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Coronavirus. La sfida della didattica on line alla Gregoriana

Il Covid-19 non ferma i corsi negli atenei pontifici. Tra le prime ad operare una conversione dell’insegnamento è stata l’Università Gregoriana. Il rettore: è una lezione che ci rimarrà anche quando l’emergenza sarà passata

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

In Italia, come in molte altre parti del mondo, le scuole e le università continuano a restare chiuse a causa dell’emergenza sanitaria cercando però, attraverso la didattica on line, di proseguire i corsi e gli insegnamenti per terminare l’anno senza lasciare troppe lacune nei programmi. Lo stesso vale per gli atenei pontifici. L’Università Gregoriana che accoglie studenti da 120 Paesi del mondo è stata tra le prime a doversi confrontare con il coronavirus, vista la grande presenza di allievi cinesi, e ad operare una forte trasformazione della didattica per continuare a garantire a tutti, in totale sicurezza, l’accesso a uno dei beni più preziosi che la pandemia ha drasticamente colpito, l’istruzione. A Vatican News il rettore, padre Nuno da Silva Gonçalves, racconta come è avvenuto questo cambio di rotta e si dice convinto che una volta finita l'emergenza l’insegnamento non sarà più come prima.

Ascolta l'intervista a padre Nuno da Silva Gonçalves

R. - Davanti a questa emergenza ci siamo trovati a dover operare una trasformazione molto rapida nella nostra didattica. Ovviamente non eravamo preparati ma c’è stato un grande impegno, da parte di docenti e studenti, per trasformare l’insegnamento presenziale in insegnamento mediato con diversi software e applicazioni, e mi stupisce la velocità con cui questo lavoro è stato fatto con un grande impegno da parte di tutti, soprattutto di quei professori che hanno dovuto usare mezzi e programmi che non conoscevano. Tra l’altro, parlando coi rettori dei collegi dove vivono molti dei nostri ragazzi, colgo un grande impegno nel seguire le lezioni con diverse metodologie che li aiutano a continuare lo studio. Ovviamente tutti siamo preoccupati per la nostra salute e quella dei nostri cari ma si cerca anche di superare queste tensioni e queste paure con un grande sforzo e impegno nello studio. Addirittura ho scoperto che i professori ora sono più esigenti, mandano più materiale e gli studenti sono più puntuali.

Rettore ha notato una perdita di qualità o interesse rispetto all’insegnamento fatto in aula?

R. - Ovviamente l’insegnamento frontale e l’incontro personale sono insostituibili. Non esiste mezzo informatico e telematico che possa sostituirli, però nelle circostanze in cui ci troviamo, dove è importante restare lontani gli uni dagli altri per proteggerci, i mezzi che abbiamo a disposizione stanno aiutando i professori a trovare nuovi modi per continuare ad insegnare, e gli studenti nuovi modi per studiare e imparare con un accompagnamento sempre vicino da parte dei docenti. Quindi direi che sì, viviamo questa minaccia ma stiamo cercando di trasformarla in opportunità e sono convinto che passata questa emergenza, l’insegnamento non sarà più come prima, sarà più multimediale e più interattivo, questa sarà una lezione che rimarrà anche dopo questa situazione!

La Gregoriana è nota per la sua internazionalità, accoglie infatti studenti dai cinque continenti… Quando è esplosa la crisi in Cina siete stati trai primi a dovervi confrontare con l’emergenza sanitaria?

R. - Sì il nostro corpo studentesco è molto internazionale, gli studenti arrivano da circa 120 Paesi e il 53 per cento di loro viene da fuori Europa, dall’Asia, dall’Africa, dalle Americhe, però quando è esplosa la pandemia erano tutti già a Roma. Certo con le notizie che arrivavano dalla Cina, ho visto molti studenti preoccupati. Mentre qui facevamo una vita ancora normale, in Cina stavano chiudendo tutto e i ragazzi cinesi cominciavano a non riuscire a mettersi in contatto coi loro cari, poi in un attimo la situazione è precipitata anche da noi.

Lo scorso lunedì in teleconferenza c’è stata la riunione della CRUIPRO (Conferenza Rettori Università e Istituzioni Pontificie Romane) convocata proprio per un confronto e un aggiornamento sulla vita delle varie Istituzioni in questo periodo di emergenza sanitaria ed epidemiologica. Che cosa è emerso?

R. – E’ stata un’occasione molto importante e utile di condivisione e ciò di cui mi sono reso conto è che ci siamo trovati tutti nella stessa situazione. Anche i professori di altri atenei si sono dovuti adattare all’insegnamento on line che permette alle nostre istituzioni di andare avanti. E’ emersa anche una preoccupazione che riguarda il prossimo anno, perché la pandemia continuerà. Magari in Europa possiamo sperare che migliori ma negli altri Paesi anche lì dove è arrivata più tardi, si risolverà più lentamente. Perciò abbiamo discusso dell’arrivo degli studenti per il prossimo anno: sarà ovviamente più difficile e abbiamo timore per una diminuzione delle iscrizioni. E’ una preoccupazione che va affrontata.

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05 aprile 2020, 08:00