I migranti al confine tra Belarus e Polonia I migranti al confine tra Belarus e Polonia

Polonia-Belarus: i vescovi polacchi chiedono sostegno ai migranti

A migliaia stanno spingendo per superare il confine tra i due Paesi. I migranti cercano di superare il filo spinato alla frontiera, respinti dalla polizia polacca, mentre l’Unione europea chiede maggiori sanzioni contro il regime di Lukashenko. "Indipendentemente dalle circostanze dell’arrivo dei migranti essi hanno bisogno del nostro sostegno spirituale e materiale", sottolinea in un comunicato la conferenza episcopale polacca.

Francesca Sabatinelli e Michele Raviart – Città del Vaticano

Minsk ha strumentalizzato la crisi e la disperazione di migliaia di migranti, usandoli come arma per destabilizzare l’Unione europea che, da sempre, ha nel tema dell’accoglienza il suo punto debole. È l’accusa che le istituzioni europee muovono contro il leader Lukashenko, mentre al confine gli agenti polacchi respingono drammaticamente le persone, si parla di 3-4 mila, con i lacrimogeni. Scene terribili che raccontano di una situazione che diviene ingestibile ora dopo ora. Il governo di Belarus è ritenuto responsabile di aver organizzato e guidato l’azione dei migranti a fini politici, di usarli come armi, e l’appello è all’Ue di aiutare la Polonia, così come la Germania, a proteggere i propri confini esterni, perché, spiegano i tedeschi, Berlino e Varsavia non possono farcela da sole.

Le partenze dal Kurdistan iracheno

A Lukashenko viene intimato di rispettare il diritto internazionale. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, chiede agli Stati Ue di estendere le sanzioni conto il regime, mentre l’accusa del governo tedesco è che "il regime di Belarus agisca come un trafficante di esseri umani". Preoccupazione anche da Washington, che intima a Minsk di fermare immediatamente il flusso migratorio e lo sfruttamento di persone vulnerabili. Secondo indagini giornalistiche, l’origine del flusso di migranti, perlopiù iracheni e siriani, partirebbe dal Kurdistan iracheno, dove l’ambasciata di Minsk avrebbe concesso il visto turistico a migliaia di persone, oltre ad aver organizzato, tramite alcune agenzie, direttamente i viaggi fino al confine tra Belarus e Unione europea.

La solidarietà dei vescovi polacchi

Intanto, mentre l’Ue ha sospeso i visti per gli esponenti del governo, interviene anche il presidente della conferenza episcopale polacca l'arcivescovo Stanisław Gądecki. "Indipendentemente dalle circostanze dell’arrivo dei migranti essi hanno bisogno del nostro sostegno spirituale e materiale", ha sottolineato in comunicato, ricordando l'impegno della Chiesa in Polonia, attraverso la Caritas nazionale, quella diocesiana e il delegato della conferenza episcopale per l'immigrazione, che hanno "fornito aiuto ai migranti per quanto possibile". Istituita anche una raccolta fondi per domenica 21 novembre, i cui proventi andranno "a finanziare le attività di aiuto nelle aree di confine durante la crisi migratoria e il processo di integrazione a lungo termine dei rifugiati che decidono di rimanere in Polonia", ha scritto nel appello. 

Ultimo aggiornamento ore 15.00

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09 novembre 2021, 08:35