La statua di ‘Ain et-Tell prima del restauro La statua di ‘Ain et-Tell prima del restauro

Aleppo, un patrimonio archeologico da salvare per favorire la ripartenza

Il terremoto ha inflitto alla Siria, già martoriata dalla guerra, un colpo durissimo, distruggendo in molti casi ciò che era stato precedentemente compromesso. Il caso della cosiddetta "Capitale del Nord", tra le città più ricche di arte e di storia, ne è un esempio, come racconta Marina Pucci, direttrice della Missione italiana al Museo di Aleppo

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Il rovinoso sisma del 6 febbraio scorso che ha colpito Siria e Turchia si è accanito in modo particolare sulla Siria nord occidentale, già vessata da 11 anni di guerra civile. La conta dei morti non sembra volersi fermare e purtroppo si prevede che quella delle vittime siriane, al momento, sia decisamente sotto stimata. La professoressa Marina Pucci, docente di Archeologia e storia dell'arte del vicino oriente antico all’Università degli studi di Firenze, conosce molto bene questi luoghi, in particolare Aleppo, dove dirige la Missione italiana al Museo Archeologico di Aleppo.

Ascolta l'intervista alla professoressa Marina Pucci

Questo terremoto segna la perdita di tantissime vite umane, ma sotto il profilo del patrimonio culturale, soprattutto in Siria, quanto costa? Quali sono le civiltà che si sono susseguite in questi luoghi, in particolare ad Aleppo, e quali i principali monumenti?

La città di Aleppo ha una storia che è attestata proprio fin dagli inizi della civiltà in Siria, quindi parliamo del 5000 a. C. circa. Le attestazioni più note sono quelle dell'età del bronzo, in particolare del bronzo tardo, dell'età del ferro, quindi tra la fine del II e il primo millennio a.C. Poi, ovviamente, vi è tutta la parte sia romana sia soprattutto medievale, che è molto ben rappresentata nella città di Aleppo.


Aleppo è una città che ha continuato a vivere in maniera abbastanza ininterrotta per un lunghissimo arco cronologico e così le evidenze del patrimonio culturale fanno parte integrante della vita quotidiana dei suoi abitanti, che ci si muovono dentro, che le vivono quotidianamente. In questo senso, la vita del cittadino aleppino è direttamente connessa al proprio patrimonio culturale.

Aleppo, Cittadella vista da sud prima del terremoto ©Alvaro
Aleppo, Cittadella vista da sud prima del terremoto ©Alvaro

Purtroppo il terremoto si è andato a sovrapporre a un periodo bellico lunghissimo, che ha interessato gli ultimi dodici anni e in particolare per Aleppo, tra il 2014 e il 2016, periodo che l'ha vista direttamente interessata dal conflitto con ampie distruzioni del patrimonio architettonico, con un'ampia evidenza di strutture che fino a questo sisma erano già fatiscenti e che il terremoto ha fatto crollare per prime.

 

Al momento è molto difficile valutare le  perdite.  Le immagini che ho visto, e che mi hanno inviato, interessano sia la parte del castello di Aleppo, della Cittadella vera e propria che è di epoca medievale, sia la parte della città vecchia,  in cui ci sono paramenti in pietra crollati. Va anche considerato l’impatto psicologico che il terremoto ha sulla popolazione: veder crollare edifici e insieme un patrimonio archeologico che era rimasto in piedi durante la guerra e che adesso con il terremoto è stato distrutto causa profondissima frustrazione e scoramento nella popolazione, al di là del fatto che naturalmente la questione umanitaria rimane prioritaria su tutto.   Con il terremoto sono state distrutte anche le infrastrutture che già prima erano molto aleatorie a causa della guerra: è stato compromesso l'approvvigionamento di corrente elettrica e di acqua, rendendo la vita e tutte le operazioni di soccorso molto complicate.

Aleppo, Souq, aree bombardate, ©Alvaro
Aleppo, Souq, aree bombardate, ©Alvaro

Qual è lo scopo della missione italiana al Museo archeologico nazionale di Aleppo di cui lei è la direttrice?

Il Museo archeologico è situato in una struttura che, dal punto di vista prettamente architettonico, è abbastanza moderna e che durante questo terremoto non ha subito danni enormi, ma solo qualcuno minore. Il nostro progetto è partito di fatto sul campo nel 2021-2022,  abbiamo condotto un totale di sei missioni all'interno del Museo. In primo luogo abbiamo restaurato una delle statue monumentali che era conservata nel Museo di Aleppo ed era stata enormemente danneggiata dal conflitto armato. Adesso stiamo lavorando al masterplan per il completo riallestimento del museo stesso che, prima del terremoto, aveva solo un ottavo della sua intera parte espositiva accessibile al pubblico. Il resto aveva enormi necessità sia di interventi strutturali, sia di interventi su quello che è l'inventario archeologico conservato all'interno del Museo.

Aleppo, Quartiere armeno ©Alvaro
Aleppo, Quartiere armeno ©Alvaro

A quando risalgono le statue monumentali e i reperti conservati nel Museo?

Il Museo è nato negli anni Trenta, principalmente per i periodi preclassici della Siria:  è la più grande collezione di tutto il periodo Neolitico - stiamo parlando del 7000 circa a.C., fino all'età romana, e ospita materiali che non solo provengono dal territorio di Aleppo, ma da tutta la zona della Siria del Nord. Si tratta del secondo museo della Siria, ed ospita reperti che si trovano in ogni manuale di archeologia del Vicino Oriente. Durante la guerra, i piccoli oggetti sono stati messi in sicurezza, quindi sottratti alla parte espositiva, però le grandi statue monumentali sono rimaste in loco. Quella che abbiamo restaurato proviene proprio dal territorio di Aleppo ed è la statua di Ain et-Tell, ma anche le altre collezioni di statuaria in basalto provengono dai siti che si trovano nella zona settentrionale della Siria.

La statua di ‘Ain et-Tell nel Museo di Aleppo
La statua di ‘Ain et-Tell nel Museo di Aleppo

Questi reperti conservati nel museo sono i simboli della storia dell'importanza e della potenza delle città stato siriane, tra  XIV  e il VI secolo a.C.,  ma soprattutto per il fatto di essere rimaste dentro il museo, diventando il simbolo della resilienza della popolazione aleppina. Le statue, come i cittadini di Aleppo, sono sopravvissute alla guerra, quindi recano un portato simbolico di una certa rilevanza per la popolazione. La loro presenza favorisce la lenta ripartenza della città stessa. Il terremoto ha inferto un grossissimo freno a  questa ripartenza che la città stava vivendo, dando la sensazione di eventi negativi senza fine, che si susseguono uno sull'altro e che colpiscono i cittadini, il patrimonio archeologico e in generale la città stessa. 

Aleppo, Museo Nazionale, Attività di documentazione ©Missione Museo Aleppo
Aleppo, Museo Nazionale, Attività di documentazione ©Missione Museo Aleppo

Come pensate di organizzare gli interventi? Pensa di tornare presto ad Aleppo con la Missione?

D'accordo con il Ministero degli Affari Esteri italiano, che coordina, prevedevamo e prevediamo tuttora  di tornare a giugno. In realtà andremo quando la questione umanitaria sarà risolta perché, naturalmente, questa è la priorità da rispettare assolutamente.  Certo, questo tipo di missione ha lo scopo di dare principalmente un segno a chi vive nella città che qualcosa continua ad andare avanti nonostante tutto. Questo è un tipo di operazione che porta posti di lavoro,  possibilità di formazione e tutta una serie di attività collaterali che sicuramente sono molto importanti. 

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Aleppo - archeologia e storia
14 febbraio 2023, 11:02