Nella memoria liturgica di Sant'Antonio abate, Giornata dell'allevatore, il cardinale Mauro Gambetti ha celebrato una Messa nella Basilica Vaticana  Nella memoria liturgica di Sant'Antonio abate, Giornata dell'allevatore, il cardinale Mauro Gambetti ha celebrato una Messa nella Basilica Vaticana  

Gambetti ad agricoltori e allevatori: ascoltate il creato, non le logiche di mercato

Nella memoria liturgica di Sant’Antonio abate, protettore degli animali, allevatori e agricoltori, insieme ai rappresentanti delle associazioni di categoria, hanno preso parte alla Messa nella Basilica di San Pietro celebrata dal cardinale Gambetti che ha esortato ad uscire dall’ottica dello sfruttamento o del consumismo

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

“Va rinnovato un patto di alleanza con il creato, con gli animali, le piante, perché tutti concorriamo verso lo stesso fine, lo stesso bene”. Così il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano che stamattina ha presieduto all'Altare della Cattedra della Basilica Vaticana una Messa in occasione della memoria liturgica di Sant’Antonio abate, protettore degli animali, per agricoltori e allevatori, che oggi celebrano la XV Giornata dell’Allevatore. Anche quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19, l’Associazione Italiana Allevatori e il Sistema allevatoriale non hanno allestito in piazza San Pietro la tradizionale “Fattoria sotto il cielo”. Annullata anche la suggestiva sfilata di cavalli lungo via della Conciliazione. Alla celebrazione liturgica, durante la quale sono stati presentati i prodotti tipici di varie Regioni italiane, hanno preso parte, oltre alle associazioni di categoria e agli allevatori con le loro famiglie, rappresentanze civili e militari che, nel corso degli anni, hanno animato la giornata con i loro corpi a cavallo e le unità cinofile.

Un patto rinnovato tra politica e mercato

Nell'omelia il porporato rimarca che ci vuole rispetto, cura e amore nelle attività agricole e nell’allevamento, invita a non sfruttare e a riconoscere la “logica del dono, che porta a ricevere, ad accogliere, a curare e a valorizzare quello che Dio ha messo a disposizione, in particolare dell’uomo, con la creazione”. Il cardinale Gambetti evidenzia che occorre valorizzare ciò che arriva sulla tavola uscendo dall’ottica dello sfruttamento o del consumismo; che “ci vuole un patto di alleanza rinnovato tra l’uomo e il creato, un patto rinnovato tra la politica e il mercato” in cui siano le associazioni di categoria e la politica a orientare il mercato e non viceversa.

L’ascolto del creato

Richiamando al lavoro quotidiano di agricoltori ed allevatori il porporato sottolinea che c’è un’obbedienza che si deve a Dio ascoltando la natura e gli animali, che non vanno sacrificati né a Dio, né all’uomo né al mercato, “altrimenti succede che il mercato o l’uomo si sostituiscono a Dio e pretendono sacrifici in loro onore”. E invece - rileva il cardinale Gambetti - l’obbedienza alla realtà, alla natura, al creato, è l’atteggiamento saggio dell’agricoltore o dell’allevatore che riconosce il creato, la natura e l’ambiente come “espressione di un dono di Dio nel quale noi siamo inseriti”. Per il porporato l’uomo e il creato sono connessi in un’unica esperienza di vita, sicché il creato ha qualcosa da insegnare all’uomo e viceversa. Infine il cardinale Gambetti spiega che in tale connessione bisogna essere ascoltatori profondi di quello che Dio dice attraverso la creazione e attraverso l’opera dell’uomo. Osserva inoltre che “non va lasciato tutto all’istintualità" la quale porta a "cercare vie brevi, semplificate, per ottenere qualcosa”.

L'impegno degli allevatori

“Il nostro santo patrono, Sant’Antonio abate, è la nostra guida e la nostra speranza - dichiara Roberto Nocentini, presidente dell'Associazione Italiana Allevatori (Aia) -, il perdurare delle difficoltà causate dall’emergenza pandemica non ci scoraggiano e siamo qui per confermare la nostra fede ed il nostro ruolo importante di custodi del Creato, garanti dell’armonia tra uomini e animali d’allevamento”. La festa di Sant'Antonio, anacoreta egiziano nato intorno al 250 dopo Cristo, è ancora oggi la ricorrenza più sentita dagli allevatori in tutta Italia - si legge in un comunicato dell'Aia - la devozione popolare è intatta da secoli ed è tutt'ora viva. "A noi allevatori viene chiesto di migliorare sempre più il benessere degli animali in produzione zootecnica", sostengono Nocentini ed il direttore generale dell'Aia Mauro Donda. L’occasione di celebrare ed onorare pubblicamente il nostro santo patrono ci consente di lanciare alla collettività anche un messaggio di speranza e fiducia. "Ribadiamo la garanzia della nostra professionalità - proseguono - nell’indicare al mondo allevatoriale le linee fondanti per applicare le migliori tecniche adatte a favorire una zootecnia eticamente responsabile, inserita in un sistema virtuoso nel quale uomini ed animali perseguono gli stessi obiettivi di salute e benessere”.

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17 gennaio 2022, 12:57