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Colombia, Álvarez Botero: impegno dei vescovi è dare forza al processo di pace

Conclusa l’Assemblea dei vescovi della Colombia, intervista di Vatican News al segretario generale della locale Conferenza episcopale, mons. Elkin Fernando Álvarez Botero. Il presule lancia l’allarme per la violenza delle bande criminali nelle zone dove la guerriglia o i paramilitari controllavano il traffico di droga

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Un impegno per una “economia sempre al servizio della dignità umana e del bene comune”, in un Paese dalla disuguaglianza “forte tra ricchi e poveri”, dove in maniera “molto lenta” procede la realizzazione degli accordi di pace, in cui persistono "l’ingiustizia sociale” e la “corruzione” e si assiste allo “sfruttamento non controllato delle risorse naturali”, che “dà ricchezza ad alcuni ma toglie possibilità di vita a tanti altri”. È quanto emerso dai lavori dell’Assemblea plenaria dei vescovi della Colombia, svoltisi dal 1° al 6 luglio a Bogotá sul tema “L’economia al servizio della dignità umana e del bene comune”, nelle parole di mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, segretario generale della locale Conferenza episcopale (Cec), appena rieletto (Ascolta l'intervista a mons. Álvarez Botero).

Leader sociali e difensori dei diritti umani

Nel quadro del centenario dell'incoronazione della Vergine del Rosario di Chiquinquirá, patrona della Colombia, i vescovi nei loro incontri si sono soffermati su un tema che “preoccupa molto”, quello dell’uccisione di leader sociali e difensori dei diritti umani: secondo i dati della Defensoría del Pueblo della Colombia, 172 persone sono state assassinate nel 2018. E tale violenza non si è fermata nemmeno nella prima parte del 2019 nei dipartimenti periferici del sud-ovest e della zona del Pacifico, nel nord del dipartimento dell’Antioquia, nella zona del Catatumbo, ai confini col Venezuela. “Ogni vescovo - evidenzia mons. Álvarez Botero - ha raccontato come nei propri territori questa sia una grande tragedia. Al contempo la Chiesa vuole puntare l’attenzione contro ogni tipo di violenza, perché sono molte le persone che ultimamente sono state assassinate per le azioni di bande criminali e altri gruppi dissidenti, che non sono entrati negli accordi di pace con la guerriglia. Noi vogliamo dire - ribadisce il vescovo ausiliare di Medellín - che la vita è sacra e che ogni vita deve essere rispettata, compresa quella dei leader sociali”. Per quanto riguarda la violenza delle bande criminali, il presule spiega come “soprattutto nelle grandi città” agiscano “gruppi armati nelle zone dove la guerriglia o i paramilitari controllavano il traffico di droga: ora detengono dunque questo commercio” illegale e “lo difendono con la violenza”.

Accordi di pace con le Farc

Secondo gli ultimi dati, sono 13 mila gli ex guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia, ora trasformatesi in partito politico) che hanno deposto le armi dopo l’accordo di pace del 2016, ma tanti altri mancano ancora all’appello. “La Chiesa - assicura il segretario generale della Conferenza episcopale colombiana - in questo momento offre il proprio aiuto affinché le zone dove si concentrano gli ex guerriglieri siano veramente dei luoghi in cui sia possibile tornare alla vita civile: affinché cioè questi ultimi possano essere reinseriti nella vita civile. Ma vogliamo anche dare a tutti la forza di essere pazienti nel costruire la pace, lavorando insieme, perché è un processo difficile. Gli accordi vanno avanti, ma con ritardo: perciò vogliamo dare forza a questo processo e - aggiunge - offrire il nostro aiuto per far sì che vengano rispettati”.

Stallo con l’Eln

Da mesi sono in fase di stallo i colloqui con l’altra guerriglia ancora attiva, l’Esercito di liberazione nazionale (Eln). Avviate dal precedente governo nel 2017, le trattative sono state sospese dal presidente Iván Duque dopo l’attentato del gennaio scorso alla Scuola nazionale della polizia a Bogotá, con un bilancio di 21 morti. “In questo momento - riferisce mons. Álvarez Botero – ci sono dei contatti, a cui partecipa anche qualche persona di Chiesa, per trovare punti in comune per andare avanti. Indubbiamente, la Colombia ha bisogno di continuare sulla via del dialogo. Ci sono dei problemi ma noi dobbiamo insistere nel realizzare la riconciliazione: questo è il grande messaggio che il Papa ci ha lasciato in occasione della sua visita di due anni fa. In ciò la Chiesa vuole essere ferma: ci impegneremo proprio nella missione della riconciliazione”. Anche come mediatori “se il governo e anche l’altra parte lo chiedessero: perché - precisa - per essere mediatori dobbiamo avere l’accettazione delle due parti”.

Situazione dei migranti

Proprio “a causa della guerriglia”, insieme ad altri fattori come “le tragedie naturali”, “la Colombia è il Paese del Sud America che ha più sfollati interni, soprattutto dalle campagne alle città: bisogna fare tanto per queste persone che hanno perso tutto”, riflette il vescovo, non dimenticando “la situazione dei migranti che vengono in Colombia dal Venezuela: arrivano alla frontiera, ricevono qualche aiuto umanitario di base e poi vanno nelle città. Le Chiese della zona, ma anche di tutto il Paese, cercano con ogni mezzo di portare cibo, ma ogni volta è più difficile. Ho sentito qualche vescovo di frontiera dire che ha raggiunto il limite massimo e non riesce a fare di più. Vediamo come andare avanti, ma c’è la volontà di farlo”. 

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12 luglio 2019, 13:13