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Nuova strage migranti. Centro Astalli: "Porre fine all'ecatombe"

Almeno quaranta persone sono morte annegate nella notte tra il 26 e il 27 agosto tentando di lasciare la Libia via mare. Tra loro anche molti bambini. Padre Camillo Ripamonti presidente del Centro Astalli chiede agli Stati europei di adempiere al loro “dovere di salvare vite umane”

Luisa Urbani – Città del Vaticano

La notizia dell’ennesima tragedia in mare al largo di Khums, che è costata la vita ad almeno 40 persone, spinge ancora una volta il Centro Astalli a richiamare l’attenzione dei governi europei “per porre fine all’ecatombe a cui stiamo assistendo da anni”. “ L’urgenza umanitaria del Mediterraneo - dichiara, in un’intervista a Vatican News, padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli - richiede ora una risposta corale da parte degli Stati europei che hanno il dovere di salvare vite umane”.

L’Europa deve assumersi le proprie responsabilità

“L’Europa deve assumersi le proprie responsabilità e deve decidere di affrontare il fenomeno migratorio come una questione europea e non come un problema che riguarda solo i singoli Stati, trovando una procedura nella quale tutti si sentano responsabili e ognuno faccia la sua parte ” prosegue il sacerdote, segnalando che “un tempo si affrontava la questione come Europa, ora, nell’ultimo periodo, ci si è irrigiditi sulle politiche dei singoli Stati”.

La politica recuperi il proprio ruolo

“La necessità di ottenere voti e consensi ha fatto dimenticare alla politica il suo vero ruolo che è quello di agire per il bene comune di ogni persona” denuncia padre Ripamonti ricordando che “i diritti appartengono a tutti in quanto esseri umani e non solo in quanto cittadini. La politica deve tornare ad essere garante delle tutela di questi diritti che sono di tutti e in modo particolare dei soggetti più vulnerabili”.

Ascolta l'intervista a padre Camillo Ripamonti

Mai perdere la speranza

La politica deve dunque recuperare il suo ruolo, anche nei momenti più difficili come quello che sta vivendo l’Italia in queste ore perché, continua il sacerdote, “è necessario guardare oltre l’esclusivo interesse di pochi per perseguire un’idea di bene comune che garantisca pace e sviluppo per tutti”. “Papa Francesco – prosegue - ci insegna che la speranza è un elemento che non muore mai nel cuore delle persone. Per questo noi auspichiamo che il futuro governo affronti il fenomeno migratorio nella sua complessità, rivedendo cioè le politiche della ricerca e del salvataggio in mare che sono state rimesse in discussione, ma anche riaffrontando con determinazione la questione delle vie di accesso sicuro e il tema dell’accoglienza e dell’integrazione sul territorio europeo”.

L’impegno del Centro Astalli

Accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati è da sempre l’impegno del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Un impegno che ogni giorno si rinnova in una sfida da affrontare al fianco di chi cerca aiuto per ricostruirsi una vita in un Paese straniero. “Noi - afferma ancora il presidente del Centro Astalli - cerchiamo sempre di metterci nei panni di queste persone, costrette a fuggire dai loro Paesi. Mettendoci in ascolto cerchiamo di capire come aiutarle a ricostruirsi una nuova vita”.

L’amore ancora può salvarci

I fatti di cronaca mostrano quanto sia difficile garantire a tutti i diritti umani fondamentali. Ma raccontano anche di quanto sia ricca la nostra società grazie alla solidarietà di tante persone che ogni giorno svolgono un servizio di volontariato. Una testimonianza che, secondo padre Ripamonti, ci spinge a credere che “l’amore potrà ancora salvarci” perché “è la risorsa più importante che dobbiamo mettere in campo per cercare delle convivenze sempre più armoniose all’interno delle nostre società. Nel cuore di ciascuno c’è il desiderio di vivere in pace, dobbiamo solo renderlo attuabile”. “La cultura dello scarto – conclude - non deve entrare nel nostro vivere quotidiano perché se così fosse rischiamo di creare ostacoli che sempre più escludono quelle persone che hanno bisogno di maggior aiuto”.

L’appello di Save the children: “Mettere in primo piano le persone”

Anche Save the children, davanti all’ennesima tragedia in mare, chiede ai Paesi membri dell’Unione Europea, “di affrontare il fenomeno migratorio mettendo in primo piano la salvezza delle persone, a partire dai più vulnerabili” perché “non si può assistere inermi alla morte annunciata di bambini e ragazzi”.

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28 agosto 2019, 12:30