Emergenza Sorrisi: in Somalia continui attentati, ma dignità dei bimbi spinge a tornare

Si è appena conclusa la seconda missione umanitaria in Somalia di Emergenza Sorrisi: operati 27 bambini affetti da labbro leporino e palatoschisi, l’apertura del palato, ma anche con ustioni e malformazioni. Il team di volontari chirurghi, anestesisti e infermieri ha offerto cure specialistiche ai più piccoli e assistenza per la formazione dei medici locali. Intervista con Fabio Massimo Abenavoli

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Ventisette bambini operati, affetti da “labbro leporino e palatoschisi, l’apertura del palato”, o con ustioni e malformazioni. Questo uno dei risultati concreti della seconda missione umanitaria in Somalia di Emergenza Sorrisi, dopo quella dell’estate 2018. A Vatican News ne parla il presidente e fondatore della ong attiva dal 2007, il chirurgo plastico e maxillo facciale Fabio Massimo Abenavoli, appena rientrato da Mogadiscio. Spiega che ha guidato il team di Emergenza Sorrisi, composto da 11 volontari chirurghi, anestesisti e infermieri, tornato la scorsa settimana nella capitale somala per offrire cure specialistiche a bambini e giovani adulti affetti da malformazioni del volto. In un Paese da decenni sconvolto da instabilità, violenza e attacchi terroristici - l’ultimo a inizio settimana, con un’azione del gruppo estremista islamico degli al shabaab costata la vita a 5 persone - attraverso la missione, sottolinea Abenavoli, si è voluto “dare una continuità al nostro primo intervento che abbiamo fatto l’anno scorso e far vedere ai colleghi somali e alla popolazione che siamo presenti e siamo disposti a tornare e creare un’azione concreta di sviluppo”, operando “bambini e ragazzi che l’anno scorso in qualche modo non avevano potuto avere il nostro supporto” e che ora “sono stati trattati insieme ai medici locali, formando questi ultimi, che poi è il nostro scopo primario” (Ascolta l'intervista al presidente Abenavoli).

Un impegno che non si esaurisce

Si tratta di casi, riguardanti “prevalentemente bambini molto piccoli”, “in cui - prosegue il presidente di Emergenza Sorrisi - abbiamo dovuto lavorare sia sul palato sia sul labbro: nei prossimi mesi abbiamo intenzione di tornare e così potremo dare un’ulteriore continuità ed eventualmente proseguire l’intervento”. Il chirurgo cita il caso di “un bambino di cinque-sei mesi che aveva un’apertura del palato completa, quindi non era in grado di nutrirsi. Siamo dovuti intervenire, pena ovviamente una mancata crescita e, magari per il rischio di infezioni, addirittura la morte: torneremo ed opereremo il labbro”.

Le minacce terroristiche

Sul terreno, “abbiamo trovato un certo disagio”, afferma Abenavoli pensando alla situazione della sicurezza, “perché il terrorismo sta provocando ancora maggiore confusione politica: ci sono attentati quasi tutti i giorni”. “Per questo siamo dovuti rimanere confinati all’interno di un’area protetta”, la zona dell’aeroporto, “con il supporto dell’ambasciata italiana a Mogadiscio e della Cooperazione italiana, che ci hanno garantito la sicurezza”. Parlando con i genitori dei pazienti, con i pazienti stessi, emerge la “necessità di pace, di avere un nuovo futuro”. “C’è gente - racconta il medico - che è venuta da 500, 600 chilometri di distanza ed ha avuto delle difficoltà incredibili. I trasporti sono chiaramente difficili e passare all’interno della città già comporta dei rischi, sia per i genitori sia per i loro figli. E c’è un grande disagio anche dal punto di vista di possibilità di crescita”.

Centri dedicati

Eppure, osserva, “i bambini hanno una forza, una dignità incredibili: bambini di sei, sette anni che ti danno il braccio per farsi mettere l’ago, che si mettono sul letto operatorio da soli e stringono i denti pur di non piangere”. Questo è ciò che colpisce e che spinge a proseguire le missioni di Emergenza Sorrisi, in Somalia come in Iraq, Afghanistan, Libia e non solo. “Il nostro ‘obbligo’ sia morale sia professionale è quello di dare continuità al nostro impegno. Abbiamo continuamente contatti con i medici locali; sto ad esempio seguendo personalmente pazienti in post operatorio, i colleghi da Mogadiscio mi aggiornano su Whatsapp e con email. In Iraq e in Afghanistan nel corso degli anni siamo riusciti a creare dei centri dedicati alla patologia chirurgica dei bambini, quindi il labbro leporino, palatoschisi, traumi, ustioni”, con l’obiettivo che una volta formati “i medici locali poi autonomamente continuino questo nostro impegno”.

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10 luglio 2019, 15:05