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Dialogo ebraico-cattolico, un saggio di Benedetto XVI

In una riflessione pubblicata sull'ultimo numero della rivista “Communio”, il Papa emerito torna su due aspetti delicati che riguardano il rapporto tra cattolicesimo ed ebraismo, la “teoria della sostituzione” e l'aspetto dell'“alleanza mai sciolta”

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

"Misericordia e vocazione senza rimpianti”. Il titolo non svela subito il filo dell'argomentazione ma ne diventa chiave di lettura dopo averlo seguito. Benedetto XVI, tornato a prendere la penna con la perizia e l'acume teologico che gli sono propri, si addentra nell'intrico di questioni attinenti al dialogo ebraico-cattolico che dal Vaticano II in qua continuano a far discutere gli esperti, ovvero la tesi della “teoria della sostituzione”, e cioè che Israele non è sostituito dalla Chiesa, e la tesi dell'"alleanza mai sciolta" tra Dio e gli ebrei.

Ulteriore affinamento

Entrambe le linee sono in generale corrette, afferma Papa Benedetto sull'ultimo numero della rivista teologica internazionale "Communio" - cofondata dallo stesso Joseph Ratzinger - e tuttavia richiedono un ulteriore affinamento, perché sotto molti aspetti non sono sufficientemente precise e hanno dunque necessità di una ulteriore riflessione critica. L'articolo si pone come approfondimento di un documento pubblicato nel 2015 dalla Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, con l’intenzione di dare un nuovo indirizzo a 50 anni dalla Dichiarazione conciliare “Nostra Aetate”, in particolare sulla cancellazione post-conciliare delle due tesi.

Contributo importante

Nella prefazione all'articolo, che porta la data del 26 ottobre 2017, il cardinale Kurt Koch rivela che il saggio scritto da Benedetto XVI era stato consegnato al porporato come riflessione personale, senza velleità di pubblicazione. Ma è stato lo stesso presidente del Dicastero per l'Unità dei Cristiani a convincere il Papa emerito a dare alle stampe l'articolo, giudicato un contributo importante “a un dialogo teologico più profondo tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo”, che Joseph Ratzinger ha “sempre avuto molto a cuore”.

“L'ebraismo si trova in una condizione speciale e come tale deve essere riconosciuto dalla Chiesa”

Non una religione tra le altre

Piuttosto critico rispetto agli attuali “standard” nel dialogo ebraico-cristiano e nella meditazione teologica sul rapporto tra ebraismo e cristianesimo, Benedetto XVI precisa nel suo saggio che l’idea che la Chiesa abbia preso il posto di Israele “non è mai esistita come tale”. E anzi che dal punto di vista cristiano l’ebraismo ha uno status speciale. “Non è una religione tra le altre”, scrive, ma “si trova in una condizione speciale e come tale deve essere riconosciuto dalla Chiesa”.

Teoria oggi insufficiente

Anche la questione dell’“alleanza mai sciolta” tra Dio e gli ebrei – un’affermazione che risale a Giovanni Paolo II e che oggi fa parte dell’ovvio orizzonte interpretativo dell’ebraismo dal punto di vista cristiano – richiede, secondo Benedetto XVI, una differenziazione. Questa affermazione “è da considerarsi corretta” in linea di principio, “ma nel dettaglio necessita ancora di molte precisazioni e approfondimenti”. “La formula dell’‘alleanza mai sciolta’ è stata sicuramente di grande aiuto nella prima fase del nuovo dialogo tra ebrei e cristiani – conclude il Papa emerito – ma a lungo termine non è sufficiente a esprimere la grandezza della realtà in maniera sufficientemente appropriata”.

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06 luglio 2018, 16:32