Dossier della Caritas italiana “Vertici internazionali: servono veramente ai poveri?” e documento “Impegnarsi nell’Agenda 2030 nella prospettiva della Laudato si’” Dossier della Caritas italiana “Vertici internazionali: servono veramente ai poveri?” e documento “Impegnarsi nell’Agenda 2030 nella prospettiva della Laudato si’” 

Agenda 2030. Caritas: raccogliere anche sfide della Dottrina Sociale della Chiesa

Occorre un’azione interconnessa e uno sguardo complessivo, ricordando il primato dei diritti umani. A distanza di quattro anni dall’approvazione dell’Agenda 2030 da parte dei Paesi dell’Onu, la Caritas fa il punto in due documenti

Debora Donnini – Città del Vaticano

Con il dossier “Vertici internazionali: servono veramente ai poveri?”, Caritas italiana lancia oggi un appello perché si affrontino decisioni in grado di aiutare veramente i poveri. La riflessione viene fatta mentre è in corso, fino al 18 luglio, a New York l’annuale Forum politico di alto livello delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. A settembre sarà poi la stessa Assemblea generale dell’Onu a riflettere sui meccanismi di attuazione dell’Agenda. Sempre oggi diffuso anche il documento “Impegnarsi nell’Agenda 2030 nella prospettiva della Laudato si’”. Massimo Pallottino, che si occupa dell’Agenda 2030 per la Caritas, spiega nell'intervista dove puntino i due testi:

R. – Il primo documento mira a chiedersi a quale punto sia il processo internazionale di attuazione dell’Agenda 2030. Ci siamo chiesti: “la comunità globale, sta veramente progredendo in questa direzione?”. La risposta è: con qualche fatica si progredisce, ma la situazione non è buona, non ci sono grandissimi progressi nella lotta contro la povertà, contro le diseguaglianze e contro il cambiamento climatico. È necessario vedere questa Agenda veramente in maniera molto interconnessa. A volte si prende un obiettivo e si dice: stiamo progredendo sull’obiettivo uno, che è quello che riguarda la lotta contro la povertà, ma noi non possiamo staccare l’obiettivo uno da tutti gli altri, non possiamo lottare contro la povertà se non ci occupiamo allo stesso tempo del cambiamento climatico. Dobbiamo veramente avere un’Agenda unica, interconnessa, per tutti i Paesi del mondo. Dunque, è necessario veramente un rilancio dell’attenzione di tutto il pianeta sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Il secondo documento, invece, punta a mettere in relazione l’Agenda 2030 con la Dottrina Sociale della Chiesa. Ci basta l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile o c’è bisogno di qualcosa di più? La nostra conclusione in un documento che tra l’altro è scritto in collaborazione con moltissime Caritas del network internazionale di Caritas internationalis, è che l’Agenda 2030 è una prospettiva molto interessante, ma allo stesso tempo dobbiamo andare anche oltre; dobbiamo raccogliere tutte le sfide che ci pone la Dottrina Sociale della Chiesa e vedere le cose anche oltre l’Agenda 2030. Ogni capitolo in cui è diviso questo documento e che affronta un aspetto particolare, segnala quali sono le cose su cui dobbiamo veramente convergere sull’Agenda 2030 e le cose su cui è necessario andare un po’ oltre.

Un altro aspetto che voi avete rimarcato è di considerare sempre, di affermare sempre, il primato dei diritti umani. Questo primato è dunque il perno per poter affrontare efficacemente tutti gli altri temi, come anche politiche migratorie, la questione della produzione di armi, la pace, l’accesso all’acqua pulita, la crescita economica e così via?

R. - È fondamentale basarsi sul riconoscimento dei diritti umani e sul fatto che questi devono essere resi concreti, esigibili, soprattutto da parte delle comunità e delle persone più vulnerabili, più povere, che abitano il pianeta. Il quadro degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile è estremamente complesso: ci sono 17 obiettivi e 169 target o obiettivi specifici, che a volte sono in contraddizione tra di loro. Queste tensioni e queste contraddizioni non si possono risolvere se manca una lettura d’insieme, ovvero i diritti umani. Il rischio che c’è in questi vertici internazionali è quello di concentrarsi molto sulle questioni di dettaglio, sui singoli obiettivi, che pure sono necessari, importanti, ma perdere di vista un po’ il quadro di insieme.

Cosa manca secondo lei? Perché ancora non ci sono così grandi passi in avanti?

R. - Lo vediamo molto bene nel mondo di adesso, dove proporre un orizzonte multilaterale, un orizzonte in cui si lavora insieme per un obiettivo, viene sempre visto come un attentato alla sovranità nazionale, alla possibilità di decidere. Ma ci sono dei problemi che noi non possiamo risolvere da soli. Sono dei problemi che vanno affrontati e gestiti insieme. Pensiamo ai grandi problemi del cambiamento climatico: non ha praticamente senso fare una politica in un solo Paese se non si affrontano i meccanismi che producono questo cambiamento climatico. Ma anche, per venire più vicino a casa nostra, tutti i fenomeni migratori, che vanno affrontati insieme. Sono cose che toccano tutti. Allora, riproporre un orizzonte multilaterale è una cosa veramente importante.

Ascolta l'intervista a Massimo Pallottino

 

 

 

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17 luglio 2019, 14:18