Libro "Italia, l'ultima chiamata" Libro "Italia, l'ultima chiamata" 

Italia, ultima chiamata per la natalità

Affrontare l’inverno demografico con un approccio concreto prima che sia troppo tardi, è quanto si propone il libro ‘Italia, ultima chiamata’, presentato lunedì 3 luglio in Senato. Il volume offre un ampio approfondimento sulle cause economiche e socio culturali della denatalità italiana e poi presenta una serie di misure realizzabili in materia di fisco, welfare e conciliazione lavoro-famiglia

Marco Guerra – Città del Vaticano

Sul fronte dell’inverno demografico siamo arrivati ad una situazione che non ci consente di fare finta di niente, o si fa qualcosa ora per invertire il trend delle nascite oppure l’Italia sarà destinata ad affrontare squilibri sociali ed economici che mineranno la tenuta stessa della società. ‘Italia, l’ultima chiamata’ è un volume, edito da Chirico, che intende offrire all’opinione pubblica e alle parti sociali la necessaria consapevolezza e gli strumenti più concreti per affrontare la sfida, non più rinviabile, delle culle vuote.

Voglia di figli nonostante la crisi

Il libro è impreziosito dal lavoro di quattro autori impegnati in ambiti diversi: Debora Donnini, giornalista di Radio Vaticana/Vatican News; Mario Di Carmine, manager industriale ed esperto di economia; il pedagogista Angelo Trecca e la psicoterapeuta Maria Scicchitano. I quattro si sono ritrovati lunedì 3 luglio, presso l’aula Nassirya del Senato, a Roma, per presentare l’opera insieme al professor Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell'Istat. Grazie al contributo di Trecca e Scicchitano, il libro approfondisce il quadro socio culturale del fenomeno della denatalità. Si vede allora che, nonostante le ripercussioni della società dei consumi sull’individuo e “l’esaltazione narcisistica dell’affermazione personale”, circa l’80% delle donne e degli uomini più giovani desiderano avere almeno due o più figli. 

I dati drammatici

Le associazioni familiari e la Chiesa da tempo lanciano l’allarme e le istituzioni sembrano finalmente aver messo il tema della natalità al centro dell’agenda politica, eppure ogni anno in Italia si continua a registrare un nuovo record negativo di nascite e da circa un trentennio il saldo negativo tra nati e morti non viene compensato nemmeno dai flussi migratori. Il risultato è che dal 2014 l’Italia ha già perso un milione e mezzo di abitanti, tornando sotto la soglia dei 60 milioni di cittadini e le previsioni statistiche indicano che nel 2070 gli italiani saranno appena 47 milioni, gran parte dei quali anziani. Sarà dunque una Nazione più piccola, più povera e meno capace di rigenerarsi. Purtroppo si tratta di un circolo vizioso, dato che col passare del tempo diminuisce il bacino di quelle che la demografia definisce “donne in età fertile”.  

L’approccio multidisciplinare

Il libro approfondisce e confronta questi numeri con gli andamenti demografici dei principali Paesi europei, non limitandosi a presentare una diagnosi dettagliata del fenomeno, ma avanzando una proposta di terapia che può concretamente salvare l’Italia, puntando sul sostegno alle famiglie, alla maternità e alle relazioni intergenerazionali. L’approccio multidisciplinare del volume dimostra infatti che sul tasso di fertilità delle coppie italiane incidono fattori tanto economici (come la difficoltà a trovare un lavoro stabile, o la mancanza di servizi per l’infanzia) quanto culturali e che molto spesso il confine tra i due elementi è meno definito di quanto si pensi, dal momento che la stessa decisione di istituire fondi per la natalità o le mamme lavoratrici è un atto che condiziona profondamente il sentire di un popolo e il riconoscimento collettivo del valore di un figlio.

Tre misure economiche

I benefici della natalità sulla società sono ancora più grandi e riconoscibili, spiega invece Mario Di Carmine. Sanità, welfare, sistema pensionistico, scuola e qualsiasi altro settore chiave della Nazione, si fondano sul ricambio generazionale e se non si mantiene un equilibro tra popolazione giovane attiva e gli anziani, il Paese non può sopravvivere. Di Carmine, da navigato dirigente industriale, formula tre proposte per il rilancio alla natalità che porterebbero gli aiuti alle famiglie al 3% del Pil nazionale (una quota che è più del doppio di quelli attuali). La prima riguarda un “assegno unico universale rafforzato” di 300 euro al mese per figlio fino alla maggiore età o ai 24 anni in caso di studi universitari. “Una misura - spiega Di Carmine - da applicare a prescindere dal reddito e da intendere come incentivo alla natalità e non come sostegno alla povertà”. La seconda proposta chiede la possibilità di dedurre fino a 5000 euro annui per i figli sul reddito dei lavoratori. E infine la terza suggerisce la detrazione di 300 euro l’anno per le attività sportive e di altri 300 per la formazione culturale di ogni figlio.

Ascolta l'intervista a Mario Di Carmine

Piano Marshall per le madri

La giornalista Donnini evidenzia che si tratta di misure che hanno un’enorme valenza culturale: “I figli sono un grande investimento sul futuro e non devono essere percepiti come un impoverimento da parte dei giovani che programmano una famiglia”. Secondo Donnini, il libro ha un approccio concreto: “i soldi fanno cultura” perché “rappresentano il riconoscimento di un  investimento. Si tratta, poi, anche di trovare strade creative per sostenere le madri”. Anzi serve un vero e proprio “piano Marshall per la maternità”. “Anche chi non ha figli, dovrebbe riconosce il valore collettivo di una nuova vita – conclude Donnini – ma per vedere gli effetti di un grande sforzo economico sulla curva della natalità bisognerà aspettare almeno 20 anni”.

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04 luglio 2023, 08:16