Sfollati siriani in fuga dalle zone di guerra Sfollati siriani in fuga dalle zone di guerra 

Siria, termina in serata la tregua tra Turchia e curdi

La tregua concessa dal governo di Ankara alle forze curde nel nordest della Siria avrà fine oggi alle 21 (le 22 in Italia); lo ha chiarito il Presidente Erdogan, che ha ribadito che l’operazione non si fermerà finché tutti i “terroristi curdi” non avranno lasciato la zona di sicurezza

Federico Francesconi – Città del Vaticano

La tregua di 120 ore ottenuta grazie alle trattative tra il vice Presidente americano Pence e il Presidente turco Erdogan è stata estesa fino a questa sera, ma non andrà avanti. È questa la ferma volontà del capo di stato turco, che alla vigilia del suo viaggio verso Sochi in Russia, ha ribadito che l’operazione Fonte di Pace non si fermerà finchè quelli che ha definito “terroristi curdi, non lasceranno la zona di sicurezza”, l’area precedentemente stabilita da Ankara e Washington per il ritorno in patria dei profughi siriani in Turchia.
Intanto Erdogan si sta recando a Sochi dove incontrerà il capo di stato russo Putin. All’aeroporto di Ankara, il premier turco ha dichiarato che durante l’incontro parlerà “della situazione in Siria, della presenza delle truppe di Damasco e della Commissione costituzionale, che si riunirà il 30 ottobre a Ginevra”. Inoltre i due si confronteranno anche sulla situazione di Idlib, dove le forze siriane di Assad stanno lottando con gruppi di ribelli islamici.
Proprio Bashar Assad – che per il momento sostiene le truppe curde, dopo l’accordo firmato la settimana scorsa – su twitter ha accusato Erdogan “di rubargli la terra”. Negli Stati Uniti invece, il Segretario di stato Mike Pompeo ha dichiarato alla Cnbc che “nel caso in cui fosse necessaria un'azione militare, si sappia che il Presidente Trump è completamente pronto ad intraprenderla".

Gli ultimi dati sulle vittime del conflitto

Secondo Ankara, i “curdi neutralizzati”, cioè uccisi, feriti o catturati, sono 775, mentre nell’offensiva avrebbero perso la vita 7 soldati turchi e 79 uomini delle milizie siriane filo-turche. Inoltre dei colpi di mortaio lanciati in Turchia da oltre il confine, avrebbero ucciso 20 civili.
I dati della Mezzaluna Rossa per il Kurdistan (l’unica organizzazione umanitaria presente ora nel nordest della Siria) riportano invece più di 200 morti su tutto il fronte e più del doppio dei feriti. Secondo queste stime alcune vittime sarebbero state colpite durante la tregua, nel corso degli scontri non registrati. Sempre secondo MrK gli sfollati sono 300mila, di cui 70mila bambini, e 13mila i profughi alloggiati in strutture di emergenza.

Cosa sta succedendo al confine con l’Iraq

Nell’ultima settimana si sono riversati al confine con l’Iraq oltre settemila rifugiati, la maggior parte provenienti dal nord-est della Siria e in fuga dal conflitto tra Turchia e Kurdistan.
La maggior parte dei profughi si trova ora nel campo di Bardarash, circa 140 chilometri a est del confine con la Siria. Secondo Medici senza Frontiere, che si trova sul luogo con due ambulatori mobili, per il momento i rifugiati sono giunti al campo in condizioni mediche non critiche, ma molti necessitano di cure psicologiche e presentano sintomi di depressione e ansia patologiche.
In Iraq si trovano anche le truppe americane ritiratesi poco tempo fa dalla Siria. I soldati statunitensi dovrebbero avere, secondo il pentagono, l’obiettivo di “contribuire a difendere l’Iraq”; tuttavia il governo di Baghdad ha fatto sapere che gli americani hanno solo il permesso di transitare e che questa non è “un’autorizzazione a queste forze a rimanere in Iraq”.

 

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22 ottobre 2019, 14:28