Il mondo ricorda l’11 settembre

18 anni fa l’evento che ha cambiato la storia del mondo. Gli attentati alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono di Washington. Anche oggi, come ogni 11 settembre, a Ground Zero vi saranno cerimonie di commemorazione per i quasi 3 mila morti e per esprimere vicinanza ai parenti delle vittime e ai 6 mila feriti

Fabio Colagrande e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

L’11 settembre del 2001 tutto il mondo ha assistito attonito e terrorizzato agli attacchi aerei dell’estremismo islamico di Al Qaeda contro obiettivi militari e civili statunitensi, luoghi simbolo della più grande potenza mondiale. Tutti ci siamo sentiti americani per quelli che rappresentano il più gravi attentati terroristici dell’età contemporanea. Un attentato che rappresenta non solo l’inizio dell’escalation terroristica del fondamentalismo contro l’Occidente, ma anche l’avvio di una crisi senza precedenti nel dialogo tra le grandi religioni monoteistiche. “Nonostante la retorica religiosa delle rivendicazioni degli attentatori e di coloro che li hanno combattuti, la questione di quei tragici attentati non era affatto religiosa ma politica” spiega Paolo Branca, docente di Islamologia all’Università Cattolica di Milano. “L’11 settembre è stato però un punto di crisi che ha avviato paradossalmente un nuovo percorso di dialogo approfondito tra cristiani e musulmani – sostiene lo studioso – sfociato recentemente nel Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, firmato nel febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb”. In quel testo si afferma infatti che "il terrorismo non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma alle interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, povertà, ingiustizia e oppressione".

Ascolta l’intervista a Paolo Branca

Come sarebbe oggi il mondo senza l’11 settembre?

Effettivamente gli attentati dell’11 settembre, ai quali sono seguiti altri attacchi terroristici in Europa di minore entità, ma pur sempre fortemente lesivi nei confronti del mondo occidentale, hanno segnato uno spartiacque tra un mondo, che stava ancora vivendo un processo di lenta stabilizzazione dopo la “caduta del muro”, e un periodo che dura ancor oggi in cui la paura ha preso il sopravvento, facendo diventare la sicurezza l’esigenza primaria di qualsiasi Paese occidentale. Secondo Agostino Giovagnoli, docente di Storia Contemporanea all’Università Cattolica di Milano, l’11 settembre ha semplicemente accelerato un processo, che ha visto sostituirsi alla contrapposizione tra le grandi potenze, l’affermazione di una realtà geopolitica pluralista, in cui aspiranti protagonisti spingono per dire la loro nella politica internazionale. Ma, di fatto, l’11 settembre continuerà ancora per diverso tempo ad essere un punto di riferimento per le analisi sul mondo di oggi.

Ascolta l’intervista ad Agostino Giovagnoli

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11 settembre 2019, 14:18