I frutti di 90 anni di Patti Lateranensi in un convegno in Vaticano

Presentata in Sala Stampa della Santa Sede la tavola rotonda sugli accordi che posero fine alla “questione romana”. L’intervento di p. Bernard Ardura, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche

Michele Raviart – Città del Vaticano

L’11 febbraio del 1929 la firma dei Patti Lateranensi tra Santa Sede e Regno d’Italia poneva fine alla “questione romana” nata con la presa di Porta Pia del 1870 e, con la creazione della Città del Vaticano, poneva le basi per la missione della Chiesa nel Novecento. A 90 anni di distanza, un convegno in Vaticano organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche per il prossimo 12 febbraio è stato presentato nella Sala Stampa della Santa Sede.

59 anni di relazioni tese

“Da San Pio X, i Papi non avevano più rivendicato il ripristino dello Stato Pontificio e si può ben comprendere che Pio XI desiderasse avere una garanzia dell’indipendenza della Santa Sede dall’Italia”, spiega padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. “D’altra parte l’Italia voleva sbarazzarsi dell’immagine di ‘persecutore’ del Papa”, afferma ancora padre Ardura, dopo alcuni ‘smacchi’ istituzionali, come il divieto imposto alla Santa Sede di partecipare ai negoziati di pace del 1919 per evitare che la questione romana fosse portata a livello internazionale.

La soluzione di Pio XI

Se sulla creazione di uno “Stato del Papa” il consenso era diffuso, molte furono le divergenze su come e su quale territorio avrebbe dovuto estendersi. Qualcuno, come il cardinale vicario Basilio Pompili, volevano che fosse compresa una parte rilevante della città di Roma, ma alla fine a prevalere fu la soluzione “minimalista” di Pio XI e il realismo del cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri.

La creazione della Città del Vaticano

Con il Trattato e il Concordato del 1929, la Santa Sede otteneva la sovranità sulla Città del Vaticano tutelando così l’indipendenza del Pontefice. Superando la cosiddetta “legge delle guarentigie” del 1871, il nuovo status quo permetteva alla Santa Sede di agire come un soggetto internazionale pienamente legittimo sia nelle relazioni bilaterali sia, nei decenni successivi, nelle istituzioni internazionali come Nazioni Unite e Consiglio d’Europa.

Un accordo con uno Stato, non con un regime

I Patti Lateranensi firmati dal cardinal Gasparri e da Mussolini suscitarono tuttavia alcune perplessità tra gli stessi cattolici e tra i governi degli altri Paesi. “È bene ricordare che i Trattati vengono firmati con uno Stato e non con un regime politico particolare. Ciò che è fondamentale è la continuità dello Stato attraverso la variabilità dei regimi politici”, prosegue p. Ardura, ”così, i Patti Lateranensi furono firmati tra la Santa Sede e lo Stato italiano ed essi furono inseriti nella Costituzione italiana del 1948, quando l’Italia scelse di passare dalla monarchia alla Repubblica”.

I benefici dell’extraterritorialità durante la guerra

La creazione dello Stato della Città del Vaticano tuttavia non fu un mero espediente tecnico. Si pensi ad esempio, ricorda il presidente del Pontificio Comitato delle Scienze Storiche, a come la creazione di zone extraterritoriali abbia permesso alla Chiesa di salvare molti ebrei e persone in pericolo durante il fascismo.

Una cooperazione proficua

“Novant’anni dopo”, ribadisce padre Ardura, “la cooperazione fattiva tra la Santa Sede e lo Stato Italiano ancora oggi, soprattutto in questi anni di precarietà economica e sociale e più recentemente di crisi umanitaria, dimostra la bontà dei Patti Lateranensi”.

Un elevato esempio di cultura giuridica

“Sono fermamente convinto che i Patti Lateranensi del 1929, parzialmente modificati dall’Accordo di Villa Madama del 1984”, afferma poi il professor Matteo Nacci della Pontificia Università Lateranense, “siano un valido esempio di elevata ‘cultura giuridica’: una cultura giuridica che si pone al di sopra del seppur grande valore che essi assumono come ‘prodotto’ di diritto internazionale, ecclesiastico e concordatario, poiché esprimono l’altissimo merito della Chiesa di saper scrutare, da sempre, i ‘segni dei tempi’ interpretandoli con prudenza e saggezza alla luce del Vangelo”.

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08 febbraio 2019, 13:08