In Burkina Faso in aumento i casi di oncologia pediatrica In Burkina Faso in aumento i casi di oncologia pediatrica

A Ouagadougou una Casa per i bambini malati di cancro

Nasce in Burkina Faso una Casa d’accoglienza per i bambini sottoposti a cure oncologiche e per i loro familiari. L’iniziativa è della Fondazione Soleterre, in partnership con il Groupe Franco-Africain d’Oncologie Pédiatrique

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Nei due ospedali di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, può anche accadere che si vedano i familiari di bambini ricoverati, se non addirittura gli stessi piccoli pazienti, dormire a terra nei corridoi. Capita anche che i bambini, malati oncologici, si trovino costretti a sospendere le cure, ad un solo mese dall’inizio, per l’impossibilità delle famiglie di poter restare lontani dai villaggi, per la mancanza di denaro, di cibo, di qualunque bene di sussistenza. Per evitare il perpetuarsi di queste situazioni nascerà a breve, a settembre, la Casa d’accoglienza creata dalla Fondazione Soleterre, grazie al consolidato partenariato con il Gfaop (Groupe Franco-Africain d’Oncologie Pédiatrique) e diretta appunto ai bimbi malati e alle loro famiglie. “Sarà un posto sicuro dove bambini e genitori potranno alloggiare – spiega il responsabile di Soleterre in Burkina Faso, Parfait Tiemtore – un luogo che aumenterà la fiducia verso la guarigione dei bambini nonché le possibilità di successo delle cure grazie alla continuità di trattamento e al benessere psicologico garantito da una casa accogliente e protetta”.

Ascolta l'intervista con Parfait Tiemtore

Dal 2005 un'impennata di casi oncologici pediatrici

"I numeri della malattia aumentano di anno in anno – precisa a Vatican News Tiemtore – i primi casi di bambini malati di cancro sono stati accertati nel 2005 con 12 casi all'anno. Oggi siamo quasi a 200 casi all’anno, o anche di più. Purtroppo negli ospedali della capitale Yalgado Ouedraogo e Charles De Gaulle, con il quale abbiamo un partenariato, sono pieni, non hanno posti letto disponibili per accogliere tutti questi bambini che si ritrovano purtroppo a dormire nei corridoi degli ospedali. Inoltre, bisogna tenere conto che le cure per il cancro richiedono mesi e mesi, richiedono un follow up, e molte famiglie non possono permettersi di rimanere in ospedale, molti vengono da fuori città. Questo progetto, quindi, sarà per facilitare il trattamento e le cure per i bambini e per dare sollievo ai genitori, soprattutto per convincerli a portare le cure contro il cancro fino alla fine”.

La struttura sarà anche un riparo psicologico

La Casa d’accoglienza servirà anche a fornire un supporto psicologico a bambini e famiglie, per questo si avvale della collaborazione di colui che viene praticamente indicato come l’unico psicologo infantile del Paese e che da venti anni lavora con i bambini. La struttura potrà accogliere tra i 12 e i 14 bambini, tutti accompagnati da un genitore, a disposizione metterà sei camere da letto, un grande soggiorno, una cucina, tre bagni e un magazzino, oltre all’ufficio e al giardino. Ad accompagnare gli ospiti vi saranno un coordinatore, un’educatrice specializzata, un assistente contabile e uno amministrativo, oltre ad un autista. Inoltre, si prevedono iniziative didattiche, giochi, workshop per le mamme e le fondamentali sedute psicologiche.

Non si esclude il nesso tra malnutrizione e cancro

Quando si parla di cancro infantile in Burkina Faso si parla soprattutto del Linfoma di Burkitt, un tumore del sistema linfatico, molto aggressivo e che registra un'elevata incidenza tra i bambini africani, tanto da costituire il 50% dei casi, seguito poi dal retinoblastoma, dalla leucemia, dal nefroblastoma. “Il responsabile pediatrico dell’ospedale Yalgado Ouedraogo – prosegue Tiemtore – ha indicato che non si può parlare di causa principale, si pensa però che ci sia un legame con l’alimentazione, con la nutrizione. In Burkina Faso negli ultimi anni la situazione è cambiata molto, i nostri nonni mangiavano cibo naturale, ora è diverso”. Il cambiamento indicato da Tiemtore riguarda il difficile percorso intrapreso negli ultimi decenni dal Burkina Faso, che da qualche anno sta lottando contro le ripetute crisi alimentari che hanno prodotto drammatiche crisi umanitarie. La grave carestia del 2011 colse impreparati quasi tre milioni di bukinabé, l’emergenza da allora non è rientrata, tanto che nel 2018 l’Organizzazione mondiale della sanità certificò che si era toccato il record negativo per i casi di malnutrizione acuta grave nei Paesi del Sahel. Attualmente circa il 36% dei bambini sotto i cinque anni è sottosviluppato ed il 32% sottopeso.

Fondamentale il finanziamento della Cei

La Casa d’accoglienza di Soleterre è dunque un'importante soluzione per le famiglie, per l’ospedale, per il corpo sanitario e per lo stesso Ministero della salute, spiega ancora Tiemtore, che ricorda il finanziamento ricevuto recentemente dalla Conferenza episcopale italiana, grazie all’8 per mille, “per creare una piattaforma di formazione per psicologi che lavorano con Soleterre in Burkina Faso, Marocco e Costa d’Avorio. È avviato da un mese – conclude Tiemtore – ne durerà tre, ma speriamo tanto di poterlo rinnovare”.

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14 luglio 2020, 14:45