Nate per parlare di Dio. Todi, restaurate tre opere d'arte

Inaugurati presso la Basilica Concattedrale di Todi i lavori di restauro di tre opere d’arte. Una tela del XVI secolo con l'Assunzione di Maria dipinta dal Faenzone, una statua lignea quattrocentesca dedicata alla Vergine ed un Crocifisso policromo del dei primi anni del XV secolo

Paolo Ondarza - Città del Vaticano 

“Non abbiamo ancora inteso, fino in fondo, quanto sia forte lo zelo missionario delle opere d’arte!” Così il vescovo di Orvieto Todi, Gualtiero Sigismondi, ha salutato nei giorni scorsi i restauri di tre pregevoli manufatti artistici nella Basilica Concattedrale di Todi: una tela cinquecentesca raffigurante l’Assunta, una statua lignea della Vergine databile al XV secolo e un Crocifisso di legno policromo del Quattrocento. Opere “nate per parlare di Dio” le ha definite il presule. Testimonianze di fede, prima ancora che oggetti d’arte, sono state restituiti alla fruibilità di appassionati, studiosi e fedeli, nel corso di un pomeriggio intitolato: “Segni di contraddizione”.

Una porta verso l'infinito

“L’arte – ha detto Sigismondi - è capace di rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifestando la sua profonda nostalgia di Dio. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano”. Straordinaria è infatti la bellezza delle tre opere: la pala d’altare con l’Assunzione di Maria tra i Santi Fortunato, Bernardino da Siena, Cassiano e Pietro martire dopo oltre un secolo e mezzo torna ad essere esposta e venerata nella navata di sinistra della Basilica, insieme alle altre tele già ricollocate in anni recenti, opere di Ferraù da Faenza detto Il Faenzone, attivo tra Cinquecento e Seicento.

Le opere restaurate nella concattedrale di Todi
Le opere restaurate nella concattedrale di Todi

Testimonianze vive di fede

La statua della Madonna proviene invece dal Monastero della Santissima Annunziata di Borgo Nuovo: faceva parte di un gruppo scultoreo raffigurante l’Annunciazione che fino alla metà del Settecento era collocata sull’altare maggiore della chiesa monastica. Il prezioso Crocifisso ligneo policromo è un unicum nel suo genere che, con braccia, gambe e testa mobili, ben si prestava per le sacre rappresentazioni di tradizione medievale, celebrate nel periodo pasquale.  Fino alla fine dell’Ottocento era collocato sull’altare maggiore della chiesa del Santissimo Salvatore, edificio di culto ridotto ad uso profano e alienato nei primi anni del secolo scorso.

La presenza di Dio

“Sebbene nella Chiesa il dialogo con gli artisti si sia da troppo tempo interrotto – ha detto il vescovo Gualtiero Sigismondi - quello tra restauratore e committenza sembra essere ancora aperto; del resto ogni restauratore, che è veramente tale se è un artista, deve dialogare con l’opera affidata alle sue mani per restituirle il colore e il calore della sua voce, che parla di Dio. Nel silenzio di ogni opera risuona la presenza discreta e flagrante di Dio, autore della bellezza della creazione e dello splendore di bellezza della redenzione”. Durante la presentazione dei restauri si sono susseguiti interventi di tecnici ed esperti su varie tematiche: dalle tecniche conservative messe in atto, alle sacre rappresentazioni medievali; dall’inquadramento storico archivistico delle opere presentate, al loro valore artistico.

I restauri nella Concattedrale di Todi
I restauri nella Concattedrale di Todi

Segni di contraddizione

“Segno di contraddizione” viene definito Gesù dall’anziano Simeone durante la presentazione al tempio. Cristo infatti inaugura i tempi nuovi: la sua è una regalità nuova, fondata sull’amore grande di chi dà la vita per i propri amici. I temi delle tre opere – Annunciazione, Crocifissione e Assunzione di Maria – ben rappresentano il segno di contraddizione del Dio che si fa piccolo e si spoglia della divinità salendo sulla croce affinché l’umanità possa essere innalzata nella gloria. 

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22 ottobre 2020, 08:00