nelle strutture di Caritas, vengono, altresì, garantiti servizi gratuiti e medicine ai migranti di ritorno del Michoacan e a quelli provenienti da altri Paesi che attraversano lo Stato.  

Gli iracheni che sono riusciti a tornare a casa hanno trovato ogni cosa distrutta. AVSI Middle East porta avanti diversi progetti di ricostruzione in Iraq, grazie ai fondi del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti - Ufficio per la popolazione, i rifugiati e le migrazioni. Al centro di queste iniziative c’è l’obiettivo di rafforzare la resilienza socioeconomica della popolazione attraverso varie azioni di sostegno. Nel Qaraqosh, per esempio, le famiglie sono state accompagnate nel rientro presso le loro proprietà e affiancate nel riavvio della loro attività agricola. Nel sostenere le famiglie Yazidi, fuggite dalla persecuzione da parte dello Stato Islamico, AVSI ha promosso l’inclusione sociale e la collaborazione degli Yazidi con le comunità che li ospitano. Il progetto prevedeva che le famiglie locali ospitanti le famiglie Yazidi dessero loro metà della propria fattoria in gestione.

Il Centro per i lavoratori dall’estero (EN) delle Religiose del Buon Pastore è impegnato nell’assistenza dei lavoratori filippini di ritorno in patria, nelle comunità povere di Davao e zone limitrofe, i quali non hanno avuto fortuna nel loro lavoro all’estero, come le donne che hanno lavorato in altri Paesi come aiutanti domestiche. Fin dall’inizio del suo operato, il Centro ha offerto ai migranti di ritorno servizi quali la consulenza, formazione professionale e microcredito finanziario. Attraverso una ONG partner giapponese, il Centro ha anche fornito assistenza legale ai bambini giapponesi filippini abbandonati, affinché potessero ottenere supporto economico e riconoscimento giuridico da parte dei loro padri giapponesi. Il Centro è anche attivo nel contrastare la tratta di esseri umani, dal lavoro di advocacy agli interventi terapeutici fino al rifugio temporaneo per le vittime.

Dal 2016 Caritas Myanmar favorisce il rimpatrio dei migranti e si adopera per il loro reinsediamento (EN; ES; FR) nello Stato di Kachin. Le priorità sono la giustizia, l’autosufficienza e l’esercizio dei diritti, compreso quello alla cultura. L’obiettivo è quello di consentire alle persone che tornano di fiorire socialmente, economicamente e spiritualmente. A tale scopo, si promuove la costruzione della pace e si adotta un metodo di pianificazione guidato dalle persone. Il programma di reinsediamento è stato avviato con il sostegno di Secours Catholique-Caritas France e Misereor e dura tre anni. Nella prima fase Caritas aiuta i rimpatriandi a comprendere i diritti fondiari e affermarli nella riacquisizione delle loro proprietà, oltre ad aiutarli a ricostruire le abitazioni. Successivamente, il progetto collega le comunità agricole e i loro prodotti alle opportunità di mercato attraverso lo sviluppo di capacità, riunioni di mobilitazione della comunità e dimostrazioni educative, al fine di migliorare le opportunità, avviate dalla comunità stessa, di condurre una vita sostenibile.

Testimonianze e storie

In un articolo sul quotidiano italiano Avvenire si trova la storia di Seny Diallo, un migrante senegalese che, grazie al progetto di migrazione circolare dei Salesiani, è diventato mediatore culturale ed è tornato nel suo Paese per promuovere lo sviluppo locale. La storia di Seny inizia con la difficile decisione di lasciare il suo villaggio e continua con il duro viaggio prima nel deserto e poi in Libia, affrontando mesi di difficoltà e sofferenze. Sopravvissuto alla traversata in mare, Seny è stato accolto dal Centro Aidone dei laici Salesiani in Sicilia. Qui, è andato a scuola, ha sostenuto corsi di formazione e, in seguito, grazie al progetto di migrazione circolare dei Salesiani, è tornato in Senegal, dove coopera con l’ente Cattolico per aiutare altri giovani studenti nei loro villaggi. 

Durante il 2020 molti lavoratori migranti tagiki hanno perso il loro lavoro all’estero, a causa della chiusura dei confini quale conseguenza della pandemia. In risposta, la Chiesa tagika ha aiutato i migranti di ritorno a creare nuove opportunità di lavoro e reintegrarsi nella comunità. Tra questi c’era Farhod Islomov, tornato a casa dopo un lungo periodo in Europa. L’organizzazione caritativa tagika ha supportato Farhod nella riapertura della sua attività di commercio al dettaglio di abbigliamento e accessori. In collaborazione con Caritas Internationalis e Caritas Belgio, l’ente ha inoltre aiutato Farhod a elaborare un business plan e a sostenere le spese iniziali.

In Liberia, alti livelli di disoccupazione e limitate opportunità economiche hanno spinto molti giovani a lasciare il Paese per poter riuscire a soddisfare il proprio fabbisogno. Mentre tentava di raggiungere l’Italia in cerca di un lavoro sicuro, Mohammed (EN) ha visto il suo viaggio interrompersi in Mali, dove è stato derubato dai trafficanti e, in seguito, in Algeria, sorpreso senza la corretta documentazione e arrestato dalla polizia, per essere, infine, deportato fuori dal Paese. Dopo oltre due anni di incertezze e pericoli, Mohammed ha avuto l’opportunità, tramite l’OIM, di tornare a casa. Durante i due mesi di attesa per la sua partenza, è stato messo in contatto con il programma di intervento per la protezione e l’integrazione dei migranti in Africa del Catholic Relief Services, anche conosciuto come APIMA, che è attivo in cinque paesi dell’Africa occidentale. Grazie ai servizi offerti dal programma APIMA (EN), i migranti di ritorno nel proprio Paese come Mohammed stanno migliorando il loro benessere e stanno trovando la loro strada, nonché la speranza per il futuro.  

Nonostante abbia vissuto in Italia per 15 anni, Serigne Mortalla Diop non è mai riuscito a integrarsi completamente nella società che lo ospitava, ma soprattutto non ha mai potuto ottenere la documentazione necessaria per  poter svolgere un lavoro regolare, sempre costretto a lavorare nel settore informale, per lo più come bracciante. Il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) gli ha offerto la possibilità di tornare in Senegal, il suo Paese d’origine. Così, dopo vent’anni, si è potuto ricongiungere con la propria famiglia. Come lui stesso racconta, il progetto “UNO” del VIS ha finanziato per intero i costi del suo ritorno in Senegal e lo ha supportato nell’avvio di un’attività. Insieme all’agente di terreno VIS, hanno sviluppato un progetto di allevamento di bestiame per la produzione di latte e carne. Non solo Serigne ora è in grado di mantenere la propria famiglia, ma la sua attività contribuisce alla creazione di posti di lavoro e alla sicurezza alimentare di altre famiglie locali. 

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Per i precedenti numeri di questo Bollettino, visitare il sito: migrants-refugees.va/it/bollettino-c-19

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09 giugno 2022, 12:30