Don Carmelo La Magra con un gruppo di parrocchiani sul sagrato della sua chiesa. Hanno dormito lì per 10 giorni per solidarietà con i migranti Don Carmelo La Magra con un gruppo di parrocchiani sul sagrato della sua chiesa. Hanno dormito lì per 10 giorni per solidarietà con i migranti

Lampedusa, sbarchi continui. Il parroco: garantire un'accoglienza dignitosa

Per don Carmelo la Magra, parroco dell’isola siciliana, approdo in questi giorni di numerosi immigrati, non c’è un’emergenza sbarchi, ma Lampedusa non può accogliere a lungo tante persone. “Fuggono dall’inferno della Libia, come l’ha definito anche il Papa, perché devono rischiare la vita e non avere vie legali e sicure per arrivare in Europa?”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Non c’è nessuna emergenza, non più del solito. Il problema comunque non è per Lampedusa ma per i migranti, che dopo un naufragio o dopo tante ore in mare, si trovano in una situazione precaria”. Don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, sull’isola di Lampedusa, invita a guardare alle condizioni nelle quali sono accolte persone che fuggono da povertà e violenza, piuttosto che a rischi sanitari per la popolazione e gli operatori che li accolgono. “Anche perché i tamponi fatti ai migranti arrivati qui sono stati tutti negativi”.

Garantire vie legali e sicure per chi fugge dall'inferno

Nell’hotspot di prima accoglienza di contrada Imbriacola, secondo don Carmelo, oggi non ci sono più di 500 migranti, “anche perché vengono trasferiti rapidamente”. Duecento, in maggioranza tunisini, arrivati ieri, sono stati imbarcati oggi su un traghetto e arriveranno a Porto Empedocle in serata. Ma il centro non ne potrebbe ospitare più di 95, perché alcuni padiglioni sono ancora inagibili. “Continuiamo a gestire questi arrivi come fosse la prima volta, con soluzioni di fortuna – lamenta il parroco di Lampedusa – invece di garantire a chi fugge dal proprio Paese e viaggia per il mare, vie legali e sicure. Sappiamo tutti quello che accade in Libia: perché la gente deve ancora rischiare la vita, per fuggire da quell’inferno?”

Don La Magra con Papa Francesco, nel VI anniversario della sua visita a Lampedusa
Don La Magra con Papa Francesco, nel VI anniversario della sua visita a Lampedusa

La visita di Salvini all'hotspot in sovrannumero

Nell’unico padiglione aperto dell’hotspot, i migranti attendono il trasferimento ammassati lungo i viali, e oggi hanno ricevuto la visita del leader della Lega Matteo Salvini, che ha voluto verificare le condizioni della struttura. “L'Italia si ama e si protegge, i confini si difendono" ha scritto l’ex ministro dell’Interno, annunciando su Facebook la sua visita a Lampedusa. “I politici di ogni parte sono passati da sempre sull’isola – commenta don la Magra - ma senza soluzioni concrete. Lo dimostra il fatto che negli anni sono cambiate le forze politiche al governo, ma le leggi e i decreti sull'immigrazione rimangono sempre gli stessi”. Ecco quello che ha detto a Vatican News don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa.

Ascolta l'intervista a don Carmelo La Magra

R.- L’ hotspot di Lampedusa oggi registra la presenza di circa 500 migranti a fronte di un centinaio di posti disponibili. Certamente è una situazione di disagio intanto per i migranti che vengono ospitati, anche se la permanenza dura davvero poco, perché i trasferimenti sono organizzati bene, al momento. Non parlerei di collasso dell’hotspot, ma di disagio per le persone che dovrebbero arrivare in un posto un poco più adeguato a chi ha subito un naufragio, a chi viene dal mare e ancora deve sostare in situazioni precarie.

Ma c’è il progetto di ampliare questo hotspot, per aumentare i posti disponibili?

R. – L’hotspot, nella sua struttura originaria, ha molti più posti, ma alcuni padiglioni sono al momento inagibili, e credo li stiano risistemando. Ma il problema non è la capienza dell’hotspot, o l'esistenza di una struttura del tipo hotspot, o altri tipi di strutture d'accoglienza. Quello che è necessario, al momento, è fare bene i trasferimenti, per fare in modo che le persone migranti rimangano sull'isola il meno possibile, principalmente per la loro salute, e possano arrivare in strutture che li accolgano il meglio possibile. E anche per permettere a un'isola come Lampedusa, che comunque ha spazi ridotti, di accogliere senza gravi disagi.

Attualmente qual è l'impegno dei suoi parrocchiani per l’accoglienza di questi migranti?

R. – Purtroppo l’emergenza Covid-19 ci ha privati di qualcosa che per noi è importante, cioè di poter essere sempre presenti al molo e accogliere anche fisicamente le persone. Certamente la parrocchia è disponibile per qualsiasi necessità. Come è successo quando abbiamo visto che per la quarantena i migranti erano costretti a dormire sul molo, rimanere quindi sotto il sole caldo di giorno e passare la notte al freddo e all'umidità, e abbiamo offerto i nostri locali parrocchiali. La prefettura ha accolto la disponibilità e quindi abbiamo avuto anche la possibilità di ospitare materialmente anche le persone migranti. La cosa più importante che noi al momento possiamo fare è dare voce a chi non ha voce, almeno per il mondo in cui viviamo. Perché si pensa all’immigrazione sempre come ad un problema che noi dobbiamo risolvere, ma non si guarda, o si guarda raramente a chi ha veramente questo problema che sono i migranti stessi.

Don La Magra con alcuni parrocchiani sulle coste di Lampedusa
Don La Magra con alcuni parrocchiani sulle coste di Lampedusa

La Federalberghi di Lampedusa parla di un 70% di turisti in meno. E’ colpa dei migranti o del Covid-19?

R.- Non credo si colpa dei migranti perché gli sbarchi ci sono stati anche gli altri anni e la presenza dei migranti è stata su per giù la stessa. Certamente è colpa del Covid, è colpa delle varie misure, giuste, di sicurezza. I voli nazionali per Lampedusa sono ripartiti molto in ritardo, quest’anno. Dobbiamo anche ricordare che ad oggi i tamponi fatti ai migranti sbarcati a Lampedusa sono negativi al 100%.

La risposta delle istituzioni e dei cittadini è quella giusta in questo momento, o questi grandi flussi andrebbero gestiti diversamente?

R.- Il problema è che le istituzioni continuano a gestire questi flussi, e il passaggio delle migrazioni da Lampedusa, sempre come se fosse un'emergenza, come se accadessero oggi per la prima volta. E si continua a non essere preparati, anche se ormai da decenni questi sbarchi avvengono. Vissuto come un’emergenza, si trovano sempre soluzioni di fortuna. Ormai dovrebbe essere chiaro che a Lampedusa possono arrivare tantissime persone all'improvviso e non si deve essere sorpresi da questo. Lampedusa da sola non può e non deve trovare le soluzioni. Penso che vadano trovate più alto. Garantire un miglior soccorso in mare, garantire le strutture e i diritti alle persone. Ma soprattutto, ed è la cosa fondamentale che sembra sfuggire, garantire alle persone che fuggono dal proprio Paese e viaggiano per il mare, vie legali e vie sicure. Questo non può farlo la popolazione di Lampedusa, ma spetta alle istituzioni. Il Papa ci ha ricordato, nell'anniversario della sua visita a Lampedusa, quello che accade in Libia. E siccome tutti sappiamo quello che accade in Libia perché non fare in modo che la gente possa viaggiare in modo legale e sicuro senza dover rischiare la vita, per fuggire da quell’inferno?

Cosa pensano i lampedusani dei politici che strumentalizzano quanto avviene sull'isola?

R.- Purtroppo ci accorgiamo che l’isola viene poco narrata e molto strumentalizzata. I lampedusani non amano essere utilizzati e strumentalizzati. Però, come tutte le persone che si trovano in momenti di crisi, a volte capita che si creda all'urlatore di turno che promette o inveisce. A volte capita anche ai lampedusani di farsi travolgere dalla paura, soprattutto la paura della crisi economica per quest'anno ha veramente rischiato di distruggere l'economia locale fondata sul turismo. I politici di ogni parte sono passati da Lampedusa, da sempre, ma senza soluzioni concrete. Lo dimostra in fatto che negli anni sono cambiate le forze politiche, sono cambiati gli schieramenti, ma le leggi e i decreti sull'immigrazione rimangono sempre gli stessi.

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Don Carmelo con i parrocchiani al molo per accogliere i migranti
23 luglio 2020, 16:25