Il Papa icontra i componenti della squadra dei "Campioni del Cuore" Il Papa icontra i componenti della squadra dei "Campioni del Cuore"

Il Papa incontra i “Campioni del Cuore”, una squadra che vince in carità

Amatorialità e gratuità. Sono questi gli aspetti indicati da Papa Francesco incontrando, stamani, i componenti di una squadra di calcio amatoriale che hanno consegnato un’offerta per promuovere iniziative di carità

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Si chiama “I Campioni del Cuore”. È una squadra di calcio amatoriale formata da sacerdoti della diocesi di Chiavari, dai sindaci della Riviera di Levante e da alcuni amministratori della regione Liguria che, attraverso lo sport, promuove iniziative di carità. Oggi, prima dell’udienza generale, i componenti di questa formazione hanno incontrato Papa Francesco. Lo speciale incontro è stato preceduto, ieri sera, da una partita, a Roma contro una rappresentativa formata da dipendenti vaticani. Prima del match, è stata donata un’offerta al cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, per sostenere iniziative di carità. Intervistato da Vatican News, don Luca Sardella, assistente spirituale della squadra “I Campioni del Cuore”, ricorda le parole pronunciate da Papa Francesco:

Ascolta l'intervista a don Luca Sardella

R. – Il Santo Padre ha ripreso un concetto. Abbiamo presentato questa squadra come una squadra amatoriale. Nessuno è un professionista. E il Papa ha ripreso questo aspetto dell’amatorialità. Ha proprio sottolineato il fatto di rimanere amatoriali perché l’amatorialità - ha detto Papa Francesco - “è segno della gratuità”. Allora questa squadra conservi questo spirito di amatorialità, ci aiuti a tenere - potremmo dire - il cuore aperto verso gli ultimi per uscire dall’indifferenza e crescere, sempre di più, nella compassione.

Il Papa ha indicato due pilastri: quelli dell’amatorialità e della gratuità. Si agganciano ad un altro fondamento imprescindibile: la carità. Sono queste le coordinate che contraddistinguono proprio le iniziative promosse da questa speciale squadra …

R. – Quella di ieri sera è soltanto l’ultima, in ordine temporale, di un’altra serie di iniziative tenutesi nelle settimane scorse e negli anni passati. Questa squadra nasce con il desiderio di svolgere queste partite di calcio a scopo benefico per raccogliere fondi e sostenere progetti di carità. Quella di ieri era l’occasione proprio per sostenere l’attività caritativa di Papa Francesco. Poco prima della partita, è stato presente insieme a noi il cardinale Konrad Krajewski al quale è stata consegnata un’offerta da destinare alle attività caritative. Lo scorso anno, in occasione del crollo del Ponte Morandi, è stata disputata una partita di calcio per sostenere le vittime, gli sfollati del Ponte Morandi. Recentemente, è stata promossa anche un’altra iniziativa di carità a sostegno dei bimbi ospiti dell’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale). Sono anche stati sostenuti alcuni progetti di carità nella Riviera di Levante.

È stato scelto lo sport, in particolare il calcio, per promuovere iniziative di carità. Anche lo sport può essere importante in questo senso…

R. – Lo sport, quando è vissuto realmente in questo senso - nel suo spirito più genuino, come occasione d’incontro, come occasione davvero di fraternità - diventa fondamentale. Di fatto, nella squadra sono presenti tante realtà che hanno vissuto poi delle scelte di vita diverse. E lo sport - in questo caso, il calcio - diventa un collante ma anche un motivo d’incontro con altre realtà, proprio per sostenere un obiettivo più grande. È uno strumento che viene utilizzato, in questo senso, per un nobile scopo in modo da portare avanti progetti e sogni molto più grandi.

Un nobile scopo che unisce nella squadra sacerdoti e sindaci: l’impegno civile si affianca a quello missionario …

R. – È una sinergia davvero particolare ma anche molto preziosa. Poter giocare insieme, potersi anche confrontare, la possibilità di vivere anche insieme il “pre-partita” crea quell’entusiasmo necessario per scendere in campo. Non rimane un fatto isolato perché poi una volta usciti dal campo, restano rapporti di cortesia e di collaborazione che sono necessari. Sempre nell’ottica di un bene comune, di un’attenzione anche agli ultimi, nel nome del Vangelo.

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11 settembre 2019, 12:43