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Scuola, per i sindacati a settembre non ci sono le condizioni per ripartire

Conferenza stampa congiunta delle maggiori organizzazioni dei lavoratori del settore: mancano spazi, risorse, personale. Gissi (Cisl): "La nostra preoccupazione è che il 1° settembre, alle tante difficoltà storiche si assoceranno quelle dovute al Covid19"

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

I sindacati della scuola chiedono certezze al governo per la ripartenza a settembre dopo l’emergenza coronavirus. ”E’ necessario - dicono le rappresentanze dei lavoratori - l’impegno del governo e del ministero dell’Istruzione affinché in autunno vi siano le condizioni per una ripresa della pienezza della relazione educativa che può essere assicurata solo dalla didattica in presenza”. Ad oggi, dunque, sottolineano, non ci sono le condizioni per tornare nelle aule. La segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi, a colloquio oggi con la stampa, sottolinea: "Serve un provvedimento legislativo che abbia una copertura strutturale la nostra preoccupazione è che il 1° settembre, alle tante difficoltà storiche si assoceranno quelle dovute al Covid19. Il rischio è un’estensione della didattica a distanza anche per elementari e medie, non solo per le superiori. Insufficiente anche l'intervento per le paritarie”.

Ascolta l'intervista a Maddalena Gissi

Più programmazione

Dunque, per “garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico" dopo la pandemia di coronaviris "va previsto un forte coordinamento tra i diversi livelli Istituzionali per svolgere in modo efficace e tempestivo tutte le operazioni propedeutiche alla ripresa delle attività: predisposizione di spazi e programmazione orari, immissioni in ruolo, call veloce, graduatorie d’Istituto, conferimento incarichi di supplenza”.

Gli spazi: serve l'aiuto delle Istituzioni

Per i sindacati “l’adattamento degli spazi, gli interventi di edilizia leggera rappresentano un lavoro che spetta ai comuni e alle province. Le scuole non hanno gli strumenti per farsene carico con il loro Dirigente Scolastico, possono segnalare l’eventuale fabbisogno di ulteriori spazi per ridurre il numero degli alunni per classe, ma oltre non possono andare.  Interventi di ampliamento-adattamento devono essere in capo agli enti locali, cui spetta anche reperire e destinare le risorse necessarie”.

L’orario: meglio evitare riduzioni

C’è poi un problema dell'orario. La didattica a distanza è stata una soluzione adottata per sopperire all’impossibilità di andare a scuola per il Covid- 19. Ma in alcune aree del Paese è stata un’esperienza a macchia di leopardo, anche perché uno studente su quattro ad oggi non ha un pc o ha difficoltà di connessione. Per i sindacati “l’orario delle lezioni non può subire riduzioni. E’ definito dagli ordinamenti nazionali. Gli spazi di flessibilità gestibili in autonomia fino al 20% prevedono la restituzione agli alunni del tempo scuola decurtato a una disciplina a vantaggio di un’altra o di altre attività. Va garantito il tempo pieno”.

Il personale: serve organico aggiuntivo

Ed ancora c’è il nodo del personale. Per Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda serve “mettere a disposizione delle scuole un organico aggiuntivo sia per il personale docente che ATA da utilizzare per un eventuale sdoppiamento o articolazione delle classi, laddove necessario; per l'incremento della didattica in termini di potenziamento orario; per il sostegno al lavoro laboratoriale (Assistenti tecnici in ogni scuola di base) e ancora per il sostegno alla didattica, la sorveglianza e l' assistenza alunni e servono più collaboratori scolastici per l'intensificazione delle pulizie ".

Le risorse: ancora insufficienti

Le risorse attualmente disponibili per affrontare l'emergenza coronavirus vengono poi definite insufficienti. I circa 2,4 miliardi di euro ripartiti nelle oltre 8.000 scuole del Paese, comporterebbero in media per ogni singolo Istituto una dotazione finanziaria aggiuntiva di poco più di 300.000 euro da impegnare e suddividere tra interventi di sicurezza e di riorganizzazione delle attività didattiche.

Una prova generale per la "nuova scuola"

I sindacati quindi individuano una serie di criteri per fa nascere una nuova scuola dopo il Covid- 19. Dunque, no alle classi pollaio, oggi concentrate soprattutto nei grandi centri urbani e in alcune tipologie di scuola. Immissione nei ruoli dei docenti triennalisti, attraverso una graduatoria per titoli ed esame finale, sia per la classe di concorso che per il sostegno. Riduzione degli alunni per le prime classi, senza superare i 20 alunni per classe laddove vi siano alunni con disabilità, ed infine, un organico funzionale e un’edilizia rinnovata.

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17 luglio 2020, 11:49