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Il Papa: nella pandemia i mass media diano speranza, compagnia e conforto

Francesco incontra la redazione del settimanale cristiano belga “Tertio” e chiede ai giornalisti cristiani di essere oggi “seminatori di speranza in un domani migliore”, e a tutta l’informazione di impedire “che le persone si ammalino di solitudine” e invece possano ricevere parole di sostegno

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Come “seminatori di speranza in un domani migliore” durante questa pandemia, i giornalisti cristiani e tutti i mezzi di comunicazione sociale devono impedire che “le persone si ammalino di solitudine” e far sì che “possano ricevere una parola di conforto”. Papa Francesco si rivolge così alla redazione e all’amministrazione di “Tertio”, settimanale cristiano belga che festeggia vent’anni di vita, nell’udienza concessa in Sala Clementina.

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L’informazione ci fa comprendere meglio le sfide del mondo

Dopo i saluti di Emmanuel Van Lierde, direttore della rivista, che nel dicembre 2016 ha intervistato il Papa in vista del Giubileo della Misericordia, e del rettore del Pontificio collegio belga monsignor Dirk Smet, Francesco si rivolge ai 32 “professionisti cristiani dell’informazione” di “Tertio”, e attraverso loro a tutti i comunicatori, ricordando che l’informazione, quando è di qualità, “ci permette di comprendere meglio i problemi e le sfide che il mondo è chiamato ad affrontare”, e “ispira i comportamenti”.  I media cristiani, inoltre, devono anche dare “un’informazione di qualità sulla vita della Chiesa nel mondo, capace di contribuire a una formazione delle coscienze”.

Il Papa con il direttore di Tertio Emmanuel Van Lierde
Il Papa con il direttore di Tertio Emmanuel Van Lierde

Favorite una cultura dell’incontro, no ai pregiudizi

Il Pontefice sottolinea che il nome dato al settimanale fa riferimento alla Lettera apostolica scritta da san Giovanni Paolo II in vista del grande Giubileo dell’anno 2000, “Tertio millennio adveniente”, “per preparare i cuori ad accogliere Cristo e il suo messaggio liberatore”. Questo, spiega, “non solo è un richiamo alla speranza, ma mira altresì a far sentire la voce della Chiesa e quella degli intellettuali cristiani in uno scenario mediatico sempre più secolarizzato, al fine di arricchirlo con riflessioni costruttive”:

Cercando una visione positiva delle persone e dei fatti, respingendo i pregiudizi, si tratta di favorire una cultura dell’incontro attraverso la quale è possibile conoscere la realtà con uno sguardo fiducioso.

Nelle comunità cristiane, favorite uno stile di vita inclusivo

I media cristiani,per Papa Francesco, danno e possono dare sempre di più un notevole contributo “per far crescere nelle comunità cristiane un nuovo stile di vita, libero da ogni forma di preconcetto e di esclusione”. Lontano dalle chiacchiere, che, e qui il Papa cita sé stesso nell’angelus del 6 settembre scorso, “chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità della Chiesa”, ispirate dal grande chiacchierone che è il diavolo.

Serve una narrazione umana, che parli del bello in noi

La comunicazione, quindi, “è una missione importante per la Chiesa”, e i comunicatori cristiani “sono chiamati a mettere in atto in modo molto concreto l’invito del Signore ad andare nel mondo e proclamare il Vangelo”, ma con “alta coscienza professionale”. Infatti:

Il giornalista cristiano è tenuto ad offrire una testimonianza nuova nel mondo della comunicazione senza nascondere la verità, né manipolare l’informazione. Infatti, “nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita”.

Guardare al mondo con tenerezza, rivelare i legami

Citando il suo messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali di quest'anno, il Papa definisce questa “una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”. E i giornalisti di “Tertio” sono tra i protagonisti di questa “narrazione”.

Nella pandemia, contro la solitudine e lo sconforto

Il professionista cristiano dell’informazione, per Francesco, “deve dunque essere un portavoce di speranza, e un portatore di fiducia nel futuro”. Infatti “solamente quando il futuro è accolto come realtà positiva e possibile, anche il presente diventa vivibile”. Riflessioni che ci possono aiutare, oggi, “ad alimentare la speranza nella situazione di pandemia che il mondo sta attraversando”:

Voi siete seminatori di questa speranza in un domani migliore. Nel contesto di questa crisi, è importante che i mezzi di comunicazione sociale contribuiscano a far sì che le persone non si ammalino di solitudine e possano ricevere una parola di conforto.

Un momento dell'udienza al settimanale "Tertio"
Un momento dell'udienza al settimanale "Tertio"

Nuove strade per comunicare il Vangelo all’uomo di oggi

Il Pontefice conclude ringraziando la redazione di “Tertio” per i suoi vent’anni di testimonianza “che hanno permesso al vostro settimanale di farsi una buona reputazione”. E citando san Giovanni Paolo II ricorda che la Chiesa guarda con fiducia e attesa “a voi, che operate nel campo della cultura e della comunicazione” “perché siete chiamati a leggere e interpretare il tempo presente e a individuare le strade per una comunicazione del Vangelo secondo i linguaggi e la sensibilità dell’uomo contemporaneo”.

Al servizio dell’incontro tra le persone e la società

Un lavoroal servizio dell’incontro tra le persone e le società” che Papa Francesco affida alla protezione della Santa Vergine Maria, perché aiuti tutti i comunicatori cristiani “ad essere fedeli discepoli del suo Figlio nella vostra professione”. 

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L'incontro del Papa con i giornalisti belgi del settimanale "Tertio"
18 settembre 2020, 12:17