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Protezione dei minori: la voce di una religiosa

Suor Diana Papa, clarissa: per fermare gli abusi, coinvolgere di più le donne nella formazione umana dei seminaristi. La strada per aiutare le vittime, passa per la restituzione della fiducia in loro stesse

Federico Piana – Città del Vaticano

Il summit sulla protezione dei minori visto con lo sguardo di una donna. Suor Diana Papa è abbadessa del monastero della Clarisse di Otranto. Dice: “Noi donne all’interno della Chiesa potremmo aiutare a trovare una soluzione alla piaga degli abusi. La figura femminile è la chiave di volta”. E’sicura che in questo vertice se ne discuterà.

Il ruolo delle donne fondamentale nella formazione

Ai vescovi e ai responsabili degli ordini religiosi di tutto il mondo riuniti in Vaticano, suor Diana lancia un appello: nella formazione, a partire dai seminari, la donna dovrebbe poter essere maggiormente coinvolta. “Il perché non è difficile da comprendere: un giovane seminarista o un prete già abusante potrebbe proiettare il suo lato emozionale sulla donna e confrontarsi con la diversità ed accoglierla. Non dimentichiamoci che Dio ci ha creato uomo e donna. In questo modo si potrebbe aprire la strada al miglioramento della capacità relazionale e forse evitare che si creino situazioni non più recuperabili. I seminaristi hanno bisogno di essere seguiti anche da religiose”.

Aiutare le vittime restituendo loro la fiducia

La strada per aiutare le vittime, spesso dimenticate dalla Chiesa, passa per la restituzione della fiducia in loro stesse; suor Diana ha le idee chiare: “E’ importantissimo che ciò accada. Bisogna ricostruire delle relazioni sane con loro. E poi, con degli specialisti, fargli recuperare la propria corporeità, grande dono di Dio, che con la violenza è stata snaturata e corrotta”.

Nel discernimento vocazionale capire se si vuole seguire Cristo o semplicemente uno stato di vita

Nella fase del discernimento vocazionale bisognerebbe trovare il metodo per capire se il candidato al sacerdozio ha scelto di seguire Cristo o semplicemente uno stato di vita. E capire così se alcuni nascondono delle fragilità o delle tendenze negative. “Si può scegliere di seguire uno stato di vita, ad esempio quello claustrale, ma con Cristo non avere nulla a che fare – entra nel dettaglio suor Diana-. Quando si sceglie di seguire uno stato di vita ma non Cristo, poi tutti i nodi vengono al pettine nel periodo della formazione. Ora, se invece il seminarista scegli l’opzione di seguire veramente Cristo allora potrà affrontare tutti i nodi psicologici non risolti”.


 

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21 febbraio 2019, 15:17