Sette giorni con Francesco

La settimana liturgica inizia la domenica, quella lavorativa convenzionalmente il lunedì. Per il Papa è diverso. Per Francesco la settimana in qualche modo comincia il venerdì, il giorno della compassione per gli “invisibili”, della misericordia che esce dalle mura vaticane, destinazione periferia. La nostra narrazione segue questo percorso dal venerdì, il ritmo diverso di un’agenda dove gli impegni sono organizzati dal criterio della carità

Debora Donnini - Città del Vaticano

Custodire la vita a tutto tondo e annunciare il Vangelo è l’invito che riecheggia con forza, più volte, nelle parole di Papa Francesco in questi ultimi sette giorni. In particolare il suo sguardo si rivolge agli anziani quando, venerdì 31 gennaio, incontra i partecipanti al primo Congresso internazionale di pastorale a loro dedicato e ricorda che nelle attuali società secolarizzate possono essere proprio i nonni a trasmettere la fede ai nipoti.

La prossimità di Dio, chiave del cristianesimo

Il tema della difesa della vita ritorna nell’udienza, sabato scorso, con medici e personale del Gruppo “Villa Maria care and research”, attivo nella sanità in diversi Paesi. Francesco chiede loro di assumere verso i malati quel metodo della “prossimità” che Dio ha usato per salvarci, la prossimità come “chiave – dice – dell’umanità e del cristianesimo”. E di “sguardi che cerchino il prossimo”, il Papa parla poi, nel pomeriggio, alla Messa in occasione della 24.ma Giornata Mondiale della Vita consacrata, che ricorre domenica, Festa della Presentazione del Signore:

Lo sguardo dei consacrati non può che essere uno sguardo di speranza. Saper sperare. Guardandosi attorno, è facile perdere la speranza: le cose che non vanno, il calo delle vocazioni… Incombe ancora la tentazione dello sguardo mondano, che azzera la speranza.

Tutti chiamati ad annunciare l'amore di Dio

Forte, quindi, domenica, all’Angelus, l’esortazione di Francesco a far sì che giovani, famiglie, anziani, in una parola tutti, siano protagonisti nella missione di annunciare Gesù. Sul versante istituzionale da rilevare l’udienza concessa la scorsa settimana al presidente argentino, Alberto Fernández. È poi la figura del re Davide al centro delle due omelie di questi ultimi sette giorni a Casa Santa Marta: dal suo peccato al pianto per la morte del figlio Assalonne. Occasione per ricordare l’amore di Padre che Dio ha per noi.

La fratellanza via per il futuro e il Documento di Abi Dhabi

Il Papa parla, poi, della fratellanza come strada cui guardare per costruire pace e un futuro libero dall’odio. Lo sottolinea, in particolare, nel videomessaggio che invia ai partecipanti alla cerimonia per il primo anniversario del Documento sulla fratellanza Umana. Il 4 febbraio di un anno fa, ad Abu Dhabi, infatti, Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar lo firmarono. Sul “potere della fratellanza” il Papa si sofferma anche mercoledì, all’udienza generale, incentrata sulle Beatitudini, in particolare sui poveri in spirito:

E questo è il vero potere. Potere della fratellanza, potere della carità, potere dell’amore, potere dell’umiltà. Questo ha fatto Cristo. In questo sta la vera libertà: chi ha questo potere dell’umiltà, del servizio, della fratellanza è libero.

La disuguaglianza si può vincere

Nel pomeriggio di mercoledì, poi, al workshop in Vaticano sull’economia solidale, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ricorda che “non siamo condannati” alla disuguaglianza sociale: un mondo ricco può porre fine alla povertà.

Le strutture del peccato oggi includono ripetuti tagli delle tasse per le persone più ricche, giustificati molte volte in nome dell’investimento e dello sviluppo; paradisi fiscali per i guadagni privati e corporativi; e naturalmente la possibilità di corruzione da parte di alcune delle imprese più grandi del mondo, non di rado in sintonia con il settore politico governante. Ogni anno centomila milioni di dollari, che si dovrebbero versare in imposte per finanziare l’assistenza medica e l’educazione, si accumulano  in conti di paradisi fiscali, impedendo così la possibilità dello sviluppo degno e sostenuto di tutti gli attori sociali. 

Serve, quindi, una “nuova architettura finanziaria internazionale”. “Siamo co-partecipi – conclude – nell’opera del Signore che può cambiare il corso della storia”.

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Sette giorni con Francesco
06 febbraio 2020, 19:00