Card. Parolin: il passato ci aiuta ad affrontare il futuro

La Scuola vaticana di Biblioteconomia ha inaugurato un ciclo di conferenze dedicate alla Cattedra Speciale “Papa Francesco”. Il primo appuntamento ha visto la partecipazione del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin

Barbara Castelli – Città del Vaticano

“Solamente una memoria viva del nostro passato può permetterci di affrontare la realtà del presente e i problemi del futuro”. Con queste parole il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha inaugurato il primo appuntamento del ciclo di conferenze che la Scuola vaticana di Biblioteconomia ha dedicato alla Cattedra Speciale “Papa Francesco”. “Custodire, valorizzare e tramandare” sono alcuni compiti della Biblioteca, che deve essere “espressione della Chiesa in uscita”: ha aggiunto il porporato, precisando che quello che “sembra un tuffo all’indietro e invece è un tuffo in avanti” nella promozione di una “cultura in dialogo con la tecnologia”. Nel corso dell’incontro, alla presenza, tra gli altri, del prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, mons. Cesare Pasini, e del bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa, mons. José Tolentino Calaça de Mendonça, sono state consegnate due borse di studio a due studentesse.

Attori invisibili: gli algoritmi

L’appuntamento, primo di sei, è stato incentrato sul tema: “Innovazione digitale e intelligenze artificiali: sfide etiche”. “La vera novità – ha detto il professor Paolo Benanti, docente della Pontificia Università Gregoriana – non è tanto l’evoluzione tecnologica, quanto la sua diffusione”, una propagazione globale che sta plasmando una generazione di individui immersi nel digitale. Si tratta di “sistemi diffusi e pervasivi che rischiano di influenzare le relazioni sociali”, declinando in modo nuovo anche i vari mestieri, fino a permeare “la dimensione emotiva del nostro vivere” perché “tutto diventa un dato”. Gli algoritmi, ha spiegato il francescano, stanno “producendo dei cambi notevoli nelle società” e delineano anche “uno scenario preoccupante per la sicurezza nazionale”.

L'intervista al professor Paolo Benanti

Socrate e i bit

Se Socrate ripeteva: “Conosci te stesso”, oggi l’uomo dovrebbe approfondire i propri dati, verificare cosa i sensori riportano del suo io. Nelle nostre società, ha proseguito il professor Paolo Benanti, “stiamo generando una nuova materia prima: i dati, ‘datificando’ la realtà”. Ma l’apprendimento automatico, noto anche come machine learning, crea un “problema etico enorme”, oltre che politico, perché l’algoritmo può avere dei pregiudizi. Di qui l’urgenza di “sviluppare un’etica degli algoritmi” e di una “governance, un sistema sociale che possa guidare l’innovazione verso il vero sviluppo”.

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Le foto alla Scuola vaticana di Biblioteconomia
06 novembre 2018, 13:38