Copertina del volume Laudato si Copertina del volume Laudato si 

Il ‘grido’ della terra e dei poveri aspetta di essere ascoltato

Incontro oggi nella sede della Fao, a Roma, per la presentazione del libro "Laudato si’ - El cuidado de la casa común: una conversión necesaria a la ecología humana". Intervista a mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Un volume prezioso, che raccoglie gli atti del Simposio internazionale Laudato si’ – La cura della casa comune, una conversione necessaria all’ecologia umana”, incentrato sul tema dello sviluppo sostenibile, unica via per dare un futuro al pianeta Terra, svoltosi lo scorso anno dal 29 novembre al 1 dicembre, a San José, in Costa Rica, promosso dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, insieme all’Università cattolica del Paese centroamericano. A presentare il libro, p. Federico Lombardi e mons. Mario Quirós, rispettivamente presidente e gran cancelliere delle due istituzioni promotrici.

Il saggio è frutto dell’enorme lavoro svolto da ben 700 partecipanti all’assise, che hanno ascoltato, discusso e proposto idee e piani operativi: accademici ed insegnanti di scuole, politici e amministratori, sacerdoti, religiosi e religiose, ricercatori e studenti, operatori pastorali e sociali, imprenditori e delegati di istituzioni governative e non.

Numerosi gli interventi nell’incontro ospitato dalla Fao, che - insieme all’Ifad e al Pam - si occupa per conto dell’Onu di offrire soluzioni al problema della fame e della povertà nel mondo. Tra i relatori mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Ascolta l'intervista a mons. Arellano

R. - Questo incontro viene a ribadire che la Laudato si’ è un documento che può offrire una luce molto potente ai forum internazionali. E, dunque la parola del Papa, anche in questi ambienti multilaterali, crea consenso, crea ponti, indica soluzioni ai problemi del mondo odierno. È una parola viva, consultata, ascoltata. La Laudato si’ – ed io sono testimone di questo – viene spesso citata nelle nostre riunioni come una proposta valida per il nostro mondo, che purtroppo ha tanti problemi come il Papa ha sottolineato nel suo testo, che oggi è più vivo che mai.

Sono passati tre anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ ed un anno dal simposio in Costa Rica. Quali sono gli aspetti maggiormente percepiti dai fedeli e da tutte le persone che hanno letto o sentito parlare di questo testo per tanti versi – possiamo dire – rivoluzionario?

R. - Una delle cose che colpisce di più dell’Enciclica è il fatto che la gente capisce il suo linguaggio; il Papa ha un linguaggio profetico, audace, chiaro, dice le cose come stanno; non è un linguaggio a metà. E, questo è un grande servizio che il Papa presta alla Chiesa e all’umanità, perché in tanti altri ambienti non si parla così, con la veracità con la quale lo fa il Papa. Dunque il primo servizio che il Papa offre con la Laudato si’ è individuare i problemi, chiamare le cose con il proprio nome; la seconda cosa, per me molto importante della Laudato si’, è che chiama a far proprio il dolore dei poveri e della  Terra; vuol dire che noi per gestire, per andare incontro alle soluzioni dei problemi del nostro mondo, non possiamo soltanto accontentarci di belle espressioni con convenzioni, riunioni, pronunciamenti astratti … Bisogna coinvolgere tutti: ognuno di noi può offrire qualche cosa perché il nostro mondo sia migliore. Dunque l’Enciclica è una chiamata a tutti perché nessuno rimanga indietro, indifferente, chiuda gli occhi, la mano, davanti al problema dei poveri e naturalmente del nostro mondo.

Quali passi ulteriori ora si aspettano per raccogliere concretamente quel grido della Terra e quel grido dei poveri a cui Papa Francesco ha dato risonanza planetaria?

R. - Parlando di grido, credo che la prima cosa che viene in mente sia il verbo ‘ascoltare’. Dunque la Terra continua a gridare, i poveri continuano a gridare. Dio ascolta il grido dei poveri, ma gli uomini sembra di no! Noi uomini siamo concentrati sul nostro ego, sul nostro io, sul nostro ambiente, presi dai nostri problemi famigliari, domestici e non siamo capaci di alzare la testa, di aprire gli occhi e vedere che ci sono altre persone che stanno peggio di noi. Poi, non soltanto ascoltare, ma anche agire, cercando veramente la soluzione a questo problema della povertà, non soltanto per i poveri ma per coloro che verranno dopo di noi, perché i problemi del mondo odierno non hanno a che vedere soltanto con i più piccoli, quelli dimenticati della Terra, ma soprattutto con quelli che verranno dopo di noi, che non possono trovare un mondo distrutto, un deserto, invece del bel giardino che Dio pensò quando ha creato questo mondo.

Ascolta l'intervista a mons. Fernando Chica Arellano

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08 novembre 2018, 09:59